Regia: S.Soderbergh
Sceneggiatura:Susannah Grant
Interpreti:Julia Roberts,Albert Finney,Aaron Eckhart
Usa 2000 Durata 130′

“Sesso, bugie e videotape e poi il nulla”: per anni questa frase è stata familiare ai cinefili: delusi dalle prove successive offerte da Soderbergh, talentuoso regista dei primi anni ’90, tornato ora alla ribalta planetaria grazie a Erin Brockovich, a lungo nella parte alta del tabellone nella classifica degli incassi Italia e Usa.
Farina dei suo sacco o merito della stracelebrata attrice hollywodiana Julia Roberts, ex-Pretty woman, qui più nelle vesti di “eroina da legal thriller”??
Semplice e immediato potrebbe essere optare per la seconda ipotesi, però è possibile, guardando il film con attenzione, leggere delle scelte registiche autoriali che sono oltre gli schemi hollywodiani che spesso finiscono col fare della “regia assente” un proprio principio.

Due volte divorziata e madre di tre bambini, a corto di denaro, senza lavoro e senza alcuna prospettiva per il futuro, Erin Brockovich “costringe” il proprio avvocato, Ed Masry, di assumerla nel suo studio legale. Un giorno, incuriosita da alcuni incartamenti, inizia ad indagare su un gravissimo caso di contaminazione delle acque a danno di un’intera comunità: le conseguenze per la salute degli abitanti sono gravissime. Qui inizia una battaglia per difendere i loro diritti.
Soderbergh è riuscito a trasformare la diva Julia Roberts in un’attrice abbastanza completa, brava e simpatica (nonché di indubbia “presenza”…), e più matura. Una donna forte, vera, con problemi reali non poteva essere rappresentata da una stella troppo patinata, come Meg Ryano troppo ragazza della porta accanto, come S.Bullock.
Una donna dunque, assistente di uno studio legale e madre insieme; il personaggio è ben riuscito e incisivo nel primo ruolo, assai poco versosimile nel secondo, molto più raffazzonato e inverosimile attorialmente: addirittura patetico il personaggio del convivente “alternativo”, da B-movie.

Erin vorrebbe apparire come il prototipo di un moderno antieroe di sesso femminile, disincantata ma non cinica, forte, emancipata, disinibita ma anche dolce all’occorrenza. Tutto questo è presente nel film, ma solo a tratti, e rimane solo nelle belle intenzioni del regista; il ribaltamento dei ruoli, ad esempio, tra uomo e donna in famiglia è presentato in maniera schematica e stereotipata: diamo atto a questo film di aver provato a fare un certro tipo di cinema “graffiante”, non sempre presente nel panorama di Hollywood: la rivoluzione “femminile” al cinema, però, passa per altre strade più convincenti (si veda Rosetta dei Dardenne o il mitico Thelma e Louise).
Nota: forse non tutti sanno che ci sono delle innegabili somiglianze fisiche tra la Roberts e la “vera” Erin Brockovich (non si dimentichi che il film è tratto da una storia vera); quest’ultima ha accettato un cameo all’inizio del film, quando la Erin “Roberts”e i suoi tre bambini mangiano ad una tavola calda. Indovinate chi è la cameriera?

Vito Casale