Scheda film
Regia: Nick Murphy
Soggetto e Sceneggiatura: Nick Murphy, Stephen Volk
Fotografia: Eduard Grau
Montaggio: Victoria Boydell
Scenografie: Jon Henson
Costumi: Caroline Harris
Musiche: Daniel Pemberton
G.B., 2011 – Horror/Thriller – Durata: 107′
Cast: Rebecca Hall, Dominic West, Imelda Staunton, Lucy Cohu, John Shrapnel, Diana Kent, Richard Durden
Uscita: 2 Dicembre 2011
A un certo punto
A un certo punto Rebecca Hall si volta verso la macchina da presa e, nel suo sguardo, scorgiamo un accenno della follia di Shelley Duvall nel capolavoro kubrickiano Shining.
E l’unico momento davvero memorabile di un film che a buona ragione può essere definito ordinario. Trattasi infatti di un prodotto di buona fattura ma che sconta il difetto della prevedibilità, il che in una vicenda thrilling (più che orrorifica) non può che andare a discapito della resa generale dell’opera.
La ghost story riprende suggestioni sia dal filone del cinema di fantasmi giapponesi (The Eye, The Grudge, ecc.) sia l’ambientazione claustrofobica del succitato Shining (modello ovviamente irraggiungibile) sia colpi di scena che ricordano molto da vicino Il Sesto Senso. Ma trattasi di un film inglese ed in costume, con tutte le convenzioni che comporta a livello di messa in scena, costumi, e modelli di società rigidamente aristocratica.
Rispetto all’effimero Vicky Cristina Barcelona, la protagonista Rebecca Hall dimostra di avere oltre che un certo fascino anche discreto talento, ma il vero asso nella manica del film è la governatrice/tata/padrona di casa Imelda Staunton, che proviene dal cinema “impegnato” di Mike Leigh e che, calata in un contesto fantastico, crea non poche suggestioni. Poi il film si apre anche ad una vicenda amorosa che appare abbastanza fuorviante, per far convogliare la vicenda delle apparizioni del bambino in una riemersione di ricordi della protagonista, rivelatesi in un finale decisamente intrigante, che risolleva le sorti di una pellicola decisamente convenzionale.
A livello registico, invece, vi si legge un tentativo di riappropriazione di taluni stilemi dell’horror gotico “à la Hammer”, ma il regista non possiede né la visionarietà di un Fisher né soprattutto gode dell’aiuto di un valido direttore della fotografia; quella capacità di creare le atmosfere quasi da “foglio di carta ingiallito” dei mitici film della casa di produzione inglese cede qui il passo ad una messa in scena troppo realistica, seppure di indubbio fascino per l’ambientazione, quasi esclusivamente negli interni della villa adibita a collegio.
Voto: * * *
Mauro Tagliabue