Scheda film

Regia e Musiche: Julie Delpy
Soggetto e Sceneggiatura: Julie Delpy e Alexia Landeau, con la partecipazione di Alexandre Nahon
Fotografia: Lubomir Bakchev
Montaggio: Julie Brenta e Isabelle Devnick
Scenografie: Judy Rhee
Costumi: Rebecca Hofherr
Suono: Jean-Francois Hertsens e Cedrik Lauzon
Francia/Germania/Belgio, 2012 – Commedia – Durata: 96′
Cast: Julie Delpy, Chris Rock, Albert Delpy, Alexia Landeau, Alexandre Nahon, Kate Burto, Dylan Baker
Uscita: 9 gennaio 2014
Distribuzione: Officine Ubu

Sale: 30

 Vive la France

Marion, artista francese, e Mingus , conduttore radiofonico, vivono felici a New York con due figli avuti da precedenti relazioni. In occasione della prima mostra fotografica di Marion, il buffo padre vedovo, la sorella ninfomane e il suo imbarazzante fidanzato sbarcano dalla Francia e innescano una rivoluzione famigliare che non lascerà indenne nessuno.
Di Due Giorni A New York, ultimo lavoro della regista e attrice francese Julie Delpy e sequel del precedente Due Giorni A Parigi, non si può certamente dire che non sia divertente: i tempi comici e le situazioni paradossali ci trascinano in un’ora e mezza dove ridere, e anche di gusto, è quasi inevitabile. Il problema purtroppo sono i contenuti, che non essendo abbastanza solidi strasformano questo lungometraggio solo in una sequela di trovate comiche efficaci, ben lontano però dalla struttura che può definire una buona commedia.
Questa carenza drammaturgica è in parte dovuta al cercare la fonte della comicità del film in luoghi comuni piuttosto abusati, come il delineare i francesi come gente sboccata esisbizionista e sporca, scelta per altro piuttosto sorprendente da parte della Delpy, che è francese di nascita e dunque questa ingenerosa descrizione del suo popolo lascia un po’ perplessi, anche perchè ci riconduce a quelle commedie che saccheggiano le credenze popolari per creare facili consensi tra il pubblico, ma che in realtà non fanno altro che riproporre modelli narrativi presi dalle commedie nate negli anni 60.
Due giorni a New York si conferma un film a due velocità: le ambientazioni, la musica e la storia personale della protagonista, che incarna la tipica abitante della grande città alla presa con le proprie nevrosi e i propri conflitti morali, si rifanno ad una cinematografia che si ispira molto alla sottile ironia dei film di Woody Allen, ma il lasciar scivolare il centro di quest’opera verso degli stereotipi fin troppo evidenti (non si vedevano dei luoghi comuni così esagerati dai tempi di Mangia Prega Ama) non può essere giustificato neanche dal voler cercare di raffigurare uno scontro di civiltà, quindi un fine prettamente sociologico, dato che il pressapochismo in questo caso rende vano anche quello che di buono può essere prodotto in un’opera. Ridere di gusto va benissimo, ma l’ideale sarebbe ridere attraverso (e grazie a) gli attori e non ridere degli attori. 

Voto: 6

Mario Blaconà