Commedia sociale di costume quest’opera, che ha avuto un significativo successo negli “states”.
In effetti il tema del titolo è un argomento molto più diffuso di quanto si pensi.
Oltre ad esserci persone che a 40 “non l’hanno mai fatto”, ci sono persone che “diventano vergini”, nel senso che si può raggiungere un’aridità emotiva e sessuale, fatta di mancanza di stimoli e d’amore che porta le persone a rinchiudersi nella propria indole ed a rifugiarsi nei propri miti dell’infanzia, videogiochi e altro (tutte cose positive, ma che l’adulta necessita di viverle in un modo più maturo).
In effetti la verginità, da un certo punto di vista, si perde con l’amore; non a caso si è molto più timorosi di fare del sesso con una persona a cui teniamo che con una sconosciuta/o; chiaramente vi è un coinvolgimento differente. Non basta fare sesso per perdere la verginità, ma il nostro buon Andy è un alienato totale: ci ha provato da ragazzo e da giovincello, ma gliene sono capitate di tutti i colori; ragazze “malate”, “strane” con “pericolosi” apparecchi dentali, e poi ubriache depresse ed esaltate.
Il film scivola con qualche gag divertente e qualche battuta non riuscita del tutto, forse non tradotta bene nel doppiaggio italiano. Gli attori sono bravini e credibili, anche le “facce” sono molto azzeccate nei rispettivi ruoli. Il protagonista maschile è adeguato nel farci vedere come sia innaturale per lui simulare un comportamento che non gli è naturale o adeguato, sia in amore, negli approcci, che nelle altre occasioni di vita sociale: colleziona super-eroi, lavora in un megastore tecnologico, sempre un po’ appartato, gira in bicicletta come un adolescente o un ragazzino…
La morale è “carina”: chi ha tante donne in realtà spesso risponde solo ad un istinto di insicurezza oppure può averne tante per non apprezzarne davvero nessuna, e chi invece ha il cuore spezzato non sempre rimargina del tutto le ferite, e l’amore diventa per lui come un albero tagliato dal quale si propagano tanti ceppi dalla sua sezione, ma nessuno potrà mai diventare l’ “albero” che era stato. Non “trovare” donne può significare anche ripararsi da quella o da quelle sbagliate, che lasceranno cicatrici nell’anima, che forse condizioneranno male i propri istinti e la propria esistenza. Non trovare donne può voler dire libertà di crescere, di fare esperienze, di rispondere a se stesso ed ai propri istinti di “mascolina” esplorazione del mondo, dove un vincolo con una donna può rappresentare un notevole “motore” nel proprio io, ma è anche vero che le responsabilità familiari e relazionali riconducono ad una strada segnata, da seguire.
Aspettare può far maturare e scoprire tante cose, per poi capire che la lunga attesa era giusta, e magari ciò può essere ben giustificato da una donna che ai vostri occhi è meravigliosa.
Azzeccata la metafora del film: Andy colleziona supereroi di plastica che avranno un grande valore proprio perché tenuti nella loro confezione originale e non “sverginati”, per questo saranno più richiesti dai collezionisti e consentiranno all’imbranato protagonista di realizzare una vendita con la complicità dell’amata donna, la quale gli consentirà così di aprire un negozio di stereo tutto per sé (e per loro).
Così può essere anche per ognuno: se la vita ti “preserva”, magari chissà, può essere che acquisti più valore; la precocità, da che mondo e mondo, è stata sempre la strada per invecchiare prima e non porta mai alla felicità.
Gino Pitaro newfilm@interfree.it