Il film si ispira ad una storia vera; un improvviso incidente disperde otto cani da slitta nell’Antartide, dove dovranno lottare per la sopravvivenza in un ambiente selvaggio e glaciale, mentre un gruppo di esploratori intraprende una missione di salvataggio… Un’avventura emozionante che vede 8 incredibili cani protagonisti di una storia di solidarietà e amicizia. 

Le regioni più fredde, ventose e selvagge del pianeta fanno da sfondo a un racconto avvincente, ispirato ad una sorprendente vicenda realmente accaduta, in cui si intrecciano amicizia, lealtà, tenacia e speranza. Un gruppo di uomini e di cani è protagonista di una delle più incredibili storie di sopravvivenza di tutti i tempi. Ambientato nell’Antartide coperta di ghiacci e battuta dalle tempeste, 8 AMICI DA SALVARE narra l’emozionante avventura di 8 cani bloccati in una delle zone più impervie del mondo e dell’uomo che non si è fermato davanti a nulla pur di riportare a casa i suoi fedeli amici.
Il terribile inverno antartico è appena iniziato quando una squadra di intrepidi esploratori e scienziati impegnata in una missione di ricerca – la guida e musher Jerry Shepard (PAUL WALKER), il suo miglior amico e cartografo Cooper (JASON BIGGS) e il burbero geologo Davis (BRUCE GREENWOOD) – riesce a sfuggire ad un incidente mortale grazie all’abilità degli otto husky che trainano la loro slitta. Costretti a interrompere la missione, gli uomini devono lasciarsi alle spalle anche gli amati cani, ripromettendosi di tornare a salvarli. L’approssimarsi della tempesta del secolo, però, stravolge i loro progetti: nessun mezzo di trasporto è in grado di raggiungere la zona in cui gli husky sono rimasti bloccati. E mentre i cani intelligenti e coraggiosi – tra cui Maya, il nobile capo della muta, l’esuberante e ribelle Shorty e il giovane Max destinato a diventare un leader – lottano per sopravvivere a uno degli inverni più rigidi che il pianeta ricordi, Jerry non riesce a darsi pace e organizza una missione di salvataggio apparentemente impossibile, aiutato da Katie (MOON BLOODGOOD), bella e audace pilota di Piper.

Legati da un fortissimo sentimento d’amicizia, uomini e cani sono i protagonisti di un’avventura all’insegna del coraggio, della lotta per la sopravvivenza e della volontà di non arrendersi al destino in una regione tanto spettacolare quanto pericolosa.

Walt Disney Pictures presenta 8 AMICI DA SALVARE, in collaborazione con Spyglass Entertainment, diretto da Frank Marshall, che ha al suo attivo colossal d’avventura come “Alive – Sopravvissuti” e “Congo” e ha prodotto alcuni tra i più celebri film degli ultimi anni, tra cui “I predatori dell’arca perduta”, “Bourne Supremacy”, “Seabiscuit – Un mito senza tempo” e “The Sixth Sense – Il sesto senso”. La sceneggiatura di David DiGilio è ispirata a una vicenda realmente accaduta nel 1957, su cui si era già basato il film giapponese “Nankyoku Monogatari” (Antarctica). Il film è prodotto da David Hoberman e Patrick Crowley. Todd Lieberman, Masaru Kakutani (produttore dell’originale giapponese), Frank Marshall, Christine Iso, Roy Lee, Gary Barber e Roger Birnbaum sono i produttori esecutivi.

Per riportare sullo schermo la maestosa bellezza dell’inverno antartico e lo strenuo coraggio dei cani protagonisti della vicenda, la produzione si è avvalsa della collaborazione del direttore della fotografia Don Burgess (“The Polar Express”, “Spider-Man”) già candidato all’Oscar®, del montatore Christopher Rouse (“The Bourne Supremacy”, “The Italian Job”), dello scenografo John Willett (“Miracle”) e dell’addestratore di animali Mike Alexander (“La fabbrica di cioccolato”, “Una scatenata dozzina”) che si è occupato dello speciale addestramento dei cani di scena.

L’AVVENTURA NELL’ANTARTIDE:

8 AMICI DA SALVARE È ISPIRATO A UN’INCREDIBILE STORIA REALMENTE ACCADUTA

Quando, molti anni fa, il produttore David Hoberman ha scoperto il film giapponese “Nankyoku Monogatari” (Antarctica, 1983), è stato colpito e commosso dalla storia della muta di cani bloccata tra i ghiacci e dei loro amici uomini che si rifiutarono di abbandonarli a un tragico destino. Il film, caratterizzato da uno stile narrativo avvincente e dall’emozionante evocazione dell’incrollabile volontà di sopravvivenza, ha sbancato i botteghini del Giappone e ha detenuto il record d’incassi per più di dieci anni. Come i grandi classici d’avventura, il film era “al tempo stesso emozionante, ricco di suspense e avvincente.” Convinto che i temi di fondo della vicenda meritavano di essere proposti a un numero molto più elevato di spettatori, Hoberman ha immaginato un’avventura dai toni meno forti, diretta a un pubblico composto da famiglie, che sottolineasse con più forza il legame tra amicizia e lotta per la sopravvivenza.

Il film mi ha colpito molto non solo per l’intensità dell’azione ma anche per la forza dei temi trattati, l’amicizia, il senso di responsabilità e il trionfo dello spirito indomabile”, afferma Hoberman. “Per anni ho cercato di sviluppare il progetto fino a quando un dirigente della Disney, che aveva visto il film giapponese e provato le stesse emozioni, ha deciso di acquistarne i diritti.”

David DiGilio, un giovane autore che fa parte del programma New Writers della Disney ed egli stesso amante della natura e della vita all’aria aperta, è stato incaricato di scrivere una prima bozza della sceneggiatura. DiGilio stentava a credere alla propria fortuna: avere l’opportunità di raccontare un’avventura così emozionante e per di più basata su una storia vera!

Mi sono subito innamorato della storia”, afferma lo sceneggiatore. “Adoro la vita all’aria aperta, amo i cani e ho pensato che dalla combinazione di questi due elementi poteva nascere una storia cinematografica perfetta. Trovavo interessante anche l’idea di indagare a fondo sul tema dell’amicizia che lega uomini e cani. Il film dimostra come persone con storie diverse alle spalle possano unire le forze e trovare un terreno d’intesa comune se devono affrontare una particolare avversità. Se un gruppo di persone con caratteri complessi è coinvolto in una situazione estrema l’amicizia è la sola chiave di sopravvivenza.

Dopo aver studiato la turbolenta storia dell’esplorazione dell’Antartico, DiGilio ha ambientato la vicenda nel 1993, l’ultimo anno in cui fu consentito ai cani da slitta di lavorare nella regione (a dispetto del fatto che i cani avessero fatto parte di importanti spedizioni, si decise di escluderli per proteggere le foche da una patologia grave che si trasmette tra animali). Basandosi sulle numerose ricerche di meteoriti millenari condotte in Antartide, l’autore ha quindi immaginato una missione scientifica in cui fossero coinvolti quattro personaggi piuttosto particolari: Jerry, uomo orgoglioso della propria indipendenza che ha nella muta di cani la sua unica famiglia, il brusco Davis che mira dritto allo scopo e che vuole soltanto dimenticare la conclusione tragica della loro spedizione, il simpatico Cooper, che sdrammatizza le dure condizioni di vita nell’Antartico buio e ricoperto di ghiacci con le sue battute di spirito e la forte Katie, pilota di Piper che aiuta Jerry a portare a termine l’audace missione di salvataggio dei cani.

DiGilio, inoltre, ha avuto il coraggio di inserire uno spunto narrativo fantasioso: far assurgere a ruolo di protagonisti anche i cani – animati dagli identici sentimenti di amicizia, lealtà e coraggio – al punto che la loro vicenda occupa una gran parte del film. Lo sceneggiatore ha potuto così analizzare il linguaggio, la struttura sociale e la dimensione spirituale del mondo dei cani da una prospettiva insolita. Sebbene sapesse già quanto possa essere bello e sorprendente essere amico di un cane (ne possiede uno), DiGilio si è divertito molto a studiare il comportamento canino e il modo in cui il rapporto tra uomini e cani si è evoluto nel tempo. Il suo obiettivo era quello di riuscire a rendere plausibile l’avventura di 8 husky che lottano per sopravvivere e per ricongiungersi ai loro amici uomini.

Non tutti sanno che gli uomini e i cani hanno un rapporto privilegiato da più di 14.000 anni. Certo, chi ama i cani, ne ha un’esperienza diretta. Il legame che ci unisce a loro ha un che di primitivo nella sua forza e purezza. Siamo davanti a una comprensione profonda e a un amore incondizionato”, spiega lo sceneggiatore. “In effetti, mi sono divertito molto a scrivere una storia con protagonisti a quattro zampe. Penso che chiunque abbia un cane finisce col considerarlo più simile a un essere umano che non a un animale. Grazie a 8 AMICI DA SALVARE ho avuto la possibilità di analizzare gli aspetti più sorprendenti della personalità canina e le dinamiche di una muta. Si tratta di cani addomesticati, costretti a ricorrere ai loro istinti primigeni quando si ritrovano soli in mezzo alla tempesta. Molte storie affrontano il tema dell’uomo che lotta contro le forze della natura, e questo aspetto è presente anche nel nostro film, ma in questo caso siamo andati oltre e abbiamo pensato a una situazione estrema in cui la natura si ritrova a combattere contro la natura. È affascinante vedere come i cani reagiscono e si adeguano all’ambiente ostile in cui rimangono bloccati.

Costretta a lottare per sopravvivere nelle condizioni più impervie immaginabili, la muta di cani mette in atto una strategia di collaborazione e accetta di seguire un nuovo capo: Max, considerato da tutti il più timido e docile del gruppo, dà prova di possedere la forza e le doti di un leader.

Sotto il profilo emotivo, la storia di Max è affine a quella di Jerry”, osserva DiGilio. “All’inizio del film Max ha un ruolo secondario ma nel corso dell’avventura si trasforma, imparando ad assumersi le responsabilità che competono a un vero capo. Jerry è un’ottima guida ma la tragica vicenda lo costringe e prendere atto del fatto che la maturità di un uomo si misura anche dalla sua capacità di accettare l’aiuto degli altri. In entrambi i casi, i protagonisti affrontano un processo di crescita interiore che porta alla luce le loro potenzialità inespresse.

L’ambiziosa sceneggiatura di DiGilio avrebbe potuto essere liquidata come una bella idea di difficile realizzazione se non fosse finita tra le mani di uno dei più coraggiosi cineasti di Hollywood, Frank Marshall. Marshall è rimasto profondamente colpito dalla sceneggiatura e, ignorando persino che fosse basata su una vicenda realmente accaduta, ha pensato che fosse un perfetto esempio di come le storie d’avventura esaltino sentimenti come il coraggio, l’amicizia e lo spirito di sacrificio.

In 8 AMICI DA SALVARE non c’era un solo elemento narrativo che non mi emozionasse”, afferma Marshall. “Amo l’avventura, i cani, la natura in tutte le sue manifestazioni, le storie che parlano di speranza e di sopravvivenza, ma soprattutto amo le imprese difficili. Sapete perché sono stato subito entusiasta del progetto?”, prosegue Marshall, “sono sempre stato affascinato dalla forza dello spirito, quella volontà che spinge ogni uomo a resistere e a continuare a vivere persino nelle condizioni più ardue. 8 AMICI DA SALVARE racconta l’avventura di uomini comuni che si trovano ad affrontare una situazione eccezionale che richiede il loro massimo impegno. E poi c’è la storia straordinaria della lotta per la sopravvivenza dei cani, una sorta di famiglia che unisce le forze per superare difficoltà quasi insormontabili. Anche per gli uomini l’avventura si trasforma in una sorta di viaggio esistenziale: alla fine, Jerry Shepard è un uomo più maturo che ha scoperto l’importanza di certi valori, mentre Davis capisce che nella vita c’è molto altro oltre alla ricerca. Il tutto raccontato con toni e immagini di grande suggestione.

L’interesse di Marshall per il progetto è aumentato quando è venuto a conoscenza della sfortunata spedizione giapponese del 1957 e del film di successo che l’aveva raccontata. Ha incontrato Masaru Kakutani, il produttore del film giapponese “Antarctica”, che gli ha raccontato i suoi emozionanti incontri con i protagonisti reali della spedizione. In seguito, ha contatto la sua vecchia amica Susan Butcher, vincitrice di quattro edizioni della gara di cani da slitta più importante del mondo, l’Iditarod, per avere più informazioni sulla vita, le dinamiche psicologiche e le straordinarie capacità degli husky. “Susan mi ha spiegato le strategie di sopravvivenza messe in atto dai cani di una muta”, osserva Marshall. “Mi ha fornito un aiuto prezioso per l’autenticità della nostra storia.

Durante questa prima fase di ricerche, Marshall si è reso conto di quale sarebbe stato l’aspetto più impegnativo del progetto: ricreare la maestosità, il glaciale splendore e le condizioni climatiche estreme dell’Antartide in location difficili come la città di Smithers, nella parte settentrionale della Columbia Britannica, o l’isola fredda, buia e scarsamente popolata della Groenlandia.

8 AMICI DA SALVARE si pone sullo stesso livello delle produzioni più complesse a cui abbia mai preso parte”, spiega il regista. “Abbiamo girato ‘I predatori dell’arca perduta’ in mezzo al deserto del Sahara e ci siamo ritrovati bloccati su un ghiacciaio a 3.000 metri d’altezza per ‘Alive – Sopravvissuti’. Stavolta, però, è stato davvero incredibile. È stata un’esperienza molto gratificante perché tutto ha funzionato a meraviglia: bravissimi gli interpreti, fantastici i cani, bellissime le località. Tutti si sono impegnati al massimo, trovando grande ispirazione in questa splendida storia che racconta di un gruppo di uomini e dei loro amici cani che trionfano sul destino avverso.