Scheda film
(Tr. lett.: 800 pallottole)
Regia: Alex De La Iglesia
Soggetto e Sceneggiatura: Jorge Guerricaechevarría, Alex De La Iglesia
Fotografia: Flavio Martínez Labiano
Montaggio: Alejandro Lázaro
Scenografie: José Luis Arrizabalaga,
Costumi: Paco Delgado
Musica: Roque Baños
Spagna, 2002 – Azione – Durata: 124′
Cast: Sancho Gracia, Ángel de Andrés López, Carmen Maura, Eusebio Poncela, Luis Castro, Manuel Tallafé
Uscita nel paese d’origine: 18 ottobre 2002
Per un pugno di pallottole
Che c’entra Clint Eastwood con Alex De La Iglesia? Più di quanto potreste immaginare.
L’autore americano nel 1992 con Gli spietati aveva celebrato la morte del Western. Stavolta il regista spagnolo proclama addirittura la morte della morte del genere (che in fondo è una resurrezione, no?), raccontando la storia di Julián Torralba, una controfigura degli spaghetti western nel deserto d’Almeria che ai giorni nostri continua, malgrado l’età non più giovane, a fare spettacoli a tema per i turisti. Vive in un vecchio villaggio western fantoccio, ma la sua è una vitaccia: suo figlio è morto anni prima durante una scena d’azione e la famiglia l’ha abbandonato. Un giorno il nipotino Carlos scappa dalla gita scolastica per andare a conoscerlo e la nuora (una fiammante e quasi inflessibile Carmen Maura), sulle tracce del figlioletto, deciderà di rendergli la vita impossibile, cercando di cacciarlo da quel suo ultimo rifugio. Inutile dire che quelle pistole ormai da troppo tempo caricate a salve, torneranno a sparare pallottole vere.
Sì, direte, ma il caro vecchio Clint? Julián ha sempre sostenuto di aver recitato in numerose pellicole, ma il suo scopo effettivamente era non farsi vedere né riconoscere, quindi è difficile trovare una prova vera e credergli.
De La Iglesia, in questo suo altro lungometraggio incredibilmente inedito da noi (il cui recupero è forse ancora pensabile), girato dopo il bellissimo Muertos de risa, in mezzo ai quali ha firmato il meno riuscito La comunidad, realizza un’opera curiosa, tra vintage e contemporaneo, in un intenso omaggio e una strenua difesa del passato. Fin dall’inizio i titoli richiamano i film di Sergio Leone, con le musiche “prese in prestito” direttamente da Il buono, il brutto, il cattivo. Anche il protagonista Sancho Gracia, nominato al Goya 2003 per questa intepretazione, ha recitato in alcune di quelle pellicole qui celebrate, tra cui il famigerato e celebre Se sei vivo spara di Giuli Questi.
Bene, e l’amato Eastwood?! Julián ha spesso insistito di averlo conosciuto, di essere suo amico e di averne anche il numero di telefono. Ma, quando lo chiamerà, per rendersi credibile agli occhi del nipote, non sarà in casa.
Il regista spagnolo abbandona stavolta i complicati intrighi del caso e dell’animo umano, le inquadrature complesse ed elaborate e le musiche gotiche. Un ampio uso di steadycam lo aiuta invece a condurre questo racconto che insieme riunisce i principali topoi dello spaghetti western: lo straniero che arriva nel villaggio portando scompiglio, la lotta tra due fazioni per qualcosa di prezioso, il tradimento, la vendetta, il duello. Qualche lungaggine c’è, qualche passaggio non è troppo chiaro, ma l’epica del racconto è tenuta ben salda e cresce fino al suo apice finale, quando arriva anche Clint Eastwood. Non è lui in persona (benché fortemente voluto da De La Iglesia, non potè perché stava lavorando alla produzione di Mystic river) bensì una figura con il volto in ombra, che svela la sua amicizia con Julian. Così, volendo o no, è elevato per sempre al mito che fu: lo straniero senza nome.
RARISSIMO perché… il genere western è forse davvero morto?!
Note: il film non è MAI uscito in Italia; il DVD internazionale può essere acquistato QUI.
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti