Scheda film
(Tr. Lett.: 99 franchi)
Regia: Jan Kounen
Soggetto: dal romanzo di Frédéric Beigbeder
Sceneggiatura: Nicolas Charlet, Bruno Lavaine, Jan Kounen
Fotografia: David Ungaro
Montaggio: Anny Danché
Scenografie: Michel Barthélemy
Costumi: Chattoune
Musiche: Jean-Jacques Hertz, François Roy
Francia, 2007 – Grottesco – Durata: 100′
Cast: Jean Dujardin, Jocelyn Quivrin, Patrick Mille, Vahina Giocante, Elisa Tovati, Nicolas Marié, Dominique Bettenfeld
Uscita nel paese d’origine: 26 settembre 2007
Pericolo pubblic(itari)o
“Tutto è provvisorio: l’amore, l’arte, il pianeta Terra, voi, io”.
Il film alla fine non lo spiega, ma quel “99”, invece di 100, è l’anima del commercio. Una sottile strategia di marketing per cui il consumatore vedrà il bicchiere sempre mezzo vuoto e per una moneta in meno sarà convinto nel suo inconscio di aver pagato per il genere acquistato un prezzo di gran lunga inferiore.
Tratto dal libro omonimo ed autobiografico scritto dall’ex-pubblicitario Frédéric Beigbeder nel 2000 e che da noi fu tradotto da Feltrinelli, ancora all’epoca del vecchio conio, “26.900 lire”, il film di Jan Kounen racconta la storia di Octave Parengo (Jean Dujardin), creativo di successo, che lavora per una grossa agenzia e la cui vita è fatta di droghe ed altri eccessi. Immaturo come ogni artista (del suo rango), non riesce a portare avanti la relazione con la collega Sophie (Vahina Giocante) proprio nel momento in cui gli si rivela incinta. Stanco ormai del suo impiego, cercherà di dirgli addio compiendo una feroce vendetta…
Se già allora l’operazione dello scrittore Beigbeder poteva definirsi discutibile o comunque una montatura – quanto può essere credibile la “denuncia” di un pubblicitario che lascia il proprio datore di lavoro perché stanco, ma avendo un conto bancario con parecchi zeri? – il film di Jan Kounen, noto anche da noi per le opere estreme e trasgressive, già solo per la sua mano non smentisce i dubbi originari. Sotto la spinta del suo talento visivo, la pellicola è letteralmente un caleidoscopio di immagini tra il surreale e l’iconoclasta, tra il grottesco ed il visionario ed a tratti di dubbio gusto, che rischia di disorientare lo spettatore più che orientarlo verso la ribellione o comunque un consumo critico. Non manca di trovate azzeccate, come il regista italiano o il simbolico yogurt oggetto di promozione, anzi, ne ha da vendere per altre dieci opere, ma il ritmo costantemente elevato, pur oscillante tra quello naturalmente frenetico di una pubblicità e qualche momento più tradizionalmente narrativo, rischia di non far arrivare lo spettatore alla fine. Utilizzando pure sequenze in animazione tradizionale per sostituire e stemperare la violenza delle immagini che sarebbero dovute essere mostrate, Kounen rischia di farsi prendere troppo la mano nel doppio finale, diventando meta-cinematografico e promuovendo lo spettatore ad esaminatore di una preview e quindi giudice di quale possa essere la migliore conclusione della storia, trasformandolo così da vittima in carnefice. Il problema è che nessuno dei due finali risulta soddisfacente, anche se il primo è senz’altro il più plausibile, mentre il secondo, più onirico e beffardo, risulta troppo concitato ed affrettato, finendo poi per cortocircuitare col precedente e sembrando solo l’ultimo sogno del protagonista.
Ed alla fine le didascalie in chiusura, che illustrano l’ingente ammontare delle spese in pubblicità nel mondo e quanto solo una piccola percentuale di queste potrebbero contribuire a risolvere la fame sulla terra, dopo poco più di novantanove minuti di spettacolo roboante suonano false come lo sbandierato impegno civile di un noto attore che si presta a spot per una multinazionale del caffè senza tanti scrupoli.
Jean Dujardin, che il resto del mondo avrebbe scoperto qualche anno dopo con The artist, è un (in)credibile Octave, cui dona una perfetta faccia da schiaffi, pur non essendo servito da un copione e da una regia validi fino in fondo.
99 francs è così niente più di una sfrenata corsa sulle montagne russe, su un percorso circolare e ripetitivo, senza alcuna via d’uscita, che si conclude solo per uno stop temporale, peraltro ribadito, dopo i titoli di coda, dal primo e pionieristico spot di un detersivo dell’epoca Lumière.
“Tutto si compra: l’amore, l’arte, il pianeta Terra, voi, io”.
Rarissimo perché… meglio tenere nascosta una critica, benché imperfetta, al sistema pubblicitario.
Note: il film non è uscito MAI in Italia; le varie versioni del DVD possono essere acquistate QUI.
Voto: * * *
Paolo Dallimonti