Un film un po’ “italiano” l’ultima opera di Anthony Minghella, pluripremiato regista del “Paziente inglese”, è ambientato in Italia negli anni ’50 e sprizza amore per il nostro paese da ogni angolo: da Ischia a Napoli, da Roma a Venezia, le immagini scorrono come in una sorta di viaggio turistico “all-included” con la partecipazione volti noti dalle nostre parti come Stefania Rocca (che a breve vedremo in “Pene d’amor perduto”), Sergio Rubini , Ivano Marescotti e Rosario Fiorello(?!) impegnato in una sorta di karaoke hollywodiano coi due protagonisti Jude Law(Dickie) e Matt Damon (Ripley del titolo) di “Tu vuò fà l’americano”. Il nostro paese è rappresentato è però rappresentato in modo folcloristico, un po’ troppo macchiettistico.
Veniamo alla trama: Ripley, una sorta di giovane “senza qualità” del ‘900 (o meglio “talento”), in viaggio in Italia per riportare a casa Dickie, ragazzo scapestrato(su richiesta del padre), entra troppo nella parte e finisce con l’infilarsi in una spirale di violenza senza fine; arriva addirittura a sostituirsi al ricco rampollo: ingannerà tutti ma non la fidanzata di lui (una G.Paltrow su di giri). Il film è tratto da un romanzo di P.Higsmith ed è il remake di un film del 1959 Delitto in pieno sole, con A.Delon. Storia di amori impossibili e di interiorità nascoste, segna un passo avanti del regista (ex-scrittore, e si vede dallo stile) rispetto al “Paziente inglese”: grande attenzione alla fotografia e al paesaggio ma anche maggiore attenzione alla costruzione dei personaggi, spesso in buona vena (su tutti Matt Damon, candidato all’Oscar). Il destino beffardo ha voluto che questo buon film, candidato a 5 oscar, non sia riuscito a vincerne neppure uno; l’altro, più modesto (si salvava come recitazione la Binoche), ma di effetto immediato, ne ha vinti addirittura 9…una conferma dell’equazione: qualità=scarso interesse agli Oscar?
Vito Casale