RECENSIONE N.1
Un ottimo film, non un’esperienza sconvolgente, non una rivoluzione cinematografica, ma un ottimo intrattenimento. Si tratta sostanzialmente di fantascienza con un sub-plot giallo parecchio posticcio; ma il cuore del film è il rapporto padre-figlio. Trattandosi di un prodotto medio non evita sempre il sentimentalismo ma c’è abbastanza autentico sentimento per toccare chiunque abbia avuto un rapporto stretto con suo padre o lo abbia perso prematuramente.
Grazie ad una intensa attività solare (oh, già, si, certo) John Sullivan (Jim Caziviel, che diventerà una star) nel 1999 riesce a mettersi in contatto via un antiquato baracchino con suo padre Frank (Dennis Quaid, che è stato una star ma se la cava ancora bene) nel 1969, proprio il giorno prima che questi – un pompiere – muoia in un incendio. Naturalmente si mette in testa di cambiare il passato.
Stefano Trucco
RECENSIONE N.2
John Sullivan scopre tra gli oggetti del padre, morto trent’anni prima in un incendio, la sua vecchia attrezzatura da radioamatore, proprio mentre su New York e’ visibile, caso rarissimo, un’aurora boreale.
Questa radio riuscirà a metterlo in contatto con il padre, pochi giorni prima della sua morte, proprio nel periodo in cui un’altra aurora boreale era comparsa. “Frequency” e’ un rarissimo caso di metacinema involontario: un film sui paradossi temporali che riesce a essere paradosso temporale. E’ infatti una pellicola in pieno stile anni ’80,come non se ne vedevano da anni: un thriller in cui tutti sono buoni (beh, quasi tutti, ovviamente, senno’ che thriller sarebbe?), in cui la gente gioca a baseball, in cui i genitori amano i figli e il finale e’ talmente scontato da risultare quasi piacevole. E probabilmente non e’ un caso se l’attore principale e’ quel Dennis Quaid che proprio negli anni ’80 ha avuto il suo periodo d’oro. Fosse uscito 15 anni fa’ sarebbe stato un successone, oggi e’ un po’ ingenuo e superato. Anche se, in fondo, il suo fascino demode’ riesce a conquistare, se non altro per contrasto rispetto ai cliche del thriller post-Seven. Non ne rimarrà traccia, ma in fondo e’ piacevole.
Ritorno al passato.
Graziano Montanini