RECENSIONE N.1
Sebastian Cane (Kevin Bacon), scienziato brillante ma egomaniaco, e’riuscito a scoprire il siero dell’invisibilita’ e sta cercando quello per far tornare visibili le cavie dei suoi esperimenti. Quando lo trova,decide di tenerlo nascosto ai suoi superiori del Pentagono e di provare l’esperimento su di lui. Resistera’ alla tentazioni di ritrovarsi con la possibilita’ di fare quello che vuole? Paul Verhoeven e’ un regista discontinuo, ma nelle sue non rare incursioni nel genere fantascientifico e’ sempre riuscito a realizzare film non banali. L’uomo senza ombra, purtroppo, risulta invece un film discreto, senza eclatanti cadute di tono ma senza nemmeno innovazioni di sorta, non aggiungendo niente al mito dell’uomo invisibile ma anzi trattandolo in maniera piuttosto semplicistica. Le quasi due ore scorrono comunque bene, fino ad un finale ancora piu’ classico del film stesso, con uno di quei combattimenti in cui il cattivo viene creduto morto piu’ volte per poi puntualmente rialzarsi (in questo senso e’ impossibile non accomunarlo al finale di “What lies beneath”, di prossima uscita anche in Italia).
Uomo senz’ombra Discreti gli attori, con un Kevin Bacon sempre a suo agio in questi ruoli tra l’horror e il fantastico (non dimentichiamo le sue brillanti interpretazioni in “Echi mortali”, “Tremors” e “Linea mortale”). In sostanza un film accettabile, ma da cui era lecito aspettarsi molto di
piu’.
Invisibile.
Graziano Montanini
RECENSIONE N.2
E’ curioso constatare quanto sia influente il finale di un film sulla sua valutazione complessiva. La sensazione e’ che gli ultimi fotogrammi siano i primi ad essere oniricamente elaborati per produrre quel mix di istinto e ragionevolezza che si aggira per la mente con il nome di retrogusto. Tutto cio’, per capire come mai l’ultima parte del nuovo film, del sempre interessante Verhoeven, sia in grado di svalutare, di colpo, l’intera pellicola. E’ come se le tante ovvieta’, che si succedono nel modo piu’ becero nella parte finale, fossero in grado di smascherare la reale natura di blockbuster di grana grossa, piu’ volte scongiurata nel corso della visione, grazie alla predilezione del regista, ormai marchio d’autore, per i lati oscuri della personalita’ dell’individuo. Il fatto di essere invisibile, infatti, scatena nel protagonista molteplici opportunita’ di risultare impunito nella realizzazione di desideri sopiti o capricci della mente, che la visibilita’ avrebbe comodamente messo a tacere.
Uomo senz’ombraEd e’ interessante questo aspetto, come anche l’incredibile riuscita visiva degli effetti speciali, che abbinano in modo molto naturale e fluido la maschera vuota del protagonista (l'”hollow man” del titolo originale) con il resto del set. Peccato, quindi, che gli aspetti psicologici dei personaggi, ben motivati nella prima parte, sfocino in un horror dei luoghi comuni, debitore di “Alien” e di mille altri film.
L’unica consolazione, a tutela dell’autore, e’ l’ipotesi di ingerenze produttive per evitare di rendere il film troppo “nero”, e quindi poco adatto a una vasta audience, sottovalutando, come ormai solito, l’intelligenza e le aspettative del pubblico.
Luca Baroncini