Regia e Sceneggiatura: Virginie Despentes, Coralie Trinh Thi
Soggetto: dal romanzo di Virginie Despentes
Fotografia: Benoît Chamaillard
Montaggio: Aïlo Auguste, Francine Lemaitre, Véronique Rosa
Costumi: Magali Baret, Isabelle Fraysse
Musiche: Varou Jan
Suono: Eric Boisteau, Jacques Sans
Francia, 2000 – Drammatico – Durata: 77′
Cast: Raffaëla Anderson, Karen Lancaume, Céline Beugnot, Adama Niane, Christophe Claudy Landry, Tewfik Saad, Delphine McCarty
Uscita: 24 novembre 2000
Distribuzione: Lantia
Non poteva essere diversamente: con un film così…così scandalosamente provocatorio e di quella cruenta fattezza immaginifica a doppia s (sesso-sangue), non ci si poteva attendere una conferenza stampa tutta fair-play e bon-ton. Le aspettavano, tutti, Raffaela Anderson e Karen Bach (più ancora che le due metteur en scene Virginie Despentes e Coralie Trinh), le aspettavano per vedere quanto, anche da vicino, l’effetto hard-life sciorinato in Baise-Moi potesse avere un ritorno anche oltre la vita del cinema. E loro, non hanno deluso, hanno lavorato di “s-fino” anche da dietro un microfono.
La sensazione di trovarsi di fronte a delle anime “sperse” o comunque votate a esistenzialismi non propriamente da “casa e chiesa” la si è avuta sin da subito: whisky Four Roses con poco ghiaccio e Ceres rosse sul tavolo per aperitivo con supporto di “leggere” Lucky Strike che si accendevano e spegnevano di continuo, le star dello sballo e del sesso a presa violenta arrivano davanti alla folla di giornalisti (mai visti così tanto quest’anno a Locarno) con l’aria (chiaramente di chi non ha dormito tutta la notte ed è reduce da un qualche luogo del mondano dove evidentemente si stravive) di chi è conscio di ciò che lì aspetta. Diciamoci la verità, se le volevano sentire dire quelle cose, quel coro unanime di “film semplicemente disgustoso” che arrivava dalla platea (severissima la stampa francese, che ha parlato di immondizia cinematografica che un paese come la Francia, dove sono “passati” uomini come François Truffaut, non meriterebbe di avere) e che non ha fatto altro che “servire” al loro gioco: ovvia, di conseguenza, la loro difesa, tutta giocata su “voi siete come tutta la società e cioè omologata, e quindi, morta”, o certe uscite di cattivo gusto come “voi siete gli stessi che poi, dopo aver visto il film, andate a casa e fate cose peggiori” della Anderson, che è sembrata la più in vena di tutte nel recitare la sua parte, o la sua vita.
Le registe, dal canto loro, hanno sostenuto che i film non si fanno per scandalo, si fanno per sé, per condizione inspiegabile di espressione, e del resto, poi, il libro parlava già molto chiaro. “Voi pensate che la società non sia come quella che vi abbiamo mostrato? Voi fate finta di non vedere, o vi va di “sognare” il bel mondo che ormai non vi appartiene più e che scrutate soltanto dai vostri comodi salotti” attacca la Despentes, e a chi le fa notare che il cinema si fa anche con le storie e le estetiche, risponde che “Baise Moi è lì, va bene così e voi non potete più farci niente”. Scandalo, osceno, inguardabile, e via di aggettivi simili per tutta la durata dell’incontro con le protagoniste di un film, che in ogni caso, farà parlare di sé. Baise Moi è un giochettino di film che si vende al clamore di stanze di sesso forte, pulp-esibition in bicchieri di spremute di sangue e righe di cocaina strizza cervello. Come, ormai, evidente fatto non propriamente demodé, nel film fa la sua apparizione il genere porno, e da qui partono ulteriori anatemi che vengono rimbalzati dall’altra “cattiva” Karen Bach: “è sesso, lo volete capire che è semplicemente sesso, che a me piace, che io adoro, e che impongo. E’ scandaloso avere rapporti sessuali? Farli vedere? Mi è piaciuto girare certe scene, perché anche nella vita, la cosa, non è che mi dispiaccia”. Ogni tanto fa capolino la co-regista Coralie Trinh, ex attrice porno, che spiega: “Nadine e Manu non sono delle cattive ragazze, vogliono semplicemente restare vive, a qualsiasi costo. La musica, la violenza, il sesso, la strada, l’umorismo, sono mezzi sicuri ed efficaci per sfuggire al peggio, che è rappresentato dall’obbedienza, dalla sottomissione, dalla rinuncia a sé stesse. Si sentono vive quando uccidono, niente scuse, niente spiegazioni. Per quanto riguarda il discorso sul sesso, sono gli uomini che hanno qualche problema, era giusto restituire i corpi femminili nella loro interezza, anche in quella dell’amplesso. E’ così, anche voi che vi scandalizzate, fate così”.
Mentre tutto ciò accadeva, l’ecumenico Muller cercava di spiegare i motivi della presenza di questo film nella sezione Concorso, ribadendo la bellezza – pur nell’esemplificazione violenta – dell’opera del duo Despentes- Trinh.
A ragion del vero, questo Baise-Moi sul quale si urla all’edizione straordinaria, è soltanto un luogo prefabbricato e argutamente premeditato del cinema, dove è stato un gioco da ragazzi far entrare più sesso e sangue possibile, per far si che un fiume di parole andasse ad “ingrossare” qualcosa di minuto, che, alla faccia di chi fa film falsamente alternativi, passerà, statene certi, anonimo e furtivo sotto il peso della storia del cinema, quella sì, piena di scandalose genialità. Alle commediantes e alle loro metteur en scene, un sentito faites un autre jeux, s’il vous plait.
Gianluca Mattei