Ron Howard affronta una leggenda natalizia americana in cui si narra di un ipotetico paesino perso tra i monti, in cui vive una creatura che odia le feste e si propone di rubare il Natale agli abitanti. Tim Burton ha tratto ispirazione dalla stessa leggenda per “Nightmare before Christmas”, creando un universo cupo e colorato di grande fascino. Qui, invece, l’estetica ricorda le scenografie di cartapesta de “I Flinstones” e non c’è nulla di veramente magico in grado di trasportare altrove. Forse l’immagine più bella è quella iniziale, in cui viene data allo spettatore la possibilità di entrare dentro un fiocco di neve per scoprire cosa racchiude. Peccato, però, che il contenuto sia deludente e risaputo. Se si hanno più di dieci anni si fa molta fatica a seguire con un minimo di partecipazione la vicenda, infarcita di buonismo oltre misura, in cui i buoni sentimenti come i cattivi, sgorgano senza adeguate motivazioni di sceneggiatura. E cade nel vuoto anche l’innegabile verve di Jim Carrey, costretto in un ingombrante costume di pelo verde da circo di periferia. Qualche battuta simpatica c’è, ma il susseguirsi di botti, smorfie, invenzioni scenografiche fracassone, ha sicuramente il sopravvento. Anche le facili critiche al consumismo natalizio e a una società in cui vali per ciò che hai e non per ciò che sei, sono così spicciole e di grana grossa che rischiano di provocare l’effetto contrario, trasformando lo spettatore in incolpevole Grinch. Opps! Cos’è questo pelo verde che digita sulla tastiera?
Luca Baroncini