Il cinema ha il grande potere di essere specchio dei tempi, sensibile termometro di evoluzioni sociali e generazionali o semplice, ma non per questo meno efficace, registratore o anticipatore di mode e tendenze. Risulta quindi davvero sconfortante vedere un film così conservatore che potrebbe essere stato girato e ideato anche trenta o quarant’anni fa. Probabilmente il suo unico scopo e’ creare situazioni divertenti, ma il suo assecondare aspetti sociali retrivi e incorniciare amori anemici con un umorismo che non diventa mai vera ironia, pone più di un dubbio sul futuro, e non solo del cinema. Lui e’ un ragazzo che ha interrotto gli studi per lavorare come infermiere, lei una maestrina d’asilo adorata dai suoi bambini. Il week-end a casa dei genitori di lei per presentare il fidanzato alla famiglia, si trasforma presto in incubo. Il padre di lei, infatti, e’ quanto di più rigido e tradizionalista si possa immaginare. Seguono tutta una serie di inconvenienti e malintesi fino agli immancabili chiarimenti finali. Si comincia a guardare il film con un sorriso che si smorza però sempre di più fino ad assumere, al termine della visione, i connotati di una smorfia.

La commedia non presuppone per forza una critica sociale, ma nemmeno un conformismo così asservito alla logica di mercato. All’inizio si sta al gioco volentieri, poi la prevedibilità delle situazioni finisce con l’irritare e suscita domande spontanee che disturbano presto la presunta leggerezza del progetto: ma perché lui deve dimostrare, e si sente di doverlo fare, di essere diverso da quello che e’? In fondo non sono innamorati? Perché lei e’ così compiacente nei confronti del padre e arriva addirittura a lasciare il fidanzato (seppure per poco) a causa del giudizio negativo del genitore? La sensazione e’ che amore resti una parola pronunciata più volte ma priva di spessore, una facciata con dietro il vuoto (bella casa, buona posizione, bella macchina). E il tono e’ solo superficialmente critico, mentre in realtà asseconda questi non-valori a piene mani. Basta pensare che la coppia si ricompone dopo che lei e’ riuscita a dimostrare ai genitori che il fidanzato aveva passato con ottimi voti gli esami di ammissione all’Università. Quanto al livello primario di far ridere, bisogna riconoscere che qualche battuta simpatica c’e’ (più che altro quelle dei trailer) ma l’andamento e’ tutto sommato piatto e non diventa quasi mai spumeggiante.
Anzi, i pochi spunti divertenti vengono bruciati in fretta (la macchina della verità, l’ex-fidanzato di lei) e con poca verve. Per ultimo, colpisce una battuta in cui i giovani fidanzatini dicono “se abbiamo superato questo week-end possiamo affrontare qualsiasi cosa!”. Beh, viene proprio da pensare: “poveri loro!” Se il loro amore incommensurabile e profondo rischia di essere distrutto per la coda dipinta di un gatto o per un orribile gazebo in faggio boliviano trasformato in cenere, significa che la loro vita di coppia e’ appesa a un filo! Ma questo e’ sicuramente un altro film!

Luca Baroncini de “Gli Spietati”