*1/2 spoiler alert: level 2
Che barba, che noia, che barba, che noia… Uff, quasi due ore e mezza di continue chiacchiere, di “bombardiamo Cuba sì” e di “bombardiamo Cuba no”, di buonismo american-cattolico, di ideali per i quali combattere, di principi traditi o non traditi per il bene degli Stati Uniti e del Mondo… E-S-A-S-P-E-R-A-N-T-E!!!
Il film è stato prodotto da Mr.Kostner (un nome, una garanzia… Garanzia di retorica a piene mani, intendo…) che evidentemente ha il pallino di voler conoscere a fondo John Kennedy. Uno potrebbe avere la passione di collezionare farfalle o pantegane, Kostner no: lui vuole ronzare, come un’avida mosca affamata, intorno al marciume della Casa Bianca dei tempi d’oro della politica americana, cercando però di santificare, come farebbe un fan delle Lollipop, le persone che si elevavano sopra tutto questo; persone buone, persone pure anche quando tradivano la propria bella famigliola (non dev’essere considerato tradimento se lo si fa con Marilyn Monroe, ma solo se lo si fa con una cozza come la Levinsky), la stessa incarnazione dello Spirito Americano: i Kennedy, appunto. E dopo aver indossato i panni di Jim Garrison e aver cercato di scoprire chi era il mandante dell’omicidio Kennedy nel buon film di Oliver Stone (esilarante pistolotto con lacrimuccia finale, a parte), da novello Lupin si traveste nella comare Kenny O’Donnell, Consigliere Particolare del Presidente. Forse un giorno riusciremo a vederlo interpretare lo stesso Kennedy nell’improbabile fanta-film “Che cosa sarebbe successo se a Oswald fosse entrato un moschino nell’occhio e avesse sbagliato mira?”. Per la regia della Wertmuller, ovviamente.
Concludendo, fate una cosa: quando vedete che in un film c’è Kevin Kostner (peraltro dal sottoscritto apprezzato in una certa fase della sua carriera), mandate avanti un vostro amico prima di andare a vederlo voi; forse, ma è alquanto improbabile visti gli ultimi “capolavori”, vi dirà che ne vale la pena, oppure, e questo è già molto più probabile, siate pronti a trovarvi un nuovo amico. Lo so che è brutto perdere un caro amico, ma è sempre meglio che sorbirsi un film con “l’uomo retorico” Kevin Costner. Credetemi.
Bla, bla, bla, bla, bla… (Oddio ho un attacco, ora non riuscirò a fermarmi per almeno altre due ore… Bombardatemi, vi prego, bombardatemi!!!).
DA TENERE: Nel secondo tempo, per “ben” 40 minuti, la tensione aumenta, la curiosità nel vedere come verrà risolta la situazione ci incolla allo schermo. Peccato che la colla sia della blandissima saliva e, perciò, dopo un po’ ritorni la noia più profonda.
DA BUTTARE: Ma perché l’imbolsito Kevin Kostner anziché fare film non si fa una beeella passeggiata nella sua Valleverde?
NOTA DI MERITO: Come un po’ tutti i film tratti da storie vere, ha l’indubbio merito di avvicinare le nuove generazioni (vabbè, anche la mia, anche la mia…) a fatti che sui libri di storia rimarrebbero come freddi e sterili nozionismi fini a sè stessi o, al limite, buoni per un’interrogazione di quinto liceo. Invece con questo filmone potrete tranquillamente partecipare ai vari “Quiz show” e “Chi vuol essere miliardario”. Ah, potenza del cinema…
NOTA DI DEMERITO: Tante, tantissime. Solo per fare un esempio, che senso avevano quegli improvvisi e apparentemente del tutto casuali, viraggi al bianco e nero? Che cosa significavano? Forse che quella era realmente storia documentata, mentre il resto è tutto frutto della fantasia di insonni sceneggiatori? E questi signori non hanno ancora capito che le battute patriottiche-moralistiche non fanno altro che appesantire ed affossare un film nel baratro dell’idiozia e della conseguente insofferenza più totale?! Ma dove hanno imparato a scrivere i dialoghi? A Radio Elettra o alla Cepu?
SITO: http://www.thirteen-days.com/
Ben, aspirante Supergiovane