Recensione n.1
Un gruppo di operai, capeggiati da Gordon, marito in crisi riceve l’appalto di restaurare (o meglio, rendere abitabile) un ex manicomio che dovrà fungere da municipio. Andersson prende spunto da 3 capolavori horror che hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni, e sono Shining, The Blair Witch Project e The Kingdom. Session 9 è forse il primo “figlio” di quello che si potrebbe definire l’horror del 2000: girato in stile moderno e con un grandissimo Peter Mullan, basandosi su un soggetto esile (4 tipi in una casa misteriosa), il film avvolge subito lo spettatore con la sua atmosfera lasciandolo sovente a bocca aperta e, soprattutto, spaventandolo da matti. Lo riguarderei per verificare le eventuali incongruenze, visto che a una prima visione non si riesce a pensare alla sceneggiatura; indipendentemente da tutto questo, Session 9 è un colpo di genio. Il limite? Forse piacerà solo agli appassionati. Io lo sono e di conseguenza per me il fatto non sussiste.
Holden
Recensione n.2
Un’azienda per la sanificazione degli edifici dall’amianto vince l’appalto per ripulire un vecchio ospedale psichiatrico. L’atmosfera tra gli operai e’ da subito tesa visto che Gordon (Peter Mullan), il capo, ha dei problemi con la famiglia, Hank ha rubato la ragazza a Phil e il giovane Jeff non ha nessuna esperienza. E come se non bastasse Mike trova dei nastri, la registrazione delle sedute di una paziente affetta da schizofrenia…
La fotografia simil-documentaristica, il cast di personaggi ridotto al minimo (5 attori, su cui si basa quasi tutto il film), la tensione prodotta con pochi mezzi, una fuga ripresa con camera a mano… tutto questo porterebbe ad individuare come facile referente per “Session 9” quel “Blair Witch Project” di cui non tutti hanno capito la portata per il futuro del cinema. Ma “Session 9” oltre che da “Blair Witch Project” prende molto da quello che forse e’ l’unico altro capolavoro horror del decennio passato: “Il regno” di Lars von Trier. Sia le musiche, sia le inquadrature sui personaggi, sia una certa atmosfera oppressiva non possono non provenire che da uno studio attento del film danese.
Ma nonostante tutti questi riferimenti “Session 9” e’ un film originale, un piccolo gioiellino del cinema horror che riesce a spaventare e a stupire senza utilizzare effetti speciali o colpi di scena ad effetto. E in effetti quello che spiazza, alla fine della vicenda, e’ proprio la linearita’ della storia: dove ci aspetteremmo rivelazioni sconvolgenti o capovolgimenti di fronte alla Amenabar troviamo invece un’idea di fondo portata avanti con estrema coerenza.
Gli attori sono eccezionali, soprattutto Peter Mullan, le musiche estremamente evocative e l’atmosfera terribilmente angosciante. Insieme a “Tho others”, “Session 9” e il secondo gioellino horror della nuova stagione cinematografica. Se il buongiorno si vede dal mattino, prepariamoci a spaventarci sempre di piu’.
Graziano Montanini