Dopo i poco riusciti horror “A volte ritornano” e “Venerdi’ 13 – capitolo VI”, Tom McLoughlin si cimenta con un tradizionale “thriller psicologico”. Nonostante il bel colpo di scena finale, la realizzazione e’ assai di maniera e ripercorre i luoghi comuni del genere scontando più di una ingenuità. “Se non puoi convincerli, confondili” sembra il motto del film, che infatti raddoppia i traumi: due i personaggi a confronto, entrambi con il loro bravo scheletro nell’armadio. Uno e’ un affermato psicologo che non ha superato il suicidio del figlio, l’altro un ragazzo che sta ultimando la rieducazione in un istituto, dopo che da bambino e’ stato testimone dell’omicidio della madre. Come in molti altri film, la professionalità degli psicologi e’ messa a dura prova: Andy Garcia, infatti, in più di una situazione dimostra una sensibilità d’elefante nei confronti del suo paziente e non si capisce come sia potuto diventare un nume della categoria. Il giovane Vincent Kartheiser ha la faccia giusta per insinuare sospetti, ma il suo personaggio non sfugge al cliche’ “l’apparenza potrebbe ingannare”. Come in moltissimi altri film poi, i lati oscuri della vicenda affondano nel torbido. Niente di più possibile, come la realtà che ci circonda insegna quasi quotidianamente, ma un vero e proprio tormentone a livello cinematografico, dove l’abuso sessuale e’ diventato un troppo facile ripiego spiega-traumi.
La sceneggiatura cerca di sfumare le situazioni e i personaggi, ma ci riesce solo in parte. I due protagonisti sono ben motivati, mentre i personaggi di contorno (la moglie, la figlia, l’assistente, il ragazzo della figlia, la giovane al rave party) sono semplici pedine bidimensionali con una funzione puramente meccanica: permettere il fluire degli eventi e ritardare la resa dei conti. Difficile trovare complicità anche nella edificante colonna sonora, che in più di un’occasione anticipa la climax anziché contribuire a crearla. Si esce quindi dalla visione più intorpiditi che avvinti, con la sensazione che la stessa vicenda, interpretata da una regia meno incolore e più attenta ai dettagli, avrebbe potuto sortire ben altri effetti.

Luca Baroncini