Recensione n.1

Pignon è un omino grigio-grigio, lasciato dalla moglie, snobbato dal figlio, tagliato addirittura fuori, dalla foto aziendale, senza replicare, anzi, mettendosi educatamente da parte.
La sua vita cambia quando rischia il licenziamento e, il vicino di casa gli suggerisce un astuto escamotage.
Una commedia lieve-lieve, al limite del dramma, che dipinge sapientemente l’ipocrisia del mondo del lavoro. Politiche societarie degne dei migliori statisti, si sovrappongono a beghe da asilo, a scapito del più debole. Coalizioni e voltafaccia, in un valzer di ruoli che penalizzano ora uno, ora l’altro.
E in tutto questo, a farla da padrone è proprio il detto “l’apparenza inganna”, ovverosia:”siamo solo ciò che gli altri vedono, o che gli lasciamo credere di essere”.
Non serve cambiare dentro; ciò che conta è insinuare in chi c’incontra, il dubbio di una realtà sotterranea. Il resto poi, viene da sé!
Un Daniel Auteil in grande spolvero che gigioneggia con un “grande” Depardieu, vagamente magro, è il quid che rende il film degno di nota.
La commedia degli equivoci non tradisce neppure stavolta, soprattutto se supportata da battute tanto ingenue da essere geniali(“la gatta se n’è andata” “ah, sì, e dove?”), e da un amaro fondo di verità che ci permettono di ridere dei guai quotidiani.
L’orgoglio gay non ne esce svilito, anzi. Parlare di diversità in questi termini(l’omosessuale, il “negro”, il razzista, il depresso)è il modo più efficace ed immediato che si possa sperare.

In tutto ciò, va assolutamente segnalata una serie di scene:

1) La foto aziendale stile Fantozziano, in apertura;
2) La scena di somma depressione, quando Pignon a colazione ascolta la radio… una bella notizia manco a pagarla, e in più, il toast giù dalla finestra…;
3) Pignon re del gay-pride, che saluta timidamente l’osannante folla che lo scorta;
4) La visita guidata agli ospiti giapponesi, con “dimostrazione pratica del prodotto di punta”.
Gioia per gli occhi… inutile negarlo!
Correte a vederlo!!!!

Maggie

Recensione n.2

Essere o apparire?
E’ lo spunto della divertente commedia francese di Francis Veber. Ed e’ il dubbio che arriva a porsi il protagonista quando, da uomo trasparente con l’occhio da piccione e sul baratro del licenziamento, arriva a diventare leader rispettato, innamorato e invidiato. Mentore un nuovo vicino di casa, che attraverso uno stratagemma riesce a cambiargli la vita.
La commedia segue uno schema classico, dove gli equivoci si susseguono a ripetizione generando situazioni spassose, spesso poco credibili, ma funzionali al tono leggero della pellicola. Gli interpreti sono perfetti a partire da Daniel Auteil, che veste con simpatia e ironia i
panni dell’uomo senza qualità. Anche Gerard Depardieu, nonostante un ruolo comico sopra le righe, riesce a gigioneggiare con grazia e rende con efficacia il suo personaggio.
Film soprattutto di scrittura, dove la regia e’ funzionale al ritmo delle gag e alla verve degli interpreti, dietro alla leggerezza della confezione pone dubbi non banali sul modo di vivere i rapporti sociali.
L’incertezza genera interesse, l’idea della trasgressione e’ molto più efficace della sua effettiva concretizzazione, per cambiare la propria vita bisogna osare. Anche se alla fine il protagonista vede mutare il mondo intorno a se senza cambiare effettivamente nulla del proprio modo di essere. Acquisisce una maggiore sicurezza grazie alla considerazione che gli altri hanno per lui, ma il sospetto che lui resti l’uomo noioso di sempre si insinua con un po’ di grigiore nel
punto di vista dello spettatore. Che a luci accese, prima che la commedia si lasci dimenticare, pensa che dietro l’entusiasmo degli equivoci a catena si celi uno sguardo eccessivamente “buono” (ma non “buonista”) sull’animo umano.
“L’importante e’ che se ne parli!” si dice, e il film gioca sull’esasperazione molto attuale di questo slogan, ma alla lunga non può certo bastare!

Luca Baroncini