Il detective Jerry Black (Jack Nicholson) incappa nel caso di una ragazzina orribilmente mutilata proprio il giorno prima di andare in pensione. Viene immediatamente catturato un presunto colpevole, ma Jerry non e’ convinto della sua colpevolezza e continua a cercare quello che ritiene essere un serial killer che ha già colpito altre volte.
Qualche anno fa, nella recensione dell’ottimo “Affliction” di Paul Schrader, scrivevo: “Un poliziotto onesto, […] ma la sua storia [… e] il suo divorzio […] lo porteranno a sprofondare lentamente in un baratro dal quale non potrà più risollevarsi. […] Il film mantiene quello che promette, immergendo lo spettatore in un “affliction” (afflizione, dolore) sempre più profonda mano a mano che il film va avanti. Un atmosfera ovattata dalla neve […]”.
Le stesse cose si potrebbero dire per “La promessa”, tanto che potrebbe essere quasi considerato come un remake di “Affliction”. C’e’ la stessa sensazione di deja-vu verso il cinema americano degli anni ’70, la stessa ambientazione nevosa, gli stessi personaggi dall’aria disperata (bravissimo Jack Nicholson in un personaggio totalmente diverso dai suoi soliti, senza nessuna gigioneria e nessuna
esagerazione), la stessa ricerca di un colpevole a tutti i costi e, in un certo senso, anche i due finali, pur se non uguali, forniscono una simile visione delle cose.
Non per questo però il film di Sean Penn perde la sua forza e la sua coerenza. Il tutto e’ realizzato ottimamente, gli attori sono incredibili (oltre a Jack Nicholson non si possono non nominare le due
comparsate di Benicio del Toro e Mickey Rourke) e la sceneggiatura non perde un colpo. Anche qui un senso di pesantezza e di “affliction” cala sul film mano a mano, un angoscia che non ci abbandona nemmeno all’uscita dalla sala.
Voto: 8,5
Graziano Montanini