Interessante questo patchwork thailandese che mischia melodramma a spaghetti western, dialoghi da fotoromanzo o meglio ancora da radiodramma popolare a ambientazioni kitch oltre ogni dire. Molto vicino come “idea” a Moulin Rouge, Le lacrime della tigre nera esagera in tutto: dall’uso del colore (accecante, con predominanza di turchese-azzurro e viola-fuxia) alla caratterizzazione dei personaggi, alla scrittura dei dialoghi che sono talmente ed estremamente banali e scontati da risultare alla fine interessanti e divertenti. In realtà non c’e’ nulla di veramente nuovo, ma l’insieme risulta piacevole e – a tratti – spiazzante, perchè un po’ come accadeva appunto con Moulin Rouge ogni volta che ci si dice “no, non potrà arrivare a tanto” ebbene sì, ci arriva.
Fede (da IAC)