Grazie a Domenico Procacci possiamo contare su una solida dieta di ottimi film australiani che, per quanto mi riguarda, non deludono mai. Non grandi capolavori ma sempre un livello alto ed uno sguardo originale (un film con i suoi limiti come The Bank sarebbe stato inconcepibile in Italia o negli USA).

Lantana è una nuova conferma.
Viene presentato come un noir ma non bisogna andare con aspettative sbagliate.
La prima inquadratura è quella del corpo di una donna nel mezzo di una folta vegetazione e, a un certo punto, la cosa diventerà rilevante. Ma la cosa ha la stessa importanza dell’omicidio in Gosford Park. Quello che abbiamo è la disgregazione di quattro coppie australiane e dei fortuiti intrecci che si sviluppano fra queste quattro crisi. Recitano tutti benissimo e non ci sono scene banali, il ritmo è lento ma sicuro. Curiosamente, per un film parecchio classico, molti richiami visivi a Lynch: dalle immagini iniziali di vegetazione al bizzarro incidente durante lo jogging alla strada di notte che ricorda Mulholland Drive – ma il grottesco non matura mai oltre il realistico, anche quando le trappole create dalle menzogne di tutti cominciano a scattare una dopo l’altra.
Perchè l’aspetto che mi ha colpito di più è proprio questa incredibile facilità di mentire, specie da parte del poliziotto protagonista, Anthony Lapaglia, che a volte mente senza ragione apparente, per abitudine. Lapaglia, che è australiano, è un bravo caratterista che s’è visto in molti film americani. Non ha la faccia o il fisico della star ma quando ha un ruolo giusto (come anche in The Bank) dimostra capacità notevole.
C’è Barbara Hershey, che ho sempre amato tantissimo. Ora i segni dell’età ci sono tutti ma è sempre bellissima. Ha avuto una lunga carriera con film anche importanti ma, per qualche motivo, non è mai diventata la star di prima grandezza che speravo. Peccato.

Stefano Trucco