Hart’s War è un viaggio nel cinema del passato.
Le tematiche dell’onore, dell’integrità morale, della disciplina anche nella disperazione, del coraggio, sono paesaggi che il pubblico odierno,a torto o a ragione, credeva, si augurava forse di essersi lasciato alle spalle. Per quanto legittime, un certo modo americano di raccontare e spiegare tali valori, ce le ha rese irrimediabilmente stucchevoli e/o insopportabili. Tanto che di recente ci piacciono di più film nettamente dissacranti. L’unico pregio di HW è quello di creare un personaggio (quello di Willis/McNamara) dapprima antipatico, poi ambiguo, poi intrigante ed infine catartico, ma sicuramente a tutto tondo, seguito quasi a ruota dalla figura dell’Oberst tedesco. Il resto è una trama semi-courtroom, angusta ma funzionale, e una recitazione collettiva assolutamente decente. Un film che scorre e si fa apprezzare (a patto di applicare una giusta dose di suspension-of-disbelief) sino al finale che invece appare decisamente buttato lì. Dicevano che il romanzo fosse un buon libro, il film è al massimo da VHS.
Guglielmo Pizzinelli