Yumiko vive in un piccolo paese del Giappone, col suo sposo. Costruiscono la loro vita sulle solide basi dell’amore. Una corsa notturna in bici, tra le vie della città, abbracciati come adolescenti, eppoi un figlio.
Una vita perfetta, fin quando una notte, Tamio non torna a casa. Dilaniato sui binari da un treno. Una sola telefonata, e la vita di Yumiko viene completamente stravolta, fino al matrimonio combinato, con un uomo che abita lontano.
Sradicata dai ricordi, rifiorisce in un nuovo amore, una nuova famiglia, a testimoniare che la vita continua.
Originariamente intitolato “Maboroshi no hikari”, girato nel 1995 da Hirokazu Koreeda, il film trova il punto di forza in Miyuki Minazuki (illuminata in seguito, dalla regia teatrale di Sejun Suzuki in “Pistol Opera”) e nella fotografia attenta ed essenziale. Ancora una volta il cinema giapponese c’insegna come sia bella l’essenzialità di linee e forme, riassunta in lunghe sequenze a camera fissa ed ambienti spogli ma ordinati. Dialoghi fatti di poche sillabe, supportati ora dal fruscio delle coperte, ora dallo sciabordio delle onde, ma sempre in una monocromaticità scenografica, che si contrappone alla violenza degli stravolgimenti emotivi dei protagonisti. Vite adeguate agli eventi, con la docilità che la saggezza orientale suggerisce, come unica fonte di serenità.

Maggie