Sarebbe stato altrettanto favoloso il destino di Amelie Poulan se la francesina che ha conquistato il mondo non avesse trovato l’uomo della sua vita? Abbiamo modo di scoprirlo nell’opera prima di Laetitia Colombani, dove gli occhioni neri di Audrey Taotou ci conducono in una velleitaria riflessione sulla soggettivita’ dei punti di vista. Il film, infatti, racconta le devastanti conseguenze di una vera e propria ossessione amorosa mostrando, prima il punto di vista della cacciatrice, e poi quello della preda. Lei e’ una giovane studentessa, lui un affermato cardiologo. L’idea di un rewind a meta’ film, in grado di far combaciare tutti i tasselli, non e’ certo originale (solo l’anno scorso ci ha provato, con scarsi risultati, Gabriele Salvatores in “Amnesia”), ma lo stratagemma narrativo, se ben condotto, riesce sempre ad incuriosire e spesso a divertire. Il problema di “M’ama non ama” e’ che la prima parte, in cui assistiamo alle pene d’amore della protagonista, acquista un senso solo con la seconda e risulta presto sconnessa, piatta e poco coinvolgente. Quando comincia il punto di vista maschile si e’ ormai troppo vicini alla noia e non e’ facile rientrare nel gioco di incastri previsto dalla sceneggiatura, anche perche’ alcune licenze rivelano presto la gratuita’ del progetto. La regista, infatti, gioca un po’ sporco e affianca fotogrammi ingannevoli con il solo scopo di deviare lo spettatore dalla scoperta della verita’. Scoperta che, poi, non aggiunge nulla alla storia, se non un forzato cambio di prospettiva. Nonostante una certa cattiveria di fondo, abbinata al tocco leggero della regia, e il coraggio di portare fino in fondo i destini dei protagonisti, si finisce cosi’ con il partecipare senza troppo entusiasmo all’ennesimo virtuosismo poco riuscito. Tant’e’ che il film e’ piu’ divertente da raccontare che da vedere!

Luca Baroncini