E’ un bel ritratto femminile quello costruito dalla regista e sceneggiatrice Lynne Stopkewich, già autrice del controverso “Kissed”. Racconta infatti l’interessante storia di una donna che vive in un piccolo paese di provincia, dove lavora in un motel e offre le sue prestazioni ai pochi clienti che capitano. L’atmosfera è molto cupa, grazie anche ad una colonna sonora che ben sottolinea il disagio della protagonista, il senso di noia, il vuoto emotivo e l’incomunicabilità di cui diventa vittima e artefice. Alcuni dialoghi e situazioni risultano un po’ didascalici (il rapporto con la bambina e tutto lo squallido ménage familiare della piccola) e rischiano di interrompere la tensione della narrazione, ma la brava Molly Parker, un alieno dal volto diafano, riesce con grande sensibilità interpretativa ad attrarre lo spettatore come i clienti del motel, raccontando, con l’assenza di espressione e l’interiorizzazione delle emozioni, molto di più di quello che provano a fare le parole.
La violenza che permea tutto il film, pur essendo poco esibita, è un sottofondo costante e carica la visione di un senso di angoscia sotterraneo ed inquietante. Presentato alla Cinquantasettesima Mostra del Cinema di Venezia (la prima del mandato Barbera), è restato nei magazzini della Keyfilms per due anni e viene quindi distribuito con incredibile ritardo. La visibilità dei film presentati ai festival internazionali resta purtroppo legata ad imponderabili strategie di marketing, spesso incapaci di valorizzare singole opere che meriterebbero più attenzione o, semplicemente, di essere mostrate al pubblico. Curiosità: Molly Parker è la lap-dancer Florence nel successivo (ma ormai dimenticato in Italia) e fallimentare “The center of the world” di Wayne Wang.
Luca Baroncini