Adrian Lyne e’ un regista che non teme confronti imbarazzanti. Lo ha gia’ dimostrato con il remake di “Lolita”, boicottato dalla distribuzione (in realta’ non cosi’ male), ed ora sfidando il rigore formale e sostanziale di Claude Chabrol. “Unfaithful”, infatti, e’ il rifacimento del francese “Stephane, una moglie infedele”. Paragoni a parte, il film e’ un concentrato dell’immaginario visivo di Adrian Lyne. Il suo cinema rischia piu’ volte di cadere nel kitsch, ma seduce attraverso la bellezza delle immagini e una narrazione provocatoria. Anche in “Unfaithful”, che ripercorre il
piu’ classico dei triangoli, ci sono esche costruite con furbizia (altro elemento determinante nella cinematografia del regista) che permettono allo spettatore di identificarsi con i personaggi, o comunque di comprendere le loro motivazioni.
La protagonista, ad esempio, non e’ la classica donna di mezza eta’ in cerca di emozioni da una vita piatta accanto ad un marito che sopporta. E’ una donna soddisfatta che ama il suo compagno, ma viene travolta da una passione improvvisa, tanto piu’ dirompente proprio perche’ inaspettata. Tra le cose che piu’ irritano: – le scene di sesso tra moglie e amante, costruite per solleticare la “pruderie” mantenendo un costante effetto di ricercata spontaneita’ – l’assoluta banalita’ del bello&dannato, con casa bellissima e fotogenica e nulla da fare durante il giorno – il sempre piu’ bolso Richard Gere, per una volta cornuto e mazziato – i “topoi” del regista: dettagli di frutta o verdura a tranci, ascensori cigolanti di quelli a losanghe di ferro, fumi e nebbia ovunque, metafore spicciole (la bicicletta del bambino gettata a terra dal vento durante i titoli di testa), le citazioni d’autore (qui si scomoda Jacques Tati), l’importanza narrativa degli agenti atmosferici. Tra le cose che colpiscono e divertono: – le scene di sesso tra moglie e amante, costruite per solleticare la “pruderie” mantenendo un costante effetto di ricercata spontaneita’ – l’assoluta banalita’ del bello&dannato con casa bellissima e fotogenica e nulla da fare durante il giorno – il sempre piu’ bolso Richard Gere, per una volta cornuto e mazziato – i “topoi” del regista: dettagli di frutta o verdura a tranci, ascensori cigolanti di quelli a losanghe di ferro, fumi e nebbia ovunque, metafore spicciole (la bicicletta del bambino gettata a terra dal vento durante i titoli di testa), le citazioni d’autore (qui si scomoda Jacques Tati), l’importanza narrativa degli agenti atmosferici. E gia’, perche’ Adrian Lyne e’ cosi’, contraddittorio e, forse anche per questo, seduttivo. Uno dei pochi registi capaci di trasformare in film un aneddoto da bar mantenendo comunque fluida la narrazione.
Puo’ non piacere, le immagini patinate possono risultare un’ingannevole trappola che trattiene il vuoto, ma bisogna riconoscere il suo talento per la costruzione delle scene e per la provocazione, spesso gratuita ma, a ben vedere, in grado anche di raccontare alcuni chiaroscuri dell’animo umano. Il suo unico film equilibrato risulta “Allucinazione perversa”, forse uno dei migliori lungometraggi sul Vietnam, teso ed agghiacciante, che ha avuto nelle sale vita breve e difficile. Con “Unfaithful” siamo su altri livelli, ma il film, nonostante il tema usurato, mantiene una certa tensione e non scade in un finale edificante. Anzi, lascia piu’ di un dubbio sul futuro della perfetta famiglia americana. Davvero bella e in parte Diane Lane.
Luca Baroncini
Intervista immaginaria a Diane Lane, protagonista femminile de “L’amore infedele”
M: Cara Diane potrebbe spiegare al pubblico femminile cosa spinge una donna sposata niente meno che a Richard Gere che, nel film, è un marito fedele e appassionato, un padre affettuoso e giocoso, un lavoratore onesto e indefesso, un uomo elegante e benestante che insomma ha tutto a buttarsi nelle braccia di quel ragazzotto palestrato e tatuato, inaffidabile e bugiardo, vuoto e inconsistente?
Diane Lane: Lo so, lo so. Ma è facile parlare. Ma provi lei a vivere in una villa di 400 mq disposta su tre piani immersa nel verde del parco privato! Prepara la colazione a marito e figlio, e poi? Lunedì, mercoledì e venerdì mattina la palestra, martedì pomeriggio i massaggi anticellulite, giovedì il té con le amiche, venerdì pomeriggio il parrucchiere e la manicure, il sabato pomeriggio lo shopping e la sera la cena con gli amici. Una vita monotona, senza scossoni né sorprese!
M: Capisco, ma una donna della sua età, e mi scusi, un giro di valzer se lo può anche fare ma non 2, 3, 4, 10, 20, 30 mettendo a repentaglio il proprio matrimonio, o no?
Diane Lane: Lo so, lo so. Ma è che io sono una gatta morta. Ha presente quelle donne che piacciono tanto agli uomini, quelle che non sanno mai cosa vogliono, quelle che non dominano i propri sentimenti né tantomeno le proprie pulsioni. Sono vuota, fatua, ebete, debole, dipendente. Non sono mica una donna che si prende le responsabilità delle proprie scelte, io. Io miagolo, miagolo, miagolo. E poi io sono una donna seria, una brava ragazza, sa?
M: Ah, ecco, sì. Ma quel galantuomo di suo marito, alla fine, fracassa il cranio del povero bellimbusto. Che dire, noblesse oblige?
Diane Lane: Senta, lei avrà certamente visto “Ufficiale gentiluomo” e “Il console onorario”. Be’ Richard a passare da becco proprio non ce l’ha fatta. Ma come un sex symbol come lui che si fa sbattere la moglie da, pardon, che è tradito dalla moglie?
M: Certo, affrontiamo ora il tema della cultura. Nella casa del giovane torello c’erano molti libri…
Diane Lane: Sì e ne sono stata profondamente impressionata. Come ha visto, a casa mia, ce n’erano solo cinque ed io non li avevo neanche letti. Quella poesia, a casa del ragazzo francese, è stata la prima della mia vita.
M: Immaginavo. Ma adesso cosa farà? Quel poveraccio di suo marito si farà almeno 30 anni di galera. E lei?
Diane Lane: Lo andrò a trovare tutte le settimane per il primo anno. Poi chiederò il divorzio. Mi risposerò con un uomo più vecchio di me ma anche ricco e potente. Sa, non sono mica una donna che ha il coraggio di vivere da sola io. Io un uomo accanto ce lo devo sempre avere. Poi lo tradisco, lo umilio, lo spremo come un limone ma sola mai! E poi devo ricostruirmi una dignità e lo status, o dio, lo status!
Nel dire ciò, una lacrima scorre sul suo bel viso. Non sappiamo se a causa di un frammento di mascara o di un’emozione autentica. Se così fosse, sarebbe la prima della sua vita!
Mariella Minna