Bello il film di Miguel Arteta.
Arteta, avete presente?
Quello che ha fatto Chuck & Buck, una robina niente male sotto-vista l’anno scorso. Ma questo e’ meglio. E’ molto meglio

In forza di un appeal superiore, grazie alla presenza di una inquietante Jennifer Aniton, che lascera’ delusi solo i suoi fan del friendsfunclub, che probabilmente skipperanno questo film, sta per “non uscire” questo gioiellino. Una di quelle
cose che ti fanno improvvisamente tornare la fiducia verso il mercato indipendente USA, sempre piu’ asfittico e ripetitivo nel suo proporre infinite variazioni sul tema della “commedia-giovanilista-di-provincia-un-po’dolce-unpo’amara-che-lascia-il-ret rogusto-di-mancanza-di-speranza-ma-soprattutto-porta-a-chiedersi-come-faccia no-gli-americani-ad-essere-la-nazione-piu’potente-del-mondo”.
Questo film e’ una commedia un po’ dolce e un po’ amara sulla provincia e tutte le altre cose. Ma e’ davvero bella. Girata benissimo e con un tema di fondo sconvolgentemente acchiappante. Con una scelta delle musiche e dei suoni incredibilmente azzccata. Con un gusto “indie” non ostentato e passabilmente post-wave.
Azzeccatissimi gli attori.
Stupendo, davvero. E’ un film che definirei: fintamente piccolo, ironicamente poetico, in realta’ cattivissimo verso un certo atteggiarsi timido-introverso-incompreso-nemico del mondo. Spiazzante e tremendo verso la realta’ edulcorata di un American Beauty per palati grossolani.
Non arriva alle cattiverie (gratuite?) di un Solondz ma non le fa rimpiangere.
Stralunato? Per niente: odiosamente realista e spettacolare.
Parla delle solite cose: la banalita’ del male e la piccolezza delle persone affascinate da cotanta banalita’. Ma non solo.
L’unica pecca (davvero veniale) riguarda la scelta di eta’ dei characters: lei (Aniston) intepreta una trentenne, ma sarebbe stato piu’ giusto che si trattasse di una (almeno) trentacinquenne; lui (il Gyllenhal di Donnie Darko) fa il ventiduenne, ma sarebbe stato piu’ incisivo e realistico se fosse stato un diciottenne.
Consigliato ai cinefilini.

Jon Spadone (da IAC)