“Attrazione fatale” incontra il “teen-ager movie”. Non a caso dietro questo filmetto c’e’ la mano produttiva di Michael Douglas, protagonista del fortunato lungometraggio di Adrian Lyne. Nella prevedibile storiella, imbastita nella sceneggiatura, impera ancora il senso di colpa. LUI, infatti, giovane, carino e fidanzatissimo, ha un’inaspettata scappatella con LEI, l’altrettanto giovane forestiera, disponibile, pienotta e un po’ suonata. L’ossessione amorosa e’ qui abbinata al talento sportivo del protagonista, promessa del nuoto in odore di olimpiadi. Il film e’ tutto qui. Ed e’ curioso come le molteplici, possibili strade, dell’usurato e logoro soggetto, si riducano, dopo circa meta’ film, alle scelte narrative piu’ ovvie. Tanto che, alla fine, stona quasi la chiusa opaca e non edificante, come a sottolineare un’originalita’ rispetto al “genere” affrontato, quando tutto il film e’ invece un susseguirsi di personaggi e colpi di scena ampiamente scontati. Peccato, perche’ il regista ci sa fare. Non imprime personalita’ al racconto, ma lo scandisce con fluidita’. Anche la fotografia, pur nell’anonimato della confezione, e’ ricercata e di plumbea bellezza. Si distingue pure il montaggio, con tratti di intermittenza di indubbia efficacia. Una troupe competente non salva comunque il film dalla sovrapponibilita’ e le buone intenzioni restano tali. Poco chiaro anche il target di riferimento: troppo poco “cool” per i giovanissimi, troppo sobrio per i maggiorenni. Stonerebbe sia come giallo del sabato sera di Raidue che in prima serata su Italia 1. L’impossibilita’ di classificare il film depone sicuramente a suo favore. Non abbastanza, comunque, per trasformarlo da ibrido vagamente insulso a thriller onesto, avvincente e compatto.
Luca Baroncini