USA 2003 di Ridley Scott con Nicolas Cage, Sam Rockwell, Alison Lohman, Bruce McGill, Bruce Altman, Jenny O’Hara, Sheila Kelley, Beth Grant, Giannina Facio

Recensione n.1

Dispensatore di incubi spaziali (“Alien”), creatore di un futuro diventato punto di riferimento per un’intera generazione di cineasti (“Blade Runner”), mitizzatore dell’on-the-road al femminile (“Thelma & Louise”), rievocatore del peplum (“Il Gladiatore”), regista di solido mestiere anche nei prodotti piu’ prettamente commerciali (“Hannibal”), Ridley Scott si butta inaspettatamente e con successo nella commedia.
Roy e’ un truffatore che si vede sconvolgere la vita dalla figlia quattordicenne mai conosciuta. Sembra la piu’ trita delle situazioni (doppi giochi + carramba che sorpresa!) eppure il film funziona a meraviglia. Merito di una sceneggiatura davvero strepitosa (opera di Nicholas e Ted Griffin) che oltre a curare con sensibilita’ la caratterizzazione dei personaggi, si preoccupa di raccontare una bella storia riuscendo a mantenere un prezioso equilibrio tra interiorita’ e spettacolo. La regia di Scott e’ al servizio del racconto, non cerca il virtuosismo ma tenta di dare risalto agli elementi narrativi.
Efficace, ad esempio, la scelta di ridurre i fotogrammi al secondo nella presentazione di Roy. Un effetto visivo che va di pari passo con i tic del protagonista e rende alla perfezione il suo disagio. Sempre riconoscibile, inoltre, il flirt con la luce (l’irradiazione luminosa che trapela dalle persiane socchiuse), vero marchio di garanzia del regista. Ma tutto il film e’ diretto con gusto per l’inquadratura e attenzione per gli interpreti. Molto azzeccato anche il cast: per una volta Nicolas Cage non gigioneggia, e se lo fa e’ perche’ e’ richiesto dal copione, senza alcuna gratuita prevaricazione nei confronti del personaggio; la ventiquatrenne Alison Lohman e’ la quattordicenne figlia del protagonista e i dieci anni di differenza non si vedono; la faccia da canaglia di Sam Rockwell, in continua ascesa dopo l’affermazione in “Confessioni di una mente pericolosa” di George Clooney, completa un trio in gran forma, capace di regalare due ore di piacevole svago senza per forza azzerare il cervello.

Luca Baroncini

Recensione n.2

° Roy Waller è un artista della truffa, ma anche un uomo totalmente insicuro, preda di manie e ossessioni igieniche compulsive; improvvisamente, nella sua vita ordinata compare la figlia quattordicenne Angela, che era in grembo alla moglie che l’ha abbandonato quattordici anni prima. Roy ci prende gusto a fare da padre, Angela invece vorrebbe imparare il suo “mestiere”, mentre il socio Frank sotterraneamente preme per un nuovo colpo. La prima vera commedia di Scott, presentata a Venezia, riesce a giocare con serenità sui classici temi dei colpi di scena e della suspense, derivanti da una parte dalla losca attività di Roy e dall’altra dai suoi mutamenti comportamentali: ma pur iniettando una dose di drammaticità imprevista nel finale, il film risulta soltanto gradevole, aggrappandosi troppo sull’istrionismo facciale di Cage alle prese con un personaggio contraddittorio ma in realtà non troppo coerente perché scritto frettolosamente (va bene le nevrosi, ma come farebbe, nella realtà, un personaggio talmente antisettico a tollerare di fumare decine di sigarette al giorno?). La regia di Scott, pur senza brillare, torna comunque a livelli dignitosi. Il titolo italiano è inadeguato, visto che il plot non è così incentrato sull’arte del raggiro come un Prova a prendermi, col quale condivide peraltro più di una scelta stilistica (a partire dalla colonna sonora retrò). Tratto dal romanzo di Eric Garcia (sceneggiato da Ted e Nicholas Griffin), sul quale ha messo le mani anche il produttore esecutivo Robert Zemeckis (e infatti c’è, inavvertitamente, il suo tocco e la sua aria svagata e sorniona). Rockwell, nel ruolo del degno comprimario, è tutto da scoprire, la Lohman, in realtà ventiquattrenne, ha carisma e stoffa da vendere. COMM 120’ * * ½

Roberto Donati