Recensione n.1

Mamma mia! Oh mamma mia!
Sovente credo che una banale esclamazione valga più di altre mille parole; ciononostante qualcosa mi spinge a scrivere…
Il fascino della cultura samurai non poteva essere meglio perpetuata che da Kitano, oramai una certezza fra le certezze del cinema mondiale. Film curato in ogni minimo dettaglio: la macchina da presa non sbaglia un’inquadratura, la scenografia è magistrale, gli attori eccellenti (non voglio descrivere nessun particolare per non rovinare a nessuno la visione).
Kitano lascia il suo biglietto da visita: come sempre il cinismo aleggia in ogni scena di rabbia, il valore del ricordo e del sentimento sovrasta il sangue e le angherie; tutto è coronato da una sfida fra il bene e il bene che dura circa cinque secondi….vedere per credere.
E’ sicuramente uno dei lavori di Kitano maggiormente riusciti, dove divertimento e azione battono il ritmo di un film che da spazio anche a temi meno accentuati ma allo stesso modo importanti come la giovinezza, la complicità, l’allegria.
Insomma: un’opera estetica che porta l’illusione cinema al di là di ogni banale realtà. Non è sublime per questo il cinema, no?

Francesco Flomin

Recensione n.2

Fin dal 1997, quando vinse il Leone d’Oro a Venezia con “Hana-Bi”, Takeshi Kitano gode dell’adorazione di un pubblico di fedelissimi che va in visibilio qualunque cosa faccia: dalla trasferta americana (“Brother”) alla commedia (“L’estate di Kikujiro”), dalla poesia (“Dolls”) alla riscoperta di tutta la sua filmografia. Ora tocca al genere “jidai geki”, che sta per “storico in costume”. L’azione e’ infatti ambientata nel XIX secolo e ripercorre le gesta di un cieco, ora vagabondo, ora massaggiatore, abile e invincibile spadaccino. Il personaggio si chiama Zatoichi ed e’ molto famoso nella cultura popolare giapponese, tanto che gli hanno dedicato gia’ film e serie televisive. Ma a Kitano no interessa la verita’ storica o la fedele riproposizione di un mito, bensi’ una personale reinvenzione secondo i propri canoni estetici. Eccolo quindi biondo platino, con il solito carisma di una faccia che non si dimentica, impegnato in continui duelli e battaglie, non cedendo ai cliche’ del genere ma contaminandoli con il comico, il grottesco, addirittura il musical. I fan piu’ devoti impazziranno, gli altri si annoieranno a morte assistendo impassibili agli infiniti combattimenti (pare tecnicamente diversi rispetto a quelli visti nei film di samurai), ai continui regolamenti di conti, ai giochi d’azzardo, alle esibizioni ispirate al teatro Kabuki, a una comicita’ zoppicante lontanissima dai ritmi a cui siamo abituati. Unica consolazione, i dettagli splatter (il sangue degli smembramenti e’ stato rielaborato al computer), le scelte musicali (originale contrappunto all’azione) e lo strepitoso e divertente numero musicale che chiude il lungometraggio, davvero entusiasmante. Ma bastano dieci minuti per rivalutare un intero film?

Luca Baroncini (da www.spietati.it)