Due case affiancate nella campagna francese. Da una parte una coppia fresca di matrimonio, dall’altra un menage solido, ma ingrigito dalla routine. Le coppie si conoscono, si frequentano e finiscono con il mischiarsi: la ragazza piu’ giovane inizia una relazione clandestina con l’uomo piu’ vecchio. Comincia come la piu’ classica commedia sofisticata in salsa d’oltralpe e si mantiene sui ritmi della pochade per circa tre quarti, poi la leggerezza vira in greve smorzando i sorrisi in malinconia, un po’ spiazzando, un po’ dissimulando le sue intenzioni: moralista o liberale? Forse semplicemente descrittivo, con nessuna tesi da esporre e solo una possibile storia da raccontare.
La regista Noemie Lvovsky, anche co-sceneggiatrice, e’ molto attenta alla caratterizzazione dei personaggi, scritti con brio e sensibilita’ e interpretati, soprattutto quelli femminili, con straordinaria partecipazione: Isabelle Carre’ ha un sorriso disarmante e rende perfettamente l’entusiasmo, la fiducia in se stessa e l’incapacita’ di analisi introspettiva della giovane protagonista; Nathalie Baye e’ sempre luminosa e trasmette con intensita’ la solitudine di una casalinga con i figli gia’ grandi, ma ancora piena di energia e voglia di vivere; simpatico, come sempre, Jean-Pierre Bacri (gia’ visto nella commedia “Il gusto degli altri”), piu’ decorativo Melvil Poupaud. L’azione e’ commentata da un coro attraverso canzoni con parole scritte dalle stesse autrici del film e musicate da Philippe Roueche e Jeff Cohen. L’idea ricorda l’interazione con un coro greco nel teatro di Taormina presente in “La dea dell’amore” di Woody Allen, ma i risultati sono tutt’altro che simili: se la’ si rideva, qui l’eco canora diventapresto insopportabile.

Luca Baroncini (da www.spietati.it)