Recensione n.1
Sotto gli ultimi sprazzi di comunismo, una persona crede ancora ciecamente nel sistema. Ma sa che il pericolo e’ vicino, il sistema rischia di perdersi, e lui assieme ad esso. Trovera’ un rifugio ben poco consolante nella disillusione fredda come l’aria che respira ogni giorno. Film crudo (ispirato da una storia vera) che analizza in special modo tutto il contesto storico in cui agisce questa persona; l’argomento era certamente scottante, e il tutto e’ stato trattato con i guanti, facendo vedere senza far vedere, suggerendo invece interpretazioni psicologico/analitiche di questa malsana schizofrenia empatica. Giocato quasi sotto tono, la regia appare asciutta e pulita, a tratti quasi minimalista, atmosfera torbida, mai banale e che riesce ad imporsi senza mai scadere nel volgare o nello scontato. Qualche lungaggine di troppo si fa perdonare dalla superba interpretazione di Malcom McDowell, quasi irriconoscibile sotto il pesante trucco.
Voto: 7+
Wolf
Recensione n.2
Nello squallore degli ultimi anni di vita dell’Unione Sovietica, mentre anche i bambini scoprono la libidine di dire e pensare “mio”, solo un Comunista Duro e Puro riesce a fare esattamente quello che vuole (sbranare bambini e giovani donne), mite supereroe del male.
Film vagamente senza senso, trasposizione romanzata della vita dell’orrido serial killer della “striscia di bosco” ma anche stigmatizzazione a’ la “libro nero del comunismo” dell’ossimoro politico e morale noto come URSS. Condanna fuori tempo massimo di un regime rinnegato, con tanto di falce e martello nel logo e interpretazione psicoanalitica della schizofrenia etica del comunista sotto pereistroika.
Il pazzo pero’ ipnotizza le vittime: ah, sottile metafora.
E di allusione in allusione e il ritmo ne soffre, tra inutili lunghezze, voragini di sceneggiatura e inutili sfoggi di bravura di Malcolm McDowell.
Mi e’ scappata la pipi’ a partire dalla storia del KGB, un’ora e passa di sofferenza.
Mafe