Regia: Paolo Vari e Antonio Bocola
Fotografia: Mladen Matula
Montaggio: Maurizio Grillo
Cast: Marco Foschi, Matteo Gianoli, Valeria Solarino, Teco Celio, Mauro Serio

Recensione n.1

Fame chimica nasce come mediometraggio presentato all’edizione 1997 di Filmmaker e, soprattutto, come esperimento di docu-fiction realizzato con i ragazzi del quartiere Giambellino di Milano che interpretano se stessi. Il film ha subito un’ampia diffusione nei centri sociali e nelle associazioni di tutta Italia. Da quell’esperienza, Paolo Vari e Antonio Bocola sviluppano il lungometraggio omonimo che ha come protagonista assoluta Piazza Gagarin, agorà immaginario che diventa l’icona di tutte le periferie, milanesi e non. In piazza si incontrano tutti: gli abitanti del quartiere, gli immigrati (marocchini e albanesi) e i ragazzi, detti anche “zarri”, che trascorrono la propria vita abbandonati sulle panchine fra una sigaretta e una canna.
Il film è anche una storia d’amore à trois – alla Jules et Jim per intenderci – fra Claudio Manuel e Maja. Claudio (l’ottimo Marco Foschi) lavora per una cooperativa, un lavoro mal retribuito e di nessuna soddisfazione, simbolo della sua resa esistenziale che rispecchia quella del padre (l’eccellente Teco Celio). Manuel (Matteo Gianoli, straordinario attore non professionista) è invece un piccolo spacciatore, che vive di espedienti e che non vuole crescere, che rimanda di giorno in giorno il momento in cui “mettere la testa a posto”. Maja, figlia del reazionario tabaccaio del quartiere, è emigrata in Inghilterra alla ricerca di una nuova vita, di una possibilità. Tre personalità diverse e complementari, legate da un profondo sentimento di affetto e di complicità.
Le loro storie si snodano sullo sfondo del degrado, soprattutto sociale e relazionale, del quartiere. Gli abitanti, sobillati da qualche politico locale, raccolgono firme per edificare una cancellata che separi in due la piazza, che divida le due comunità: quella dei residenti “storici” da quella degli immigrati. Nonostante le incursioni sistematiche della polizia, l’unico autentico luogo di aggregazione rimasto è il centro sociale della zona. La colonna sonora non fa che sottolineare questa che è poi la tesi del film. Luca Persico, leader dei 99 Posse, è il direttore artistico che ha coinvolto nel progetto autori come Pino Daniele, Al Mukawama, Zion Train, il gruppo E Zezi, Subsonica, Ludovico Einaudi, Royalize e altri.
Tutti i quartieri periferici di Milano sono citati, mentre i protagonisti li percorrono in sella ai loro irrinunciabili motorini, rimandandoci con la memoria ad alcune scene di “Caro Diario” di Nanni Moretti. Si tratta di un’autoproduzione in quanto gli autori hanno scelto di non attingere ai finanziamenti pubblici né di fare capo a un unico produttore, che avrebbe sicuramente imposto limiti al progetto. Una scelta di campo coraggiosa e controcorrente, giustamente premiata sia dalla critica che dal pubblico.

Mariella Minna

Recensione n.2

Se dicessimo che ogni luogo ha un suo carattere, un sua anima, un suo modo di essere, sicuramente quello di Milano, così per come emerge dal film “Fame chimica”, sarebbe pessimo.
Nella pellicola di Vari e Bocola, frutto di un lungo lavoro produttivo partito da un cortometraggio dallo stesso titolo ed apporodato solo ora alla sua forma attuale, si racconta di come si vive nella Mialno di periferia, un luogo difficile in cui tutto sembra rimanere sempre uguale, nel quale si buttano via le giornate standosene seduti nella piazza di quartiere, dal quale in tanti vorrebbero scappare ma al quale alla fine si resta sempre ancorati. E’ in questo contesto, fatto di ragazzi che per lo più vivono di piccoli furti, di spaccio di droga, che passano le loro giornate in attesa dello sballo di un comune sabato sera da trascorrere in discoteca, che si intrecciano le storie e le vite dei tre protagonisti del film: Claudio, Manuel e Maja. Tre ventenni uniti da un profondo legame, che va ben al di la della comune provenienza, che cercano di ritagliarsi un proprio spazio nel mondo, chi facendo un lavoro diverso da quello sperato, chi cercando delle scorciatoie e chi fuggendo.
Fame chimica è un bel film che racconta senza fronzoli le difficoltà della vita nella periferia di una metropoli in cui ai problemi di sempre se ne affiancano di nuovi, come la convivenza con gli immigrati, ed in cui solo l’amore e i sentimenti sembrano in grado di farti vedere un po’ meno grigio il mondo che ti circonda.

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SINOSSI

Piazza Yuri Gagarin.

Nella realtà non esiste, ma la si potrebbe trovare nella periferia qualunque di una qualunque metropoli europea. Per noi è diventata la piazza che abbiamo sotto casa, al quartiere della ‘Barona’, nella periferia sud-ovest della città di Milano.

E’ qui che è ambientata la nostra storia.Piazza Yuri Gagarin è un microcosmo periferico che pareva vitale e capace di grande solidarietà negli anni delle utopie ma che ha finito per raccogliere e amplificare tutte le tensioni e i conflitti sociali del mondo di oggi. Marocchini e albanesi – gli immigrati – da una parte, i residenti che incitano all’ordine dall’altra. In mezzo gli ‘zarri’, i giovani del quartiere, che trascorrono pomeriggi e serate intere sulle panchine e quando si vedono costretti a fare i conti con la realtà trovano davanti ai loro occhi un futuro che sembra un vicolo cieco.

Due amici continuano a trovarsi nella piazza dove si sono conosciuti da bambini e dove sono cresciuti insieme, con i ragazzi della periferia urbana, i cosiddetti zarri. Ormai hanno due vite diverse, uno vive facendo il ‘pusher’ l’altro ha un lavoro ‘regolare’, molto faticoso e mal pagato. Ma continuano a vedersi e rispettarsi, finché tra loro non si inserisce una bella ragazza, di cui entrambi si innamorano. Sullo sfondo delle tensioni sociali che si accumulano nella piazza, la storia di una lunga amicizia sembra sgretolarsi. Ma appena chiariti gli equivoci un evento drammatico sembra chiudere per sempre le prospettive del giovane ‘pusher’. L’amico decide allora di dare una svolta alla sua vita e di guardare il mondo con occhi diversi.

Uno dei 5 ‘progetti produttivi’ sostenuti dal festival Filmmaker nel 1997 era il mediometraggio ‘Fame Chimica’, diretto da Antonio Bocola e Paolo Vari.

Un esperimento di ‘docu-fiction’ realizzato con i ragazzi del quartiere Giambellino di Milano, protagonisti e interpreti di se stessi. Il film ebbe un’ampia diffusione in un circuito di centri sociali e di associazioni di tutta Italia.

Cinque anni dopo gli stessi autori realizzano un lungometraggio di finzione, chiamato anch’esso Fame Chimica, yes”> che è il punto di arrivo di quell’esperienza. Il nuovo Fame Chimica fa proprie alcune convenzioni narrative del cinema per raccontare da vicino il mondo dei ragazzi di periferia: la panchina in piazza su cui si ritrovano da anni, le acrobazie con gli scooter, la discoteca del sabato sera, le pastiglie che ‘si calano’, la vitalità esplosiva e le crude disillusioni che battono alla porta del loro avvenire. Sullo sfondo c’è la ‘loro piazza’, il luogo dove sono cresciuti, divenuta nel tempo un accumulatore delle tensioni e dei conflitti che marcano la società italiana di oggi.

Un momento critico nel rapporto tra due amici (uno è un piccolo ‘pusher’ di quartiere, l’altro un giovane lavoratore precario) fa emergere la vitalità istintiva e l’attaccamento di questi giovani a un mondo di valori contraddetto sistematicamente dalla pressione del mondo esterno, che li stringe in una morsa soffocante. Quando diventano consapevoli dell’inganno di una realtà senza sbocchi possono scegliere di arrendersi al senso di una sconfitta che sembra decretata dalla nascita oppure decidere di resistere ad ogni prezzo all’omologazione e alla perdita di sé.

La necessità di mettere in scena personaggi veri e credibili ha portato a valorizzare le qualità di attori giovanissimi o le caratteristiche di spontaneità e freschezza che appartengono a ‘non attori’, come Marco Foschi, uno dei giovani attori più interessanti della scena teatrale attuale, Matteo Gianoli, attore non professionista che rivela un talento sorprendente, oppure Valeria Solarino, neo-diplomata alla scuola di recitazione di Torino diretta da Luca Ronconi. A loro fianco figurano attori di grande esperienza e sensibilità, come Teco Celio, interprete tra l’altro di film di Kieslowski, Alain Tanner, Daniel Schmid, Francesco Rosi, Giuseppe Bertolucci.

Le musiche hanno un ruolo fondamentale in un film di giovani e per i giovani. Luca ‘Zulù’ Persico – il leader dei 99 Posse – ha assunto la direzione artistica delle colonna sonora e ha coinvolto musicisti come Pino Daniele, Al Mukawama, Zion Train, il gruppo ‘E Zezi, Subsonica, Ludovico Einaudi, Royalize e altri che con lui danno vita a una colonna sonora vicina alla sensibilità giovanile e capace di sottolineare emotivamente il senso e l’atmosfera del film.

Il film è girato in Super 16 trasferito su 35 mm., con una fotografia a cavallo tra naturalezza e intensità emotiva curata da Mladen Matula, direttore della fotografia di fiction, documentari e pubblicità formatosi a Zagabria.

Il montaggio, che punta a valorizzare lo sviluppo emotivo del racconto, è a cura di Maurizio Grillo, montatore di diversi corti, documentari e filmati pubblicitari.

NOTE DI PRODUZIONE

Fame Chimica si sviluppa a partire da un modello produttivo che tiene conto della realtà del sistema di produzione cinematografico e cerca di scavalcarne le strozzature e gli ostacoli. La produzione del film non attinge a finanziamenti pubblici e non fa capo ad un unico produttore, che tende ad imporre condizioni artistiche e produttive per il buon esito del film spesso con risultati scarsi.

Il progetto Fame Chimica nasce da un gruppo di persone che hanno dato vita alla cooperativa Gagarin (dal nome della piazza che è al centro del film), nucleo ispiratore artistico e produttivo del film.

Gagarin ha chiesto una partecipazione produttiva a tutti coloro che hanno preso parte alla sua realizzazione: persone e società che ritenevano che il film avesse ragione di esistere e che si sono adoperate, ciascuno per la sua parte, perché questo avvenisse. Tutti costoro hanno re-investito nel film una parte del compenso per la loro prestazione professionale trasformandola in apporto finanziario alla produzione. La quasi totalità delle persone che hanno lavorato, ognuno col suo ruolo, alle diverse fasi di realizzazione del film, buona parte delle società che hanno messo a disposizione mezzi o servizi per le riprese e il montaggio oltre ad alcuni finanziatori che hanno investito nel progetto credendo nelle sue potenzialità, sono diventati effettivamente e formalmente comproprietari del film, attraverso una formula di associazione in partecipazione che ha dato vita all’Associazione Fame Chimica yes”> yes”> e che riconosce a ciascuno dei suoi aderenti quote di proprietà del film proporzionali al proprio apporto. L’Associazione Fame Chimica insieme con la coop Gagarin che la rappresenta, è il produttore di maggioranza del film.

Determinante per la realizzazione di Fame Chimica il rapporto di co-produzione con la società UBU Film e con Gagarin, produttore esecutivo del film.

Fame Chimica è stato pre-acquistato in Italia da Tele + e verrà trasmesso sui canali Pay Tv di Sky Italia.

Tramite la CISA Service, casa di produzione che ha sede a Lugano, il film è stato pre-acquistato anche dalla Televisione della Svizzera Italiana e ha avuto un finanziamento dal Canton Ticino.

Il progetto è realizzato in associazione con Filmmaker, festival milanese finanziatore del primo ‘Fame chimica’ e con la collaborazione del CNCA, Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza.

A differenza di quanto accade abitualmente, quindi, Fame Chimica è diventato proprietà condivisa di una ‘rete’ di persone, società, enti che riconoscono al progetto un valore artistico e culturale e una potenzialità di mercato. Questo ha finito per porre il suo processo di realizzazione al di là degli schemi abituali, portandolo verso un’organizzazione del lavoro più aperta, in grado di dare valore alla partecipazione, alla collaborazione e alla valorizzazione del ruolo professionale di ognuno.

Dal 1995 lavorano come registi di fiction, documentari, video clip, spot pubblicitari.

Hanno diretto il lungometraggio Fame Chimica, prodotto dalla Cooperativa Gagarin con l’Associazione per Fame Chimica, Ubu Film e CISA Service.

Hanno diretto i film mediometraggi Fame Chimica (1997), vincitore del “Premio Filmmaker” e del ”Festival di Arcipelago”, Liberi tutti (1998), Pompeo (1999), produz. Filmmaker e CNCA.

Hanno scritto e diretto la docu-soap I Love Italy (8 puntate prodotte da Telepiù e dalla TSI) e numerosi documentari tra cui Lavoro in corso (Prod. Monogatari, trasmesso da Mediaset), Le mani sulla vita (90 min. Prodotto da Camera G&P e Rai Fiction, in onda su TSI e Arté nel 2002), Regolarmente, Prod. Zebra Communication / Min. Affari Sociali, Potrei Credere solo a un Dio che sapesse danzare, Prod. Studio Equatore / Metamorphosi, Segnalato al Festival di Riccione TTVV, Europa-Maghreb,

Nel 2001 hanno lavorato come autori e registi alla trasmissione televisiva Le Iene (Mediaset).

Hanno diretto numerosi spot pubblicitari e videoclip musicali, tra cui Comuntwist dei 99 Posse (premiato come migliore videoclip italiano nel 2001).

Con Multiplicity, agenzia di osservazione del territorio, hanno curato il progetto USE Uncertain states of Europe esibito con una mostra multimediale a Bordeaux 2000, Bruxelles 2001, Tokyo 2001, Perth 2002, La Triennale di Milano.