Un film di Faouzi Bensaidi

Durata: 124 min.

Sinossi

1981, Marocco, nel mese del Ramadan.

In un villaggio nel cuore dell’Atlante, Medhi, un ragazzino di sette anni, va a vivere con sua madre Amina dal nonno Ahmed.

Il padre di Medhi è in prigione. Per proteggere il bambino Amina e Ahmed gli raccontano che è andato a lavorare in Francia.

A scuola Mehdi gode di un privilegio: quello di dover custodire la sedia del maestro.

Attorno a quest’oggetto s’instaura la sua relazione con gli altri e con il mondo.

Il fragile equilibrio della sua vita rischia ogni giorno di andare in frantumi…

Incontro con Faouzi Bensaidi

Com’é nato Mille Mesi ?

La genesi di un film risulta un’alchimia complessa trattandosi della nascita di un vero e proprio desiderio. E’ una cosa tanto strana, irrazionale e inspiegabile quanto qualsiasi desiderio. Forse è un mistero. Un mistero che, credo, bisogna proteggere, perché nel momento in cui viene svelato svanisce, ponendo cosi un termine alla spontaneità della creazione. Ma posso ricordare dei momenti, delle folgorazioni. Gente che aspetta in piedi in cima ad un colle. La lettura di un articolo di giornale che parla di un uomo che ha trascorso la sua vita costruendo una chiesa. L’aver immaginato l’inquadratura di una macchina che sta trasportando dei personaggi da un posto all’altro, ma non come spesso è realizzata nei film, ma come una vera sequenza visiva, rifiutando quindi in tutto il film questa brutta abitudine del tagliare. L’idea di un ragazzino che bada alla sedia del maestro. Sapevo già che la sedia sarebbe stata il centro intorno al quale si sarebbero mossi i personaggi. Fare d’ogni piano una sequenza e d’ogni personaggio un centro. Ogni vita ha la stessa importanza come ogni inquadratura.

Ne risulta una serie di ritratti che le consente di trattare vari aspetti della società marocchina dell’epoca…

Mi consente anche di evitare il racconto lineare che corrisponde allo schema della drammaturgia classica e che avrebbe ridotto il film alla storia di una famiglia, alla vita di un villaggio o al romanzo iniziatico con protagonista un bambino. Quest’ultimo tipo di racconto può anche essere considerato come un genere a parte nel cinema : il film con bambino che ovviamente si serve dello sguardo del bambino, del suo punto di vista per raccontare una storia. In Mille mesi, la moltiplicazione di personaggi permette, invece, di moltiplicare anche i punti di vista e le prospettive. Questo film, gioca con le regole codificate; spero cosi di eludere le aspettative del pubblico. Ho provato nel film a cambiare spesso direzione ma in modo sottile non ostentato. Non è neppure il film rompicapo, che ci lascia con storie da sbrogliare e da chiarire. Molto importava anche per me, il piacere di dare vita ai personaggi che hanno popolato la mia infanzia.

Non viene mai identificato il villaggio in cui si svolge la storia. Dove è stato girato Mille Mesi ?

Scegliere il luogo delle riprese è tanto importante per me quanto scegliere un attore. Il posto in cui si gira il film deve trasmettere un’ emozione che si esprime nella relazione che intercorre tra i personaggi e questo luogo, nel loro modo di muoversi in questo spazio e con questo spazio. Il mio villaggio è composto di spazi sparsi che, una volta riuniti, costituiscono il vero villaggio del film e della storia che volevo raccontare. Nessun villaggio reale avrebbe potuto creare l’effetto ricercato. Mi sembra ovvio: fare un film significa riprendere un mondo che sembri, agli occhi del pubblico, corrispondere alla realtà ma che rappresenta invece la verità del regista. Il regista quando arriva sul luogo delle riprese ha una visione a 360° e deve scegliere il punto di vista che ritaglierà all’interno di questa realtà. Ho girato questo film in diversi luoghi: Marrakech, Casablanca, Meknes e sopratutto Moulay Brahim, un villaggio del Medio Atlante arroccato a 1800 m di altitudine tra Marrakech e Taroudan.

E’ stato facile trovare il giovane attore che recita la parte di Medhi ?

Risulta difficile per tutti i film in cui devono recitare bambini ma poi succede il miracolo ! Direi, per il piacere di sorprendere, che è stato facile…

Mille Mesi s’inserisce in un quadro religioso fortissimo, il mese del Ramadan…

Ciò mi permette d’impostare il film nel momento religioso che regola la vita di tutti e riflettere, in modo del tutto naturale, sul rapporto che hanno i miei personaggi con la religione stessa e la sua trasgressione; il Ramadan regola la vita della gente in un tempo che è sia religioso che sociale. Si raffigura sempre, quando si tratta di religione, il personaggio dell’integralista, gretto e barbuto. Questo non m’interessa. Il rapporto che abbiamo con la religione è molto più complicato, più ampio e più ricco.

Nella scena delle preghiera all’inizio del film, l’apparizione della gallina nel quadro sembra dissacrare l’atto religioso…

Mi piace molto fare convivere tragico e comico, sacro e profano; i contrari coesistono. Spunta, con questa gallina e quelli che la rincorrono, la vita stessa che, in fine dei conti, è più forte di tutto il resto.

Mille mesi è un film autobiografico ?

Certo, ma più per il modo in cui ho filmato che per la storia. Meknes, la città in cui ho trascorso la mia infanzia, è stata edificata su vari colli. Spostandosi nella città, ci si ritrova sempre in alto: si vede cosi il resto della città da lontano, a distanza. Cambiando quartiere, si attraversano dei luoghi che consentono allo sguardo di aprirsi, di ampliarsi. Logicamente, quando faccio cinema a Meknes o in qualsiasi altro posto, mi piace soprattutto utilizzare il campo lungo come ho fatto in Mille Mesi. Il mio sguardo è stato educato cosi.

In effetti, filma poco in primo piano ?

Ne viene fatto un uso inconsiderato nel cinema di oggi. Siamo circondati da immagini in primo piano. Mi sembra che spesso sia visto come l’unico modo per trasmettere emozioni, il che mi crea un certo fastidio. L’emozione può nascere semplicemente, secondo me, dal modo in cui un corpo s’inserisce in uno spazio. Non c’è niente di più bello al cinema che realizzare un’entrata e un’uscita dall’inquadratura: è magia. Il campo largo è per me un modo di filmare particolarmente bello perché lascia più libertà allo spettatore; può contenere più di uno strato, di un rilievo o di un’azione; consente vari livelli di lettura.

Ci sono piani in cui i personaggi si muovono nell’immensità di paesaggi desertici…

Li vediamo da lontano, come se lo sguardo onnipotente di Dio si fosse fermato su di loro. Si dibattono, si aggrappano, si picchiano, si amano o si odiano e nessuno li può aiutare.

Nel suo racconto, il peso delle tradizioni è trasmesso più dalla donna che dall’uomo…

Molte cose sono trasmesse dalle donne. Le viene data troppo spesso la parte della vittima. E’ questa l’immagine commercializzata e sempre più richiesta in Occidente. Non sempre corrisponde alla realtà. I padri possono anche essere sensibili, fragili, assenti, tolleranti, mentre possono non esserlo le donne. Le società sono complesse e molteplici, come gli uomini. In ogni modo, questo modo di trattare le donne come vittime mi da molto fastidio. Le donne nel mio film sono forti, libere, furbe, scherzose, dure…

Quale ricordo le rimarrà delle riprese di Mille Mesi ?

I colli da diserbare ! Avevo trovato un luogo molto arrido, ideale per le riprese del film. Ma si è messo a piovere come mai negli ultimi vent’anni e mi sono ritrovato con rilievi verdeggianti come scenografia principale. Abbiamo dovuto strappare l’erba da colli interi…

Filmografia di Faouzi Bensaidi

Faouzi Bensaidi è nato a Meknes e vive tra Parigi e Casablanca.

Diplomato presso l’Istituto d’Arte Drammatica di Rabat, mette in scena numerose opere teatrali.

Segue nel 1995 una formazione di attore al Conservatorio Nazionale Superiore di Arte Drammatica di Parigi e realizza, nel 1997, il suo primo cortometraggio La Falaise premiato in vari festival nazionali ed internazionali.

Nel 1999, partecipa alle sceneggiatura di Loin, il film di André Tachiné e realizza, nel 2000, due cortometraggi: Le Mur premiato al Festival di Cannes, e Trajets premiato al Festival di Venezia.

Regia

MILLE MOIS 2003 – 124 min

SELEZIONE UFFICIALE CANNES 2003 • UN CERTAIN REGARD

PRIX LE PREMIER REGARD

PRIX DE LA JEUNESSE

PREMIO DELLA MIGLIORE SCENEGGIATURA FESTIVAL PRIMI PIANI DI ANGERS 2002

TRAJETS 2000 – 25 min

LE MUR 2000 – 10 min

LA FALAISE 1998 – 18 min

Sceneggiatura

LOIN de André Téchiné 1999

SÉLEZIONE UFFICIALE FESTIVAL DI VENEZIA 2001

WWW (What a Wonderful World) – In corso

Recitazione

CHEVAL DE VENT di Daoud Aoulad Sayed 2000

LOIN di André Téchiné 2000

TRESSES di Jillali Ferhati 1999

MEKTOUB di Nabil Ayouche 1997

Scheda tecnica

Regista Faouzi Bensaidi

Sceneggiatura Faouzi Bensaidi

Fotografia del set Antoine Héberlé

Suono Patrice Mendez & Franco Piscopo

Scenografia Naima Bouanani & Véronique Melery

Costumi Emma Bellocq

Montaggio Sandrine Deegen

Produttori Laurent Lavolé & Isabelle Pragier GLORIA FILMS

Coproduttori Bénédicte Bellocq & Souad Lamriki AGORA FILMS

Diana Elbaum ENTRE CHIEN ET LOUP

ZDF/ARTE • RTBF • SOREAD • STUDIO EL ORCH

CNC • CANAL+ • GIMAGES • CCM • YLE • SBS •

Seville Pictures • MEDEA • Fondazione MonteCinemaVerità

e AIF

Casting

“Mi piace riunire attori professionisti e attori dilettanti. In Mille Mesi sono gli abitanti

del villaggio che hanno recitato. Mi pare che sia uno stimolo per tutti e dia veridicità.”

MEHDI Fouad Labied

AMINA Nezha Rahil

AHMED Mohammed Majd

Il giovane CAÏD e

suo fratello LKHATIR Abdelati Lambarki e Mohamed Bastaoui