Recensione n.1
Joanna (Nicole Kidman) é una donna di grande successo, direttrice di un importante network televisivo statunitense, quella che spesso si usa definire come la classica donna in carriera che dedica tutto il suo tempo e le sue energie al lavoro tralasciando marito e figli. Uno stile di vita, il suo, che muta improvvisamente quando perde il proprio lavoro e la vita vissuta fino a quel momento, precipitando in una fase depressiva ed è allora che suo marito Walter (Matthew Broderick), semplice impiegato nello stesso network, decide di licenziarsi per trasferirsi da New York, cambiare completamente la loro vita e cercare di salvare moglie e matrimonio. E’ così che la famiglia Eberhart arriva a Stepford, una tranquilla cittadina del Connecticut dove tutto sembra perfetto, dove la case sono bellissime ville, i giardini estremamente curati e dove le famiglie rispondono a quei canoni che le portano ad essere definite come ideali. Un posto quasi fuori dal mondo e dal tempo (sembra di essere rimasti bloccati negli anni 50) dove gli uomini sono sempre felici e soddisfatti e le donne amabili, amate e servizievoli, insomma perfette! Una perfezione quasi esagerata che porta Joanna ad avere fin dall’inizio un atteggiamento sospettoso nei confronti di tutti coloro che le stanno attorno ed è così che insieme ad altri due esuli newyorchesi, interpretati da Bette Midler e Christopher Walken, inizia ad indagare su cosa si cela dietro questa facciata. Ciò che emergerà sarà la scoperta della presenza di una particolare macchina con la quale i mariti traformano le proprie mogli in robot cosi da farle rispondere completamente ai loro ideali, anche se poi il risultato non è molto vario dato che il 90% delle donne sono bionde, formose, abbastanza superficiali e totalmente sottomesse.
“La donna prefetta”, remake di una pellicola del 1975 e tratto dal libro di Ira Levin del 1972 La fabbrica delle mogli, si propone, attraverso l’interpretazione di un cast di grandi nomi tra cui figura anche quello di Glenn Close, di affrontare il tema dei rapporti di forza tra i due sessi in un mondo come quello odierno in cui le cose si sono sempre più ribaltate e le donne hanno assunto quel ruolo forte che un tempo era tradizionalmente assegnato agli uomini.
Un film carino e a tratti divertente che sicuramente gode dell’ottima prova interpretativa delle sue attrici e che ci vuole ricordare come perfezione non sia sempre sinonimo di felicità.
Silvia Benassi
Recensione n.2
Critica sociale, ancora più televisiva, “La donna perfetta”, esce in coda di stagione, quando i reality show italiani sono ormai conclusi ed è tempo, per le televisioni, di programmare il palinsesto del prossimo anno. Il caustico punto di vista di Frank Oz preannuncia quello che accadrà sullo schermo con un imprevedibile quanto reale colpo di scena iniziale per trasferire l’azione in un paesino del bien vivre dove mogli e mariti si vogliono bene e tutto funziona alla perfezione.
Joanna Eberhart, conduttrice televisiva di successo, e presidente di un Network, ha il mondo dell’ascolto ai suoi piedi. Durante una presentazione davanti a un folto pubblico, però, qualcosa va storto e accade l’inaspettato. La perfezione della sua vita si scioglie in un attimo, in un fotogramma, e Joanna entra in una crisi depressiva totale, insieme di apatia e perdita di convinzione. Per cercare di recuperarla, il marito Walter, insieme ai due figli, la portano a Bedford, una cittadina linda e senza imperfezioni, dove le donne sono brave e belle, gli uomini ligi e fedeli. Ma c’è qualcosa di insolito che inquieta Joanna. Cosa?
Ispirato liberamente a un thriller del 1975, il film di Oz, fra gli autori più accreditati della commedia americana leggera (fra i suoi film “In & Out”), riprende e rappresenta la nostra realtà, ma non riesce mantenerne la continuità. “La donna perfetta” ha il difetto di non coinvolgere totalmente, di non percorrere un filo conduttore unico nel correre della sua storia. Il film è un insieme di grandi gag e battute ciniche e vere, e Glenn Close nel suo ruolo di “regina” di Bedford, è perfettamente a suo agio. Dichiarazioni e frasi sopra le righe, ricche di enfasi grottesca, ghigni satanici ad occhi aperti e modi di fare dolci e ammicanti verso le persone che le stanno intorno. La star è lei.
Nicole Kidman, onestamente in parte, è vittima delle due realtà, quella televisiva e quella di questo perfect world, sorta di bengodi con il quale mom può convivere. Gli altri attori, fra cui Broderick e Cristopher Walken, non meritano attenzione, sebbene la loro interpretazione, soprattutto quella del secondo, potrebbe essere interessante.
“La donna perfetta” è pungente anche se prevedibile, geniale (nei dialoghi) per istanti, banale nel suo insieme, concluso da un finale buonista che fa recriminare le dure atmosfere dell’originale. Le numerose parti che il regista ha dovuto riscrivere hanno modificato l’idea originale di un film mainstream, che rimane tuttavia una visione godibile.
Mattia Nicoletti