Dopo aver visto The Bourne Identity, quasi non ci si stupisce piu’ a trovarsi di fronte quel bambolotto ipertrofico di Matt Damon in versione Terminator, freddo, inespressivo e letale. Al punto che addirittura sembra che abbia paura di guardarsi allo specchio. Il suo incubo non e’ finito e il passato continua a perseguitarlo, alimentando e liberando quella rabbia che covava dentro di se, come una belva chiusa in gabbia. Questa volta si tratta di una vendetta personale ed e’ deciso a chiudere i conti una volta per tutte, finche’ non scopre che c’e’ sotto dell’altro… Poco movimentato, possibilmente anche meno del suo predecessore, il film comunque e’ teso, metodico, quasi misurato in ogni singola scena, con location fredde e anonime che sottolineano bene la violenza mai fine a se stessa e l’alienazione psicologica del protagonista, che riesce a trovare lo spazio per nuovi sentimenti, tra cui il rimorso e il perdono. Spionaggio a parte, il film non decolla mai, eppure riesce a mantenere, corredata da una buona colonna sonora, una suspence “di superficie” che intriga, quasi a voler portare lo spettatore all’interno della storia, rendendo maggiormente partecipi dei movimenti del protagonista.
Bourne supremacyUn po’ troppo forzata la scelta della telecamera a mano anche dove non serviva (cos’e’, sta tornando di moda?), ma tutto sommato non infastidisce eccessivamente, se non nelle sporadiche scene d’azione, dove il tutto risulta un po’ troppo confuso. Qualche incongruenza nella sceneggiatura si poteva anche evitare, ad ogni modo la confezione e’ migliore del primo episodio e come ho detto prima, anche piu’ coinvolgente. Da vedere e rivedere l’inseguimento finale. Voto: 7

The Wolf