Titolo originale: National Treasure Paese: USA
Regia: Jon Turteltaub
Interpreti: Nicolas Cage (Benjamin Franklin Gates), Justin Bartha (Riley Poole), Sean Bean (Ian Howe), Diane Kruger (Dr. Abigail Chase), Harvey Keitel (Sadusky), Christopher Plummer (John Adams Gates), David Dayan Fisher (Shaw)
Produzione: Jerry Bruckheimer e Jon Turteltaub
Distribuzione: Buena Vista Durata: 100’

Recensione n.1

Benjamin Franklin Gates discende da una famiglia che per generazioni ha dato la caccia al prezioso tesoro dei Templari. L’ultimo indizio di quella che sembra una inutile ricerca capita finalmente nelle sue mani: un messaggio cifrato sul retro della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Ma Benjamin non è l’unico sulle tracce del tesoro e la questione si complica ulteriormente.
“AVVENTURA PER FAMIGLIE”
Jerry Bruckheimer è ormai un’icona del “popcorn-movie”. I film che ha prodotto (tra gli altri “The Rock”, “Con Air”, “Armageddon”, “Fuori in 60 secondi”, “Pearl Harbor”, “La maledizione della prima luna”) hanno tutti un comune denominatore: non pensare, agisci (e intanto strafogati di granturco). Ovviamente il ritmo e l’azione non vanno
quasi mai a braccetto con la logicità, o con personaggi che riescano a sfuggire a dinamiche elementari. “Il mistero dei Templari” non fa eccezione. Comincia tra i ghiacchi con un prologo alquanto improbabile, ma necessario per creare il furto del secolo e il cattivo di turno, ci mette un po’ a decollare, almeno fino a dopo il trafugamento della “Dichiarazione d’Indipendenza” (più semplice che compilare i moduli per un bonifico bancario), e scivola in un finale accontenta-tutti assai grossolano. Anche il cast punta sull’effetto, affiancando star come Nicolas Cage (convincente una volta superato l’ostacolo della pettinatura), Jon Voight, Harvey Keitel, Sean Bean; maggiore astrazione è richiesta per accettare che la graziosa Diane Kruger sia la direttrice degli Archivi Nazionali e che il poco più che ragazzino Justin Bartha sia una sorta di tecno-archeologo tuttofare, ma lei ha la funzione di accarezzare gli ormoni del teen-ager e lui di sdrammatizzare. Del resto i personaggi sono solo pedine del gioco: cacciatore del tesoro che deve riscattare l’onore della famiglia (ma di cosa vive?), papà brontolone ma saggio, bella di turno, assistente imponderabile (sembra Robin, il compagno di Batman, nel senso che il vero mistero, altro che Templari, è la natura del rapporto che lo lega al protagonista), poliziotto conciliante e cattivo con la sua ghenga. Gli approfondimenti psicologici non sono quindi il fulcro di una sceneggiatura in cui le coincidenze si sprecano (buoni e cattivi decidono di rubare la Dichiarazione d’Indipendenza la stessa sera, sic), il patriottismo titilla l’America reazionaria (e, pare, vincente) e un certo machismo aleggia indisturbato (può un’auto sostituire un amore, come nel finale? Sta per crollare tutto ma lui deve baciare lei!). Il maggior difetto è quello di creare premesse eccitanti, in cui l’azione sembra sottintendere magia o comunque intrigo, ma di trovare quasi sempre soluzioni narrative e di regia approssimative, in cui è inutile porsi domande sul perché dei fatti. Il maggior pregio è invece quello di costruire un’adrenalinica caccia al tesoro che pare un bignamino della storia americana e spazia dal Lincoln Memorial di Washington, con tappe alla Indipendence Hall e alla Liberty Bell di Philadelphia, fino alla Trinity Church di New York, seguendo le tracce lasciate dai Padri Fondatori sul retro della Dichiarazione d’Indipendenza. Una volta presa coscienza dell’illogicità di quanto scorre freneticamente sullo schermo, con personaggi che, chissà perché, sembrano sempre sapere quello che devono fare, non resta che decidere se stare al gioco oppure no. Se si accetta di non soffermarsi sui dettagli il film ha un suo piglio che trascina e, senza cedimenti di ritmo, c’è pure spazio per un moderato divertimento. Se invece si è scettici in partenza, tanto vale non varcare la soglia del cinema, perché il lungometraggio di Jon Turteltaub mantiene ciò che promette. Scontato il successo internazionale, visto il tema molto di moda (vedi “Il codice da Vinci”) e l’assenza di controindicazioni “per tutta la famiglia”. Ovviamente tutto molto effimero, illusorio e senza retrogusto. Ma, in fondo, che male c’è? L’importante è non staccare il dito dal telecomando solo per film del genere!
VOTO: 6

Luca Baroncini de Gli Spietati

Recensione n.2

Vedere Nicholas Cage, con la sua solita faccia imbolsita, a interpretare con disarmante noncuranza film drammatici alternati a thriller, commedie e film d’azione, fa pensare. Questo perche’ ritengo (al di la’ delle sue interpretazioni) che spesso e volentieri abbia imbroccato il successo grazie alla qualita’ delle sceneggiature, del regista o degli interpreti che si trovava a fianco, piu’ che alla sua bravura intrinseca (cio’ non toglie che abbia fatto comunque alcuni film notevoli). Detto questo comunque, troviamo come regista Jon Turtletaub, collaudato mestierante di casa Disney, che ci propone questa brillante avventura in bilico tra Indiana Jones e Ocean’s Eleven (mi si passi questo confronto forse non proprio all’altezza, ma giusto per rendere l’idea), con alcune scene piuttosto ben dirette, soprattuto nella prima parte. Il film ha purtroppo il difetto di essere troppo lungo, soprattutto nel secondo tempo, che risulta a tratti noioso e alquanto scontato, con alcune cadute di ritmo. Nel complesso comunque, rimane un film abbastanza disgnitoso e divertente, seppur non troppo originale.
Voto: 6 e 1/2

The Wolf