Tre grandi registi per un film corale sul viaggio. Un viaggio fisico che ha portato Kiarostami, Loach e Olmi a macinare ben 4880 km ciascuno per un totale di 14.640 km percorsi su una vera tratta, di un vero treno, con veri controllori e macchinisti ma soprattutto un viaggio nell’animo umano e nelle sue fragilità. Un film a spicchi, prodotto da Domenico Procacci, che mantenendo un filo conduttore si presenta, comunque, a comportamenti stagni.
Romantico, l’episodio di Olmi, con un Carlo delle Piane eccezionale nel ruolo dell’uomo maturo alla prese con un sentimento d’amore difficile da poter esprimere alla giovane Valeria Bruni Tedeschi. Divertente e colorato lo spicchio succoso dell’iraniano Kiarostami che vede una grossa signora maltrattare psicologicamente un giovane soldato, in servizio civile, interpretato da Filippo Trajano, un volto nuovo del nostro cinema ma già capace di porre su di sé i favori di critica e pubblico. No global e socialista, invece, Loach che pone sul treno tre tifosi del Celtic che salveranno una famiglia albanese dal controllo della polizia.
Un mix di stili e di sguardi che rendono la pellicola un magistrale esempio dell’arte cinematografica, imperdibile se si vuole godere appieno dell’ottava arte.

Valentina Castellani