Recensione n.1
La crociata di Scott
La terra santa è un far west del fanatismo religioso dove si affrontano civiltà complementari nel proprio integralismo. “Kingdom of heaven” è un fantasy melodrammatico contro le crociate di allora e di adesso. Per Hollywood nell’era di Bush, equivale al coraggio di un’eresia.
Luca Celada, Los Angeles.
Nell’epoca della guerra preventiva, del conflitto come risoluzione pacifica e degli eserciti come ambasciatori di pace, l’interesse di Ridley Scott per le crociate sembra tutto fuorché scontato.
Un film, quello del regista, che uscirà nelle nostre sale il 6 maggio, che parla di guerra e scontro di religioni, in un epoca come quella del 1100 che sembra, davvero, uguale al nostro moderno 2005. Forse proprio questo parallelismo temporale, non è stato perdonato a Scott tanto da far crescere una lenta e profonda critica nei confronti della sua ultima pellicola, soprattutto è stato imputato al povero Ridley di aver voluto parlare,in un momento tanto complesso, del conflitto tra cristiani e mussulmani, preferendo i
primi ai secondi. In tutta l’America studiosi e accademici hanno, quindi, sentito il forte desiderio di esprimere il loro parere, sulla pellicola, dal punto di vista storico e religioso, Khaled el-Fadl, professore universitario, dichiarava pochi giorni fa il suo disappunto sulle pagine delle maggiori riviste americane, accusando la produzione di “insegnare agli spettatori ad odiare i mussulmani”, dal canto loro Ridley Scott e lo sceneggiatore William Monahan sostengono a spada tratta, ed è proprio il caso di dirlo, la loro opera, assicurando l’elevata ricerca storica che ha preceduto la realizzazione dello script e lo stesso regista ha più volte espresso la sua volontà di “ non fare un documentario ma un film epico sui cavalieri che mi hanno sempre attratto perché come i cowboys e i poliziotti sono personaggi che offrono storie di uomini pronti a combattere per i propri ideali. Tutto qui”.
E al di là delle polemiche “Kingdom of heaven” è davvero un film epico che parla di valori da difendere e di eroi pronti a farlo come il protagonista Balian di Ibelin, interpretato da un sempre più lanciato Orlando Bloom che sembra a proprio agio solo in ruoli che prevedano spade e abiti d’epoca, il quale da semplice fabbro sconvolto dalla morte della moglie diventerà un giovane crociato a cui saranno affidate le chiavi e la difesa di Gerusalemme e che proprio attraverso questa esperienza riuscirà a congiungersi con un padre mai conosciuto, che ha il volto e il carisma di Liam Neeson e a ritrovare la forza dell’amore nella giovane principessa Sibylla (Eva Green). A far da sfondo alla storia personale, troviamo epiche battaglie che vedranno il contrapporsi tra i cristiani più intolleranti e i mussulmani del famoso Saladino.
“Le Crociate” hanno davvero tutti i presupposti per diventare un kolossal, non solo una storia controversa e contestata da cui partire, con grande gioia del reparto marketing della FOX, ma, soprattutto, un gigantismo per immagini che caratterizza da sempre Scott e che per il film lo ha portato a svolgere un lavoro di nove mesi, davvero un figlio, di cui solo cinque per la preproduzione. Le riprese, invece, si sono svolte tra la Spagna e il Marocco dove il responsabile degli effetti speciali Wesley Sewel, già nella troupe del Signore degli anelli, ha saputo ricreare da soli trecento metri, kilometri di cinta muraria e da soli 2000 soldati saraceni ben 200 mila militari e tutto attraverso un lavoro d’animazione digitale che passa davvero inosservata, vista la sua perfezione, al momento della visione del film.
Un lavoro abissale e grandioso che ha portato il regista alla produzione di ben tre ore di girato che si potranno godere pienamente solo con l’uscita futura del DVD ma soprattutto, “Le crociate”, sono un lavoro che ha attirato, come api sul miele, innumerevoli attori di Hollywood e non solo, pronti a sostenere estenuanti provini per ottenere la parte cosi come accaduto al bel Orlando che ammette “Ero terrorizzato, avevo dodici ore per preparare l’audizione e sei per imparare alcuni dialoghi. Ho sempre dovuto fare audizioni per ottenere le parti sono stato però sempre fortunato”.
Dal canto suo la giovane Eva Green che interpreta la principessa Sibylla, afferma candidamente che prima del film sapeva molto poco delle crociate e che lavorare con un perfezionista come Ridley Scoot l’ha portata a dare il meglio di sé e quindi a ritornare sui libri per capire come andarono le cose, si sente, soprattutto, orgogliosa di aver lavorato con nomi storici del cinema mondiale come Jeremy Irons, Liam Neeson ed Edward Norton, tanto da ammettere con il suo candore giovanile di essersi sentita il cuore letteralmente in gola la prima volta che si è trovata di fronte a Edward Norton “in assoluto il mio attore preferito”.
Cordialissimo anche Jeremy Irons che in merito alle polemiche suscitate dal film esprime il suo disaccordo nei confronti di chi vede nelle pellicola eccessi d’intolleranza “ In sintesi la storia del film è quella di persone che si uniscono in clan e che combattono gli altri perché diversi”
“Le Crociate” non sembra per nulla spaventare i suoi interpreti e il suo regista che afferma candidamente “ al massimo sbagli, mica muori. Quando stavo facendo Il Gladiatore a Hollywood molti ridevano. Ora stanno preparando il sequel”
Un film che ha tutti i presupposti per entrare nella storia, non ci rimane che acquistare il biglietto e aspettare che la magia del cinema ci coinvolga di nuovo, lasciando agli studiosi il gusto della polemica. Buona visione!!!!
Per saperne di più:
www.kingdomofheavenmovie.com
Valentina Castellani
Recensione n.2
Dopo aver reinventato il genere storico, Ridley Scott lo piega all’attualità, giocando d’astuzia con l’epica medioevale e con i sentimenti contrastanti provocati dalle nuove e dalle vecchie crociate. Come non rivedere i conflitti di oggi tra occidente e oriente, tra laicità e fanatismo e tra bellicosità e saggezza rispecchiati (spesso a parti inverse) nelle sanguinolente battaglie medioevali tra Latini e Saraceni?
Il Cavaliere Baliano di Ibelin, giunto in Terra Santa in cerca di redenzione e di se stesso dopo la morte della moglie e dell’appena conosciuto padre, si ritrova ad essere il difensore di Gerusalemme dal Saladino, inopinatamente provocato dalle follie guerrafondaie del re cattolico della città, successore del pacificatore Baldovino di Fiandra.
Scott combatte la sua personale battaglia per la pacificazione e la convivenza dei popoli utilizzando ciò che meglio conosce: il cinema come amplificatore delle emozioni, presentandoci grandezze e miserie umane nella misteriosa e fangosa cornice medioevale.
Il messaggio del film è comunicato attraverso una sceneggiatura semplice, con qualche sconfinamento nell’epico-retorico, ma sufficientemente convincente nonostante qualche deviazione dalla veridicità storica (ma Saladino non era “il Feroce”?).
La spettacolare messa in scena è potentemente supportata da una suberba fotografia e da un montaggio emozionante: ogni colpo di spada è degno di nota, senza che gli ormai inevitabili “ritocchi” digitali siano ingombranti o, peggio, imbarazzanti.
Discreta la prova di Bloom-Baliano, eroico come tutti i Cavalieri senza macchia che si rispettino, anche se un tantino portato allo sguardo eroicamente vacuo verso l’orizzonte. Da segnalare le ottime prove di Jeremy Irons (il saggio Tiberias) e di Edward Norton nella parte mascherata e misteriosamente affascinante di Baldovino IV di Fiandra, re lebbroso di Gerusalemme. Degna di nota la memorabile sequenza della sua morte. Piuttosto asfittica la prova di Eva Green, principessa triste e, forse troppo, diafana.
Qualcuno eccepirà che il finale sconfina un tantino nella retorica, ma quale film dedicato ad un eroe triste della Crociata, Cavaliere e Armigero del XII secolo, difensore senza speranza della Terra Santa, non sia adatto, e anzi non necessiti, di una dose sufficiente di epica dei buoni sentimenti, soprattutto nel finale, dopo due ore e mezza di ottimo sangue e sudore?
Andrea Castellanza