Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Fenton Bailey, Randy Barbato
Fotografia: David Kempner, Teodoro Maniaci
Montaggio: William Grayburn, Jeremy Simmo
Musiche: David Benjamin Steinberg
Suono: Jayme Roy
USA, 2005 – Documentario – Durata: 92′
Voce narrante: Dennis Hopper (Rodolfo Bianchi)
Uscita: 27 maggio 2005
Distribuzione: Mikado
È il giugno del 1972 …
È il giugno del 1972 quando la pornografia esce dalla clandestinita’ grazie al successo, inaspettato e colossale, del film Gola Profonda (25.000 dollari di costo per un incasso globale di oltre 600 milioni). Il documentario di Fenton Bailey e Randy Barbato ne ripercorre la storia, dalla rocambolesca genesi alle ripercussioni sociali, attraverso una formula che ricalca lo stile di Michael Moore: contrapposizione di pareri, voce fuori campo (nell’edizione originale Dennis Hopper), musica accattivante e montaggio ad effetto. E’ l’occasione per approfondire un periodo storico tutto sommato vicino (poco piu’ di trent’anni fa) che sembra ancorato a una morale arcaica e distorta, purtroppo ancora in parte attuale. La forza del film di Gerard Damiano fu nel porre inconsapevolmente l’attenzione su aspetti tabù della sessualità: il piacere femminile, fino ad allora tacitamente negato, e la fellatio, in alcuni stati americani considerata illegale. L’idea del clitoride della protagonista spostato nella gola passa quindi, da trovata originale e grottesca, a simbolo di una nuova consapevolezza sessuale. Un modo per poter finalmente porre l’attenzione su aspetti su cui, oggi come allora, sembra sempre consigliabile glissare. Sono soprattutto i media a decretare il successo del film e a creare l’evento (per distogliere l’attenzione dai veri problemi, allora il Vietnam, oggi l’Iraq), con la mannaia della censura che, come al solito, accende la curiosità invece di soffocarla. Il documentario mostra con efficacia, attraverso spezzoni del film (l’unica scena hard esibita e’ quella che spiega nel dettaglio il significato del titolo), interviste a personaggi celebri (tra gli altri, Erica Jong, Gore Vidal, Hugh Hefner, Camille Paglia e John Waters) e materiale di repertorio, l’entità di quella che può essere definita come una vera e propria rivoluzione sessuale. Ed è curioso constatare come la causa di tanto fermento sia un filmetto al limite dell’amatoriale, definito dallo stesso Damiano “non certo un buon film”, che ancora oggi, pero’, conserva una ruspante genuinità, lontana anni luce dalla grevità della seriale produzione pornografica contemporanea. Bailey e Barbato mostrano le reazioni dell’opinione pubblica, i numerosi tentativi di repressione del governo americano, l’interessamento di una platea quanto mai globale (dalle star del cinema alla casalinga), le interferenze addirittura della mafia nella suddivisione dei profitti. Seguono inoltre il destino di chi e’ stato coinvolto nel progetto del lungometraggio: dalla volubile Linda Lovelace (prima portabandiera della libertà sessuale, poi acerrima nemica del porno e poi ancora mezza nuda sulle pagine di riviste patinate), allo sfortunato Harry Reems, divenuto comodo capro espiatorio e salvato dalla galera solo grazie allo scandalo Watergate che portò Nixon alle dimissioni (immancabile, pero’, lo strascico devastante di droga e alcool). Senza dimenticare, ovviamente, il regista Gerard Damiano, che, con un’incoscienza oggi impensabile, diede il via a un mutamento dei costumi. La forza del documentario è nel prendere posizione a favore del libero arbitrio lasciando spazio a un’esplicativa alternanza di punti di vista e dando risalto al “lato oscuro” di una nazione. “Lato oscuro” oggi solo in apparenza affrontato, ma sempre pronto a riemergere facendo leva su ignoranza, paura, senso di colpa e luoghi comuni. “Che la forza sia con noi!” verrebbe da dire, se l’ironia fosse una possibile soluzione. In realtà la minaccia di un oscurantismo in materia sessuale è tutt’altro che fantasma e resta un problema attuale che ha bisogno di leggi e prese di coscienza. La strada da fare, quindi, è ancora lunga.
Luca Baroncini (da www.spietati.it)