Recensione n.1

Molto atteso, l’episodio iii mantiene certamente le aspettative. Inizio folgorante (da vedere in sala adeguatamente attrezzata di THX), parte centrale riflessiva, ma stranamente incisiva per un film simile, gran finale. Anakin Skywalker passa al lato oscuro, e lo fa in un modo convincente.
Hayden Christensen, seppur attore ancora imperfetto, riesce a rendere ugualmente credibile e controversa la transizione al lato oscuro.
Spettacolo per gli occhi stavolta completamente convincente ed emozionante sotto tutti i punti di vista (a differenza di ep. I soprattutto e II). Vediamo il primo combattimento tra spade dello stesso colore, e la metafora è fin troppo scoperta…
I bellissimi film d’animazione di Clone Wars ci avevano anticipato alcuni personaggi di questo film, come il Generale Grivieous, l’ammazza Jedi, che combatte con 4 spade laser. Nel film appare stranamente più vigliacco che nella serie d’animazione.
Il film è comunque una bellissima e amara riflessione su democrazia e dittatura, che ben si adatta alla complessità della nostra società moderna (“quando tutti applaudono, è finita la democrazia” dice Padme).
Una profonda e straziante riflessione sulla dicotomia dittatura-democrazia, che tanto ha caratterizzato il secolo trascorso.
Gli effetti digitali sono a volte spettacolari, a volte invece troppo scoperti (la scena sul pianeta di lava dell’Etna), tanto da irritare qualcuno degli “aficionados” della vecchia trilogia.
Ma le emozioni erompono a tratti in maniera inarrestabile, con attimi molti intensi, favoriti da un’ottima (finalmente) recitazione di alcuni attori in ruoli chiave (Samuel Jackson su tutti).
Come appunti lascerei qualche dialogo Anakin-Padme un po’ troppo semplicistico, e il non entusiasmante doppiaggio di lei.
Spoiler (leggere solo dopo aver visto il film).
Non è apparso l’annunciato cameo di Liam Neeson, che doveva comparire come fantasma del vecchio maestro a Obi Wan. Si vocifera apparirà negli extra della versione DVD.
Alcuni passaggi narrativi sono apparentemente poco chiari. Ad esempio poco comprensibili tutto sommato sembrano essere le ragioni dell’esilio di Yoda. In realtà è probabile che lui già sappia come andrà poi a finire la vicenda…
Geniale poi la rivelazione sulla memoria di R2, C1P8!
Emozionante finale che rimanda diretti a Guerre Stellari: a new hope. I fan apprezzeranno.
E’ uscito un interessante cd con la colonna sonora più dvd extra.

VC

Recensione n.2

QUEL CHE RESTA DEL MITO
Il rito collettivo e’ cominciato e “La vendetta dei Sith”, grazie a un marketing senza uguali e con la complicita’ della critica che pare essersi divertita come non mai, e’ pronto a invadere i cinema del pianeta. Forse ha ragione George Lucas dicendo che i fan della saga si dividono tra chi ha piu’ di venticinque anni, i detrattori della nuova trilogia che fremono ancora rivedendo la prima, e chi ne ha meno di venticinque, gli ignari della triade capostipite pronti a stupirsi per i prodigi tecnici degli ultimi episodi. Sta di fatto che il capitolo conclusivo, pur nello sfavillio di una confezione stupefacente, continua a deludere chi si aspetta di partecipare con un minimo di passione agli stellari eventi. I problemi cominciano gia’ con la didascalia iniziale, sempre obliqua e tendente all’infinito come vuole il mito, in cui il breve e complicatissimo sunto accende subito un punto interrogativo nello spettatore fedele ma non ossessionato. Per fortuna Lucas riesce a creare un “qui ed ora” in grado di rendere elementari (e comprensibili) le dinamiche narrative e costruisce conflitti dai presupposti coinvolgenti. Purtroppo, pero’, i personaggi non godono di alcuno spessore e l’ambiguita’ dei contrasti finisce per risolversi banalmente a suon di smazzolate laser. La fascinazione del male, il lato oscuro della forza, subita da Anakin Skywalker attraverso la manipolazione dell’infido Palpatine, e’ il perno del racconto, ma la sua scissione ha una problematicita’ solo di facciata, perche’ Bene e Male risultano entita’ comunque chiare e riconoscibili, di cui viene negata la coesistenza. O stai di qua o stai di la’, con buona pace di chi cerca conforto al proprio “naturale” malessere nelle sfumature. Il profondo conflitto di Anakin poteva quindi trovare una soluzione piu’ interessante di un Dottor Jekyll che sceglie di diventare Mr. Hyde. Cosi’ come appare sbrigativa la consapevolezza acquisita dalla senatrice-bambola Padme’ Amidala, vittima di un amore da telenovela (e di un parrucchiere che ama l’azzardo). Anche Obi-Wan Kenobi, futuro maestro di saggezza, si riduce a uno spadaccino dalla battuta pronta tutt’altro che carismatico. L’unico che continua a effondere un naturale magnetismo e’ ancora il piccolo Yoda. Quanto alle scene di battaglia e ai molti combattimenti, godono di una resa visiva impareggiabile a causa dei tanti dettagli che vivacizzano ogni inquadratura, ma le coreografie non garantiscono stupore e di tensione e’ inutile parlare. L’epilogo di ogni scontro e’ infatti sempre prevedibile. Tra le tante sequenze movimentate, troppo caotica quella di apertura e bruttarello, perche’ traboccante pixel, lo scontro finale con sfondo lavico (pare, stando alle note di produzione, si tratti dell’Etna in eruzione), mentre colpisce la capacita’ di Lucas di tenere sotto controllo l’enormita’ visiva che arricchisce senza sosta l’azione sul pianeta in cui ha trovato rifugio il cattivo e zampettante Generale Grievous (anche se i ragni di “Starship Troopers” facevano molta piu’ paura). In cotanto splendore digitale gli attori si perdono un po’ meno rispetto agli episodi precedenti, ma nessuno si distingue per particolare espressivita’. L’aspetto piu’ piacevole della roboante visione, che fara’ comunque sfracelli al botteghino, e’ nella sua funzione di raccordo con il primo episodio della prima serie, l’ormai remoto “Guerre Stellari” del 1977, anno in cui tutto comincio’. In pratica si creano a posteriori le premesse della saga e le ultime immagini, sempre piu’ affini a quelle che hanno generato il mito, producono una sorta di spaesamento temporale non privo di fascino. Non si tratta di mera nostalgia, anche se forse la sensazione di ineluttabilita’ che si percepisce ha poco a che fare con il cinema. E’ la consapevolezza di un cerchio che si chiude intorno a personaggi che hanno accompagnato, da vicino o lontano poco importa, la crescita, perlomeno anagrafica, di ognuno di noi. Puo’ sembrare poco, ed e’ senz’altro riduttivo attribuire al film il solo valore della rimpatriata tra vecchi amici, ma e’ probabilmente uno degli stimoli piu’ forti che portera’ lo spettatore globale a varcare con eccitazione la soglia del cinema e ad uscire con la faccia da Gioconda, indolente, prossima alla delusione, ma finalmente riconciliata.

Luca Baroncini (da www.spietati.it)

Recensione n.3

E arriviamo finalmente alla conclusione.
Come dite? Ci sono altri tre film dopo questo? Ma si’, lo so, ma per completare l’esalogia, questo era l’ultimo tassello mancante, e serviva una volta per tutte per dare all’intera storia un senso compiuto. Ad ogni modo… Lucas finalmente ce l’ha fatta. Dopo vari rimandi, perplessita’ e paure completa la saga che vanta milioni e milioni di fans sparsi per il globo. Orfana dei mitici personaggi che hanno fatto della prima trilogia un vero e proprio cult, il tutto cede spazio ai meravigliosi effetti speciali, forse i veri (ma anche un tantino invadenti) protagonisti di questa nuova trilogia. Obiettivamente, vi e’ da dire che in questa ultima fatica, la CG costituisce probabilmente la “summa” di qualsiasi altro film possiate aver visto, i dettagli di profondita’ sono qualcosa che va visto per crederci, i primi 10 minuti sono da vero e puro delirio IMAX. Purtroppo Lucas e’ un’ottima macchina per fare soldi, costruisce storie favolose, ma registicamente parlando dovrebbe prendere qualche lezioncina da chi sa fare il lavoro un po’ meglio di lui, e in effetti, si capisce che il lavoro piu’ grosso e’ stato fatto dai montatori e dagli addetti agli effetti speciali. Migliorando di non poco i dialoghi, questa volta i personaggi appaiono piu’ coerenti rispetto al pressapochismo visto soprattutto nel primo episodio, tutto a vantaggio della caratterizzazione e di un minimo di introspezione psicologica. Ma il problema principale e’ probabilmente il susseguirsi degli eventi: Lucas, rendendosi probabilmente conto di aver allungato un po’ troppo il brodo prima, ci offre un secondo tempo fin troppo denso di avvenimenti e di emozioni, come se avesse avuto premura di finire, e questo va a scapito di alcuni passaggi non chiarissimi e alcune situazioni dove invece maggior spazio avrebbe certamente giovato. A freddo, ho trovato Episodio II leggermente superiore a questo, ma dopo una giornata passata a rimuginarci sopra, direi che questo e’ meglio perche’ in un certo senso cattura meglio lo spirito che si respira nella vecchia trilogia, e i punti di raccordo sono ben fatti, per cui, senza gridare al miracolo, ringraziamo comunque Lucas di averci regalato (anche se non certamente eguagliato) un po’ di emozioni in Dolby. A tal proposito, buone anche le musiche, ma troppo sovrastate dal frastornante sonoro che le relega decisamente in secondo piano. Magari una ripassatina allo script non avrebbe di certo guastato… Forse… Accontentiamoci, va’… Voto: 7

Wolf

Recensione n.4

Inutile negarlo, Star wars è un’icona del cinema, una matrice determinante del concepire e fare cinema oggi, nel bene e nel male, con tutti gli effetti collaterali che questo comporta. Le immagini filmiche come strumento di intrattenimento totale (visivi, sonoro, narrativo), la materia trattata come binocolo per vedere una dimensione onirica e astratta, del tutto mentale ma quasi reale nella sua perfezione digitale, essi sono tutti elementi chiari e imprescindibili da un immaginario collettivo di cui il cinema fa parte, anzi ne è sostanza pregnante e costitutiva.
La vendetta dei Sith è probabilmente il miglior film dell’intera saga. È rivelatore del tutto, ma soprattutto riesce nella difficile tentativo di sottomettere gli effetti speciali (dunque la forma) all’arte, al fine ultimo del discorso. Si pensi al valore cromatico delle sequenze, direttamente collegabile alla contingenza del momento, al funzionale legame fra musica e azione, capace di creare momenti unici., come la virtuosa sequenza iniziale, o quella del massacro dei jedi, carica di una drammaticità e di un pathos probabilmente senza uguali.
Questo terzo episodio della saga di Star Wars mi ricorda Hero di Zhang Yimou, specialmente per la funzione che vengono ad assumere le immagini: entrambi i film rappresentano un modo di fare cinema tipico del paese originario di produzione, entrambi si sviluppano negli eccessi, sono portatori di un valore, quello dell’immagine come rappresentazione artistica, in cui c’è piena consapevolezza del fatto che la storia narrata è poco credibile, o perlomeno su un secondo piano rispetto all’obiettivo principale: colpire l’occhio dello spettatore.
VOTO: 7/8

Andrea Fontana