Recensione n.1
Il mondo è in mano ai morti viventi che scorrazzano per le strade in cerca di cibo (cioè essere umani), ma anche in cerca di una sorta di consapevolezza che gli deriva da usi e abitudini della loro precedente condizione di essere umani. In città, per arginare l’azione degli zombi, agiscono gruppi di mercenari al soldo di un potente che vive su un’isola felice, all’interno di un imponente grattacielo, rifugio delle classi agiate, mentre attorno vivacchia un sottobosco di sbandati. Gli zombi però, raggiunto un adeguato grado di autocoscienza, riescono a raggiungere l’isola.
Al quarto capitolo della sua saga (che comprende La notte dei morti viventi, Zombi e Il giorno dei morti viventi) George Andrew Romero, pur con un budget abbastanza sostanzioso a sua disposizione, non rinuncia alle caratteristiche visive del suo ciclo, fatte di sangue e decomposizone, e relega gli effetti speciali dell’era digitali in pochi fotogrammi. Di fronte a queste scelte, Romero non poteva deludere nemmeno sugli altri fronti. Il tono
ironico serpeggiante, l’inquadramento simbolicamente politico della vicenda e il ricorso all’azione non solo come ingrediente spettacolare, sono tutti elementi che, specie dal secondo capitolo del ciclo, non mancano mai e anzi si potenziano continuamente.
L’abilità di messa in scena di Romero è di primo livello, riuscendo a far convivere ironia ed orrore senza alcun stridore. Non c’è mai alcun cedimento al comico involontario, così come l’orrore non è mai fuori luogo, nemmeno nelle sue (e non sono poche) rappresentazioni più efferate. A questo s’aggiunga un tagli visivo di grande cura. A questo proposito basti ricordare la scena degli zombi che emergono dall’acqua, la desolazione delle strade, ma anche, i tremendi “banchetti” degli zombi.
Scritto e poi riscritto a cavallo dell’11 settembre 2001, il film risente quindi simbolicamente di quel clima, abbondando di riferimenti al terrorismo (per esempio la battute di Dennis Hopper: “Noi non scenderemo a patti coi terroristi”), utili a rendere la materia narrativa pregna di significato. Che umani e zombi siano nemici e che i secondi siano venuti per spazzare via (o “rieducare”) i primi è fuor di dubbio, esattamente come purtroppo qualcuno vorrebbe fare in quest’era di estremismo politico-economico-religioso. Romero tuttavia, e nonostante tutto, non dà l’idea di essere un pessimista, e nemmeno sembra voler parteggiare completamente per una parte o per l’altra, sposando, in qualche modo, entrambe le cause. Nel descrivere lo scenario umano e “non-più-umano”, ci si rende perfattamente conto che gli zombi sono uniti e destinati a riumanizzarsi, mentre tra gli umani regna ancora la legge del più forte. Allo stesso tempo assistiamo anche ad una violenza da parte dei morti che è di un estremismo devastante e, dall’altro, al senso di giustizia e alla necessità di una nuova condizione di vita più naturale e , in un certo senso, più spirituale, da parte di alcuni umani. Soppesando dunque i vari elementi, e sorretti in questo dal finale “speranzoso” del film, per quanto terribili siano i fatti descritti, il film arriva addirittura a suggerire l’ipotesi di una sorta di convivenza, seppure necessariamente “a distanza”, tra vivi e morti. Dunque con La terra dei morti viventi, Romero porta a perfetta conclusione il suo discorso politico, facendo di un mondo apocalittico un luogo certamente infernale, ma nel quale, comunque, sembra esserci ancora spazio per tutti.
Sergio Gatti
Recensione n.2
George Romero, il maestro del giallo sociologico, presenta “Land of the Dead”, il quarto film della sua serie classica dei film “Dead”, ed una sequela del film “Day of the Dead”.
In un futuro squallido, i viventi abitano in una citta’ barricata chiamata Fiddler’s Green, e l’ultimo punto di resistenza restante contro gli zombi. Il dittatore Kaufman (Dennis Hopper), gli elite che vivono nei grattacieli di vetro, ed i poveri che vagano per le strade, formano la struttura della classe sociale della citta’. Per divertimento, i ricchi usano prigionieri zombi per tiro al bersaglio.
Nel film Land of the Dead, i zombi sono più avanzati che nei film precedenti avendo l’abilita’ di una comunicazione rudimentale, e di una conoscenza base nell’uso di armi ed attrezzi vari. Gli zombi sono diretti dal carismatico Big Daddy (Eugene Clark), capace di riflettere, ragionare e perfino di guadagnare la nostra
compassione.
Il tema principale del film si accentra sul desiderio disperato dei mercenari Riley (Simon Baker) e Cholo (John Leguizamo) di scappare dalla loro esistenza inanimata. Oltre ad essere i protettori della citta’ Fiddler’s Green, i due mercenari sono stati affidati l’incarico di cercare alimenti, medicinali e rifornimenti vari nel territorio degli zombi.
Quando il piano di Cholo di vivere fra i ricchi nel grattacielo di vetro si sventa, Cholo minaccia di distruggere la citta’ col veicolo d’assalto corazzato prinicpale di Fiddler’s Green, Dead Reckoning, a meno che le sue richieste siano soddisfatte. L’avvenimento sommossa un’insurgenza dei poveri contro entrambi, Kaufman ed i ricchi. Kaufman incarica Riley a ricuperare il carro armato dirottato da Cholo. Invece, Riley progetta di impadronirsi di Dead Reckoning e di trovare rifugio con i suoi due amici mercenari fidati, Charlie (Rober Joy) e Slick (Asia Argento; la figlia di Dario Argento, il redel giallo Italiano), nelle foreste del Canada’. Riley desidera condurre un’esistenza da eremita lontana sia dai zombi che dai viventi.
Consumati dai disordini interni della citta’, il popolo di Fiddler’s Green non si accorge che i zombi, condotti da Big Daddy, si avvicinano lentamente ai contorni della citta’ in preparazione ad un attacco contro i vivi. Lo scopo dell’assalto e’ di porre fine al continuo massacro dei zombi.
I viventi costituiscono la minoranza rispetto all’esercito dei zombi. Dead Reckoning, l’unica difesa della citta’, e’ nelle mani di Cholo, che minaccia di usarlo per bombardare Fiddler’s Green. Si riuscira’ a liberare il veicolo corazzato da Cholo in tempo per salvare la citta’?
In collaborazione col cinematografo Miroslaw Baszak, Romero crea un’atmosfera autenticamente scura, tenebrosa, credibile e contemporanea mantenendo un ritmo veloce e piacevole. Il film e’ invigorito dalla rappresentazione della decadente utopia tramite l’uso degli sketch visivi invece dello sviluppo evolutivo tradizionale. Romero, cogli effetti speciali KNB EFX di Greg Nicotero, muove l’attenzione dello spettatore dalle scene panoramiche di orde di zombi, alle innumerevoli decapitazioni grottesche, all’abboccamento di carne umana, ed alle scene impregnate di sangue. Gli effetti speciali di trucco di Gregory Nicotero ed il costumista Alex kavanagh, danno a ciascun zombi il suo aspetto inquietante individuale. Tom Savini, fa un’apparenza da cameo come lo zombi biciclista.
La caratteristica distinta di Romero e’ nel mostrare tramite il film ed il cast simboli satirici della societa’. Land of the Dead sfiora argomenti di segregazione, guerra, razzismo, benessere sociale, individualismo e responsabilita’ personale. Romero usa un cast eccellente, un trama creativo, scene d’azione affascinanti ed un dialogo divertente ed, a volte, comico.
Nonostante l’interessante tema sociale, Land of the Dead fa accapponare la pelle.
ESTER MOLAYEME
Los Angeles, California
Recensione n.3
Voto (da 1 a 5): ***1/2
Io zombo, tu zombi egli zomba. Finalmente degli zombi con un po’ di sale in zucca! Vabbè, se poi la zucca è squarciata ed il sale fuoriesce non conta, quel che invece importa è che Gorge Romero li abbia riesumati e mandati in giro per il mondo a diffondere il verbo proletario ed il virus mortuario.
Che “La terra dei morti viventi” sia un film politico, infatti, non c’è alcun dubbio, anche perché -sarebbe ora che qualcuno lo ammettesse- a forza di sentirsi dire da quasi quarant’anni che il suo è un “cinema politico” il buon autore-regista ha cominciato a crederci pure lui. E pensare che credeva di aver realizzato “solo” un film horror… Si sa come vanno certe cose con una certa critica con una certa puzza sotto al naso: impensabile andare al cinema e dire “porca zozza se mi sono divertito a veder, per ben due ore, schizzi di sangue e sbudellamenti di putrescenti cadaveri ambulanti!”, no no no, ma scherziamo??? Gente che si cibava fino ad allora (era il 1968…) di Godard e Truffaut che andava a vedere un filmaccio horror, terribile!!!
Vabbè, sciocche polemiche a parte, il quarto film sulle simpatiche salme vaganti merita di essere visto, anche perché il buon Romero non ha perso affatto la mano, malgrado alcuni indizi (“Bruiser”, orrido!) dicessero il contrario. Perciò prendete la fidanzata (che volete mollare) e portatela in una fresca sala mortuar… cinematografica e godetevi lo spettacolo: gli zombi sono ancora tra noi!
DA TENERE: il cast è in parte (soprattutto i morti) e anche Asia Argento questa volta è passabile (anche se per l’abbigliamento e la frase “ma sparagli questo cazzo di missile!” mi sembra uscita direttamente da quel filmone di -brrr!- “XXX”…). La sceneggiatura è funzionale a quanto Romero voleva raccontare, anche se…
DA BUTTARE: …l’originalità inevitabilmente latita a forza di raccontare di gente barricata in casa (“La notte dei morti viventi”), di gente barricata in un centro commerciale (“Zombi”), di gente barricata in una base militare (“Il giorno degli zombi”)… Ah, no, scusate, qui è tutto molto più originale: infatti si parla di gente barricata su di un’isola (tipo Manhattan) all’interno di una città. Eh già…
COSA NON VA: Questo, ovviamente, è un parere personalissimo, anche se pure il mio compagno di visione ha avuto la stessa sensazione: il finale è in calando, manca quel “certo-non-so-che” (e non sto parlando di esplosioni…) che ti faccia uscire dalla sala pienamente soddisfatto. Mah!
DUBBIO: ma se questo è DAVVERO un film politico (il popolo, seppur morto, che si ribella ecc. ecc.) non è che si fomenterà la leggenda dei comunisti mangia-bambini? No, perché qui non è così: qui se magnano proprio tutti..!
NOTA A MARGINE: ringrazio personalmente la parte del pubblico cerebrolesa della Sala 11 del Cinema Uci di San Giovanni Lupatoto (Vr) dello spettacolo delle 22,50. Avessi avuto un fucile a canne mozze avrei dimostrato a Romero che si sbagliava: non c’è necessariamente intelligenza dopo la morte se non c’è nemmeno prima.
BenSG