Titolo originale: la bestia nel cuore
Nazione e anno: Italia 2005
Genere e durata: drammatico, 120’
Regia: Cristina Comencini
Sito ufficiale: www.labestianelcuore.it
Cast: Giovanna Mezzogiorno, Alessio Boni, Luigi Lo Cascio, Giuseppe Battiston,
Angela Finocchiaro, Francesca Inaudi, Roberto Infascelli, Stefania Rocca
Produzione: Marco Chimenz, Giovanni Stabilini, Riccardo Tozzi
Distribuzione: 01 Distribution Data di uscita: Venezia 2005

Recensione n.1

Long live Santa Giovanna Mezzogiorno, ma anche tutti gli altri – se non altro, la Comencini si circonda di attori eccellenti (segnalo nuovamente la Inaudi) e li sa dirigere alla grande. E gira pure bene, senza QUASI leziosita`. il film coinvolge e commuove, ma…
Beh, avrebbe potuto essere un capolavoro invece e` solo bello. C’e` troppa roba: troppe (sotto)trame, troppe parole, troppe situazioni. forse la regista doveva trovare degli sceneggiatori migliori. leggo sull’imdb che e` un film sceneggiato da donne: la stessa comencini ha pure scritto il racconto da cui parte il film. di lei e di Giulia Calenda come sceneggiatori non so nulla – tra l’altro era il primo film della comencini che vedevo.
Pero` mi stupisce un nome come Francesca Marciano: la trovo anche in “Io non ho paura”, che ritengo un film di una scrittura esemplare, sobria, asciutta – e si trattava di evitare la solita leziosita` di Salvatores. forse l’hanno un tantino sottoutilizzata.

Insomma, l’impressione generale, oltre il tema generale della violenza che riemerge a distanza di anni, e` che il film non riesca a mettere a fuoco UNA delle sue storie. risultato: disorientamento. fra le altre cose, leggo qualcuno che parla della Mezzogiorno sopra le righe – e` vero qua e la`, ma ascoltate i dialoghi che deve recitare: qualunque attore sarebbe in difficolta`.
Secondo me e` un difetto di scrittura, non di recitazione. e poi lei con quegli occhi puo` fare quello che vuole. faccio notare ai colleghi maschietti che la Mezzogiorno si esibisce in nudi sempre piu` spinti ad ogni film che fa. sbavo al pensiero di un bel full frontal imminente 🙂
Pessimi i ralenti finali (scusate lo spoiler, ma mi pare molto molto mild), di una retorica orrenda. speriamo meglio per il prossimo.
cheers,

Claudio Castellini

Recensione n.2

Una giovane trentenne a causa di incubi durante la notte decide di andare a scavare nel suo passato per poi scoprire in effetti un segreto “bestiale”. Questo il tema principale del nuovo film di Cristina Comencini, “La bestia nel cuore” (tratto da un suo stesso romanzo), presentato all’ultima edizione della mostra del cinema di Venezia. Dico tema principale, perché di temi questo film ne tratta davvero parecchi: pedofilia; comunicazione e dialogo all’interno della famiglia; tradimento nella coppia; omosessualità; differenza di età nella coppia (topos del marito che lascia la moglie per una più giovane); tema del doppio (vita apparentemente normale e serena/disagio interiore; lo specchio non a caso è molto presente nel film).
Temi grossi, scottanti, tutti inseriti in un intreccio che è portato avanti principalmente dalla ricerca disperata di serenità della protagonista, Sabina (Giovanna Mezzogiorno). Il pericolo di questo meccanismo narrativo è quello di caricare troppo la storia, ma la caratterizzazione accurata di ogni personaggio (ognuno ha un ruolo ben definito), nonché la bravura degli stessi attori fanno in modo che la storia defluisca indisturbata fino alla fine, risolvendo tutti gli elementi di tensione emersi durante il film.
Sabina quando si scopre in cinta è ancora più decisa a capire l’origine di quella inspiegabile disperazione interiore che la sta logorando. Sembra infatti che la sua vita sia felice, vive con il compagno che la ama (Alessio De Boni), e ha un lavoro come doppiatrice di sceneggiati televisivi. Decide quindi di partire e andare in America dal fratello più grande Daniele (Luigi Lo Cascio), a chiedere spiegazione. A casa lascia la collega (Angela Finocchiaro) e l’amica d’infanzia (Stefania Rocca), cieca da dieci anni, due persone sole che Sabina farà volontariamente incontrare (il periodo è anche propizio, a Natale nessuno ha voglia di stare solo) e dalle quali nascerà un bel rapporto d’amicizia prima, e d’amore poi.
Il momento cruciale del film, il climax, la rivelazione del segreto avviene dopo molte scene utilizzate per introdurre il contesto familiare del fratello e dove la pazienza dello spettatore viene messo duramente alla prova (si avverte che qualcosa non va, ma non viene svelato cosa). Se questo è un mezzo altamente efficace perché produce attesa (che poi sfocia in sorpresa), in questo caso risulta un tantino pesante per lo spettatore, che nell’attesa assiste a scene troppo lunghe che esulano dall’intreccio principale (anche perché vi è un contesto totalmente diverso dalla prima parte del film, dove viene mostrata la vita di Sabina). Ma alla fine arriva il momento che ricongiunge le due parti del film e rappresenta lo scioglimento della tensione: è la scena dei fuochi d’artificio di fine anno, Sabina dopo una parola di troppo della cognata corre fuori in giardino dal fratello e sotto i fuochi urla: “Da cosa mi devo salvare?” (interpretazione bellissima della Mezzogiorno, che grida piangendo la frase più volte in modo straziante, sotto scintille luccicanti e il rumore assordante dei botti). Ecco allora il segreto svelato, da quel momento il fratello confesserà a Sabina l’orribile segreto familiare.
Film dai toni tragici ma con una forte corrente comica che vuole alleggerire; la stessa Comencini ammette di amare la miscela tragico-comica, una lezione ereditata dal padre (a cui fa omaggio nel film con una carrellata su dipinti raffiguranti i protagonisti del cinema degli anni della ricostruzione). Il filo rosso comico (perché di filo rosso si tratta) è affidato ad Angela Finocchiaro (bravissima e perfettamente a suo agio nel suo ruolo) e a Giuseppe Battiston (il regista della fiction a cui sta lavorando il fidanzato di Sabina). Cinismo, battibecchi e (auto)ironia sono l’arma vincente dei due personaggi per una comicità perfettamente riuscita.
In conclusione, nonostante qualche minuto di troppo, la pellicola risulta davvero coinvolgente, con un’ottima recitazione, asciutta e pertinente, niente è detto in più o per caso, tutto serve per portare avanti la storia, una storia che ha avuto il coraggio di raccontare tematiche scottanti difficili anche per il grande schermo. Tanto di cappello alla signora Comencini.

Marta Fresolone