Regia di Sabina Guzzanti
con interventi di Sabina Guzzanti, Enzo Biagi, Daniele Luttazzi, Dario Fo, Michele Santoro, politici di centro destra e sinistra, e brani di repertorio

Recensione n.1

Una democrazia che teme la satira è una democrazia malata.
Questa la frase ( pronunciata da un giornalista tedesco ) che nella sua sostanziale brevità può riassumere il report di Sabina Guzzanti, perché di un documentario si tratta, di un lungometraggio che raccoglie interviste, ritagli di teatro, di trasmissioni e di documenti, tutti collegati alla chiusura anticipata ( dopo soltanto la prima puntata ) del programma satirico “Raiot” della stessa Guzzanti. La reazione scatenata da questo evento è duplice : mentre l’opinione dei giornalisti italiani è piuttosto confusa e contraddittoria, ecco che ad esprimersi chiaramente sono illustri personaggi della stampa straniera, che non risparmiano critiche e non frenano i giudizi contro il nostro sistema informativo.
La battaglia di Sabina è una battaglia personale, è lei a tenere il microfono nelle interviste, a fare le domande, ma è una battaglia anche a nome di quelli che come lei sono stati interdetti dal parlare in televisione, di quei Santoro, Luttazzi, Biagi messi al bando perché scomodi, una battaglia che rivela tutte le contraddizioni e le incoerenze di chi ha posto questa censura, una battaglia in nome della libertà che l’Italia sta lentamente perdendo rispetto a paesi come la Spagna, dove il primo ministro, Zapatero appunto, ha indetto una legge che proibisce al governo di lottizzare la televisione pubblica. Sabina però non assolve dalle sue colpe l’opposizione che, inebetita e non organizzata nel tutelare con proprie leggi la libertà quando era suo compito, ha permesso che tutto questo accadesse, senza reazioni, senza “rivoluzioni” ( in inglese RAIOT ..)
Il documentario termina con riprese amatoriali e confuse della seconda puntata di Raiot, mai trasmessa in televisione ma comunque rappresentata clandestinamente all’Auditorium di Roma da tutto lo staff del programma.
Ed è quindi sotto le note accennate di ” Che sarà, che sarà.” della Mannoia e con un velo di tristezza che si abbandona la sala dove, strano a dirsi, un documentario politico che è riuscito a strappare 12 minuti di applausi al Festival del Cinema di Venezia , riesce anche a strappare qualche lacrima di commozione a qualche ingenuo e smarrito spettatore, consapevole del fatto che tutto questo sta accadendo davvero !!!!!!!

Emanuela Camerlingo

Recensione n.2

In questi giorni, sugli schermi italiani, ci sono due film che parlano di Tv. Uno è Good night, and good luck di George Clooney, in cui si mostra la tv americana degli anni ’50 come un mezzo di chiarezza informativa e lotta contra il potere pronto ad imbavagliare le libertà di pensiero delle persone. L’altro è questo Viva Zapatero che invece parla del contrario, cioè di come il potere, in Italia, riesca ad imbavagliare la libertà di pensiero ed espressione di chi vorrebbe usare la tv proprio come fa l’Ed Murrow protagonista del film di Clooney.
Lo spunto è la chiusura di un programma di satira informativa di Sabina Guzzanti (Raiot) dopo una sola puntata, e della sua mancata riapertura dopo che un tribunale aveva stabilito che quanto affermato nel programma era tutto vero e quindi non c’era diffamazione, nè offesa da parte di nessuno. Forse anche per questo il documentario sottolinea molto il fatto che i detrattori del programma tv insistono soprattutto sul fatto che Raiot andava chiuso perchè non era satira, ma informazione. Evidentemente c’è gente che non ha mai letto Aristofane. Il film illustra poi chiaramente che quanto accaduto a Raiot è solo uno degli ultimi atti di censura da parte del potere politico, che già in passato aveva colpito molti personaggi della tv, per lo più comici (qualcuno ricorderà il caso di Beppe Grillo e, ancora più indietro nel tempo, quello di Dario Fo e Franca Rame).
L’intento di Sabina Guzzanti è probabilmente quello di realizzare un documentario sullo stile di Michael Moore e, in effetti, diciamo che siamo su quella strada, anche se il livello del Moore migliore rimane insuperato. Viva Zapatero, in sostanza, sarebbe un ottimo documentario d’inchiesta televisivo se vivessimo in un paese normale e non semi-libero (come hanno stabilito organismi internazionali nè di destra né di sinistra), e se, ovviamente, affrontasse altri argomenti. Dato però il tema e gli espliciti riferimenti ai potenti di turno non poteva che passare al cinema.
Viva Zapatero è un documentario satirico, ma anche estremamente drammatico. Per uno spettatore di sinistra è un film senz’altro coinvolgente, ma anche per chi ha sufficiente lucidità per ergersi al di sopra delle parti, costituisce indubbiamente un documento storico di notevole importanza. Certo la Guzzanti parla moltissimo di sè e un po’ meno di altri fatti (menzionati, ma in genere poco argomentati),tant’è che, nell’insieme, dal film traspare una certa incompletezza. Una maggior coralità (ben approfondità), pur partendo dal caso Raiot, avrebbe sicuramente giovato.
Comunque sia Viva Zapatero resta una testimonianza attuale e molto importante, dove le idee personali di Sabina Guzzanti, vanno a braccetto con l’oggettività che, parafrasando Luttazzi, viviamo in un paese in cui Bin Laden ha più opportunità di andare in Tv di certi nostri comici o giornalisti.

Sergio Gatti