di John Singleton
con Mark Wahlberg, Tyrese Gibson, André Benjamin, Garrett Hedlund, Terrence Howard

Recensione n.1

Da un film di John Singleton ambientato a Detroit ci si aspetta una panoramica dei bassifondi a ritmo di hip-pop e, per una volta, nonostante le trite aspettative siano più che rispettate, il film appassiona e coinvolge. Merito di una sceneggiatura ben strutturata e di una regia graffiante che dosando i momenti dialogati, gli snodi della narrazione e le sequenze d’azione, riesce a infondere un ritmo non solo derivante dall’accumulo. L’inizio è subito col botto, poi la riunione dei quattro fratelli adottivi al funerale della madre combina con efficacia commedia e svolte drammatiche. Finalmente i personaggi, portatori di un punto di vista di dubbia condivisibilità incentrato su violenza e vendetta, non cedono al buonismo, ma si attengono alle premesse, tutt’altro che edificanti, date dall’ambientazione e dal grado sociale e culturale dei personaggi. Il film, pur facendo parteggiare gli spettatori per i protagonisti, non li trasforma in eroi, ma li mostra come vittime, tutt’altro che incolpevoli, di una società a cui non riescono e forse non possono aderire. Se i flashback con Fionnula Flanagan suonano un po’ grotteschi e il finale arriva sbrigativo e poco plausibile, altri momenti di distinguono per il vigore della regia (l’attacco in massa alla casa dei quattro fratelli) e per l’originalità di alcune trovate (la resa dei conti sul lago ghiacciato). Nonostante l’improbabilità negli esiti degli scontri a fuoco regni sovrana, non tutto va secondo le aspettative e il copione mantiene un certo equilibrio nelle perdite tra le fazioni contrapposte in cui divide il racconto. Protagonista trasversale è la città di Detroit, non solo suggestione invernale ma determinante nell’ammantare di realismo la storia, oltre che simbolo di un’America che pare sempre di più sull’orlo del collasso. Nel cast di attori, perfettamente a proprio agio, si distingue, inaspettatamente, Mark Walhberg, per una volta in parte e non legnoso.

Luca Baroncini de Gli Spietati

Recensione n.2

Voto (da 1 a 5): ***

A “soli” 14 anni dal suo ultimo (e primo) film decente, torna John Singleton alla regia di un film che più classico non si può; senza scomodare illustri precedenti western, “Four brothers – Quattro fratelli” si va a collocare in quel filone di film sul degrado urbano, con bande, violenza e vendetta.

Insomma, tutto già visto? Sì, ma la pellicola si lascia vedere ugualmente, specialmente se non andate troppo per il sottile, se non vi infastidisce una certa (inevitabile?) retorica e se vi piacciono i duri dal cuore tenero che menano di brutto i cattivoni.

Direi fine della critica e fine della trama. Altro non c’è.

DA TENERE:

Ogni tanto vedere cose non troppo esagerate e/o costruite digitalmente fa piacere; il ritorno ad un cinema di genere più “umano” ci fa ricordare che non tutto il cinema è nato dopo “Matrix” ed i suoi immondi nipotini.

DA BUTTARE:

Secondo me la gente in sala, avendo visto i trailer, si aspettava un po’ più di azione e meno introspezione, ma allora il film sarebbe stato accusato di essere la solita accozzaglia di inseguimenti e sparatorie. Chi buttiamo? La gente superficiale o le troppe melensaggini pipparuole? Fate un po’ voi…

CURIOSITA’:

L’unico dei quattro fratelli a fare la rockstar è, in realtà, il solo a non essere nella vita vera uno che ha avuto, o ha, trascorsi musicali. Così, per la cronaca…

BenSG