Recensione n.1
Lisa Reisert (Rachel McAdams), l’amministratrice di un albergo di lusso, imbarca su un volo notturno da Texas a Miami, Florida, per visitare suo padre, Joe Reisert (Brian Fox). Dopo il decollo dell’aereo, l’iniziale fascino di Lisa verso il carismatico e gentile passeggero seduto accanto a lei, Jack Rippner (Cillian Murphy), rapidamente si trasforma in un terrore privo di immaginazione.
Con una calma assoluta, Jack si descrive come un’ uomo che, tra l’altro, rovescia governi e che, a meno che Lisa collaborasse, suo padre sara’ ucciso. Jack, un uomo senza scrupoli, ordina a Lisa di telefonare immediatamente al albergo dove lavora, e chiedere alla sua assistente, Cynthia (Jayma Mays) di cambiare la stanza gia’ assegnata al
Deputato del Ministro di Sicurezza Nazionale ad un’altra piu’ strategicamente situata per un attacco sulla vita del Deputato assieme alla sua famiglia.
Lisa è incastrata sull’aeroplano 30,000 piedi per aria, seduta vicino al finestrino, e bloccata dal sedile di Jack. Tuttavia, Lisa attenta del tutto possibile di liberarsi e di fermare, o almeno di ritardare, i piani di Jack. In una frantica corsa contro il tempo, Lisa cerca di salvare la vita del deputato, di suo padre Joe, e della sua propria vita. In ‘Red Eye’, il direttore ed il maestro dei film d’orrore, Wes Craven, devia dal tema dei film del horror, e si dirige verso un thriller basato sulla sceneggiatura di Carl Ellsworth e Dan Foos. Il film espone una transizione bene-equilibrata da una commedia romantica ad un snervante thriller psicologico. Col suo nuovo sceneggiatore Carl Ellsworth, Wes Craven cattura il pubblico tramite una tensione incrementante di suspense che culmina in alcune scene di inseguimenti rievocativi di Hitchcock. La musica di Marco Beltrami aggiunge all’atmosfera del film. Il buon rapporto fra l’attrice Rachel McAdams, e l’attore Cillian Murphy, aumenta le loro eccelenti ed efficaci prestazioni. La recitazione ben eseguita di Jayma May come Cynthia, una agitata nuova assistente che viene ammaestrata, aggiunge un rilievo divertente. La parte principale del film è stata filmata all’interno dell’aereo. La squadra degli effetti speciali ha usato un circuito idraulico per imitare il decollo e la turbolenza dell’aria. Malgrado le limitazioni evidenti dello spazio sul aereo, il cinematografo, Robert Yeoman, ha catturato delle riprese impressionanti dando la sensazione allo spettatore di essere presente sull’aereo. ‘Red Eye’ è un film divertente pieno di suspense e d’azione.
ESTER MOLAYEME
Los Angeles, CA
Recensione n.2
“La paura prende il volo” recita la frase di lancio del film, peccato che dopo una prima parte compatta e ben condotta, l’intelligenza faccia altrettanto.
Wes Craven ha diretto veri e propri cult come “L’ultima casa a sinistra” e “Le colline hanno gli occhi” (forse un tantino sopravvalutati ma bisogna collocarli temporalmente per capirne il valore), ha inventato il mitico Freddy Kruger e rivitalizzato il genere horror insieme a Kevin Williamson strizzando l’occhio al cinefilo con la saga di “Scream”, ma pur essendo stato in grado di cogliere un sentire contemporaneo incidendo sul lato oscuro dell’immaginario collettivo, non si è mai distinto per la raffinatezza del suo cinema. In molte delle sue opere, infatti, anche quelle più famose e celebrate, finisce tutto per risolversi in un poco fantasioso scontro fisico (succede in “Nightmare”, ma anche la trilogia di “Scream” conta botte al cattivo mascherato degne di uno spaghetti-western con Bud Spencer e Terence Hill). Accade, purtroppo, anche in “Red Eye”, e in modo ancora più maldestro, perché tutta la tensione accumulata ad alta quota sfocia in una improponibile resa dei conti a suon di sberloni, in cui la fisicità dei personaggi perde la connotazione umana per assumere la stridente, dato il genere, mollezza dei cartoni animati. Per fortuna Wes Craven ha mestiere e la costruzione dell’antefatto, grazie al cielo parte integrante del racconto, gioca con efficacia sull’unità di luogo (un aereo a novemila metri da terra) attraverso un incalzare di trovate disseminate con il giusto ritmo. Il vis a vis tra i due protagonisti, complice anche l’espressività degli interpreti (i sempre più in ascesa Rachel McAdams e Cillian Murphy), si lascia quindi gustare senza tempi morti in un crescendo di tensione che limita gli interrogativi al “qui ed ora”, e riesce nel non così scontato intento di intrattenere. È nel momento in cui l’azione si sposta a terra che la sceneggiatura si perde completamente e il mestiere di Craven non basta per supportare il vuoto di idee che si viene a creare. Si dice che il finale di un film incida molto sul grado di soddisfazione complessivo di una pellicola, forse perché è l’ultima cosa che si ricorda mentre si esce dal cinema. A sentire dagli improperi che volavano in sala al riaccendersi delle luci, a “Red eye” non gioverà di sicuro il passaparola. Il problema è che il pubblico, soprattutto davanti ai pubblicizzati prodotti d’oltreoceano, si sente sempre più ingannato dal marketing, con trailer suadenti che giocano sulla forza di un’idea accattivante sviluppata poi in modo becero. Inutile sottolineare come tutto ciò crei disaffezione alla sala e riduca il già scarso appeal del cinema agli occhi degli spettatori paganti (non poco, tra l’altro). Se nel breve periodo un moderato recupero economico è assicurato, il continuo sottovalutare il pubblico potrebbe portare la già evidente crisi ad un punto di non ritorno. Si attende quindi con un certo scetticismo l’imminente arrivo di Jodie Foster in un altro thriller ambientato tra i cieli, sperando che la paura possa, se non prendere il volo, almeno evitare di cadere a picco.
Luca Baroncini de Gli Spietati