Regia: Greg McLean
Sceneggiatura: Greg McLean
Musiche: Frank Tetaz
Montaggio: Jason Ballantine
Anno: 2005 Nazione: Australia
Distribuzione: Time Code Durata: 99′
Data uscita in Italia: 18 novembre 2005 Genere: thriller
Mick Taylor John Jarratt
Liz Hunter Cassandra Magrath
Kristy Earl Kestie Morassi
Bazza Andy McPhee

Recensione n.1

Vedendo quest’opera la prima cosa che mi è venuta in mente è che tempo fa, in collaborazione con un amico, scrissi un copione dal titolo “Il Quinto Incomodo”, ma finora è stato considerato “non conforme” alle linee editoriali del cinema italiano, e, vedendo quest’opera, noto che ci sono diverse assonanze di sceneggiatura e di stile con la nostra, anche se lo script elaborato da noi vede al centro della storia viziati e “consumistici” ragazzi. Noi non demordiamo, e continueremo a pensare di vedere un giorno questa sceneggiatura divenire film.
A parte questa prima personale considerazione, Wolf Creek è girato con uno stile quasi documentaristico e spesso con camera a mano (o steadycam) per amplificare l’effetto reale, e con una fotografia che in queste opere mi piace molto, fatta di un cromatismo technicolor a cavallo degli anni 60 e 70, un po’ sgranato (soprattutto nella prima parte del film), che si sposa benissimo con la luce australiana ed i suoi paesaggi, ora rossastri, desertici e metafisici, ora con i suoi azzurri e, orizzontalmente profondi, cieli.
Il film comincia quasi come una commedia spensierata; i tre ragazzi amici (un ragazzo, Ben, e due ragazze, Liz e Kristy) fanno un viaggio in auto “on the road” verso il parco nazionale di Wolf Creek, dove in epoche preistoriche era caduto un meteorite che ha lasciato una grande e suggestiva vallata circolare. Così, tra rilassata allegrezza, amore (fra il ragazzo ed una ragazza c’è del tenero) e dissertazioni sugli UFO, tutto procede tranquillo.
Si racconta che misteriosamente, come si dice di questi luoghi, capitano avvenimenti inspiegabili come avvistamenti luminosi, automobili che rimangono senza energia, orologi bloccati. Ritornando all’auto dalla quale si erano allontanati per raggiungere il luogo in questione, scoprono che queste stesse cose sono capitate a loro; non rimane che dormire la notte in macchina e poi vedere il da farsi; in tarda ora vedono delle luci in lontananza: saranno gli UFO? No, è un simpatico e caratteristico uomo di campagna…
La trama non è di per sé originale, ma le battute funzionali e ben scritte in fase di sceneggiatura, le interpretazioni dei giovani e sconosciuti attori, la veridicità delle scene, sono adeguati al climax del film, che gode anche di una suggestiva e caratteristica ambientazione antropologica e paesaggistica. Tutto ciò ne fa un’opera fresca che trasmette bene inquietudine e la “gratuità del male”, riguardo la quale non sempre c’è una “ragione palese”, ma tuttavia questa stessa può essere ricercata in trattazioni che il film volutamente esclude. Perché, come dice l’uomo dell’outback australiano parlando della sua zona: “…ci sono grandi città, luoghi e fattorie che sono state sommerse da tempeste di sabbia, uragani, ed ora non si vede nulla, ma sono sottoterra”.
Allora non può essere così, ed anche spesso, per le ragioni dell’anima e del male?
Ispirato a fatti realmente accaduti sta godendo di una discreta e meritata accoglienza di pubblico e di critica.

Gino Pitaro newfilm@interfree.it

Recensione n.2

Premessa assolutamente sconvolgente: è una storia vera. La macabra visione assume contorni surreali se si pensa a questo.
Un ragazzo e due ragazze decidono di compiere un viaggio nel sud dell’Australia seguendo delle tappe ben precise, una di queste è la visita al famoso cratere di Wolf Creek, nato dall’impatto di un meteorite sulla terra intorno agli anni 70’.
Allontanatisi dalla macchina per qualche ora, al loro ritorno sembra che il tempo si sia fermato: orologi e auto non rispondono più, e l’ansia cresce col calare del sole.
Sopraggiunge un fuoristrada che toglie ai protagonisti un po’ di angoscia: il signore alla guida promette di aiutarli a riparare il guasto trainandoli verso il suo rifugio. Dopo due chiacchere e una bevuta, i ragazzi si mettono a dormire e il signore si accinge a riparare il guasto; ma loro risveglio…
Ragazzi che bel film, veramente un gran film!
I protagonisti ben presto si guadagnano tutta la nostra simpatia, sono come noi, amano divertirsi e passare serate con gli amici. Lui è il classico surfer tutto tatuato, le ragazze alla mano e piuttosto sfrontate! Fotografia stupenda che ci fa assaporare la bellezza di questa terra magnifica, viene voglia di catapultarci all’aeroporto, destinazione Sidney. La trama è semplicemente perfetta (forse perché è una storia vera), il regista vuole darci delle costanti: una delle due ragazze si sveglia sempre prima degli altri (ansiosa? pensierosa?), l’altra si preoccupa di tutt’altro che del viaggio in sè, è come pervasa da un senso di inquietudine sottopelle, quasi fiutasse un pericolo imminente.
Ma il vero colpo di genio è senza dubbio il protagonista negativo: un tipo rozzo, sporco ma simpatico, dalla battuta sempre pronta (come il suo coltellaccio!). Camicia a scacchi e basetta alla Elvis, sembra tutt’altro di quello che è, già; non so perché ma mi viene in mente quel pezzo di storia che è Mr.Blonde direttamente da casa Tarantino. Ci si affeziona talmente ai ragazzi che quasi dispiace per la loro sorte infausta, la gentilezza e la fiducia non ripagano.
Voto 8

Emiliano Sicilia