Regia: Miranda July
Sceneggiatura: Miranda July
Fotografia: Chuy Chávez
Musiche: Michael Andrews
Montaggio: Andrew Dickler, Charles Ireland
Anno: 2005
Nazione: Gran Bretagna / Stati Uniti
Distribuzione: Fandango
Durata: 90′
Data uscita in Italia: 09 dicembre 2005
Genere: drammatico
Cast:
Sylvie Carlie Westerman
Robby Swersey Brandon Ratcliff
Richard Swersey John Hawkes
Peter Swersey Miles Thompson

Le distribuzioni di film esteri della Fandango sono sempre un po’ contrastanti. Sono opere caratterizzate da una decisa originalità o impronta d’autore, ma a cui manca sempre quell’incisività, quella capacità di essere strutturati in modo da rendere la visione avvincente. Insomma, le scelte di questa società in questo senso sembrano essere proposte tiepide, e l’impressione che se ne ricava è che la Fandango cerchi di scovare tra il meglio di quello che è rimasto non acquistato dalle altre case di distribuzione cinematografica, che spesso hanno più mezzi in questo senso. Certo, sono opere che privilegiano una personalità d’autore ed una certa originalità, come questo film del resto, che però non mantiene ciò che promette nelle menzioni della locandina.
Christine è un’artista contemporanea video e fa l’autista per anziani. Richard è un commesso di scarpe ed ha avuto due figli con la moglie di colore. I due ragazzini si dilettano su internet, chattando con innocenti perversioni su internet, e il piccino Robby riuscirà anche a “rimorchiare”. Il più grande coltiva amicizie singolari, coma la bambina che già prepara il suo corredo per quando si sposerà ed immagina la vita da moglie sin nei minimi dettagli casalinghi e non.
Il collega nel negozio di Richard si dimostra attento, borghese e premuroso, ma è un frustrato che mette sulle finestre dei fogli dove spiega quello che farebbe a due adolescenti, che intanto vogliono sapere da Peter, il figlio più grande di Richard, chi è più brava a fare una fellatio; Peter si diletta anche con il computer facendo dei disegni al PC, alcuni un po’ curiosi; immagina che punti e virgole siano altrettante persone. L’amore fa fatica a sbocciare tra Christine e Richard, ma, tra bizzarrie, situazioni memori lontanamente di una lezione del “teatro dell’assurdo”, episodi surreali o grotteschi, dove alcuni aspetti del quotidiano sono amplificati, plasmati fino a raggiungere una loro suggestione, la vita prosegue. E in questo senso la presenza del mondo dell’arte contemporanea, che è uno degli aspetti del film, fa da cifra stilistica all’intera opera, dove sonorità e citazioni da modernariato fine anni 60 ci danno sensazioni ed emozioni. C’è tutto questo, ed anche ironia sul mondo dell’arte ed un po’ di pop art.
Interessante, gradevole, ma non incisivo e non perfettamente riuscito.
La fine ci lascia l’amaro in bocca come se non avessimo gustato ciò ci aspettavamo.

Gino Pitaro newfilm@interfree.it