Scheda film
Regia: Yorgos Lanthimos
Soggetto e Sceneggiatura: Yorgos Lanthimos e Efthymis Filippou
Fotografia: Thimios Bakatakis
Montaggio: Yorgos Mavropsaridis
Scenografie: Jacqueline Abrahams
Costumi: Sarah Blenkinsop
Irlanda/G.B./Grecia/Francia/Olanda, 2015 – Commedia/Fantascienza – Durata: 118′
Cast: Jacqueline Abrahams, Roger Ashton-Griffiths, Jessica Barden, Olivia Colman, Anthony Dougall, Sean Duggan, Colin Farrell
Uscita: 15 ottobre 2015
Distribuzione: Good Films
Love is all you need
In un prossimo futuro, le persone single, secondo le regole della città, vengono portate in un hotel in cui sono costretti a trovare un compagno con cui fare coppia in quarantacinque giorni. Se falliscono, si trasformano in bestie e vengono mandati nel bosco. In quel contesto, un uomo fugge nel bosco e si innamora di una solitaria, nonostante le regole.
Dopotutto Lanthimos ha messo in scena una storia d’amore tra un uomo e una donna, un amore proibito e osteggiato da tutta la società, i Montecchi e i Capuleti se vogliamo, come si confà ad un racconto dei più classici. E’ nel circostanziale che il regista greco ha fatto esplodere tutta la sua originalità, confezionando una storia che va ben oltre.
L’attacco principale è al conformismo scellerato della società di oggi, soprattutto nella sua declinazione più classista, che tende a dividere drasticamente la società in categorie, collegando l’accettabilità dell’individuo alla sua socialità. Il singolo non è contemplato, perché la riuscita dell’uomo, in questo futuro distopico, si incanala solo ed esclusivamente nella coppia. Non è come può sembrare una difesa indiscriminata dell’individualismo che il regista vuole sottoporci, quanto piuttosto una selvaggia condanna alla distorsione del senso di libertà come partecipazione, andando verso il polo opposto, fino ad annullarla.
Ecco che quindi la trasformazione in animale come ultima ratio rappresenta l’unico modo in cui un società caratterizzata da un controllo forzato e distorto, che tradisce il concetto di un mondo illuminista e moderno dove condivisione e libertà individuale coesistono, riesce a sostituire quell’estensione ontologica ricercata con il proprio partner, trasformandola in un’involuzione in un essere meno senziente, guidato solo dall’istinto, che però a quel punto viene considerato forse più efficace della ragione, per raggiungere il fine ultimo di accoppiarsi.
In The Lobster i dialoghi sono volutamente asettici e didascalici (esclusa la voce narrante, che invece è asettica solo nell’espressione, pur mantenendo dei contenuti piuttosto empatici, contrasto che risulta quanto mai efficace) e i personaggi sono quasi degli automi, come a voler sottolineare il paradosso che proprio la forzatura della ricerca dell’anima gemella a tutti i costi ci porta inevitabilmente verso un cinismo e un’apatia agghiaccianti e soprattutto grotteschi. E grottesco è il registro principale di tutto il lungometraggio, riuscendo così Lanthimos a ripercorrere le strade già percorse in passato da Bunuel nel cinema e Vonnegut e Houellebecq nella letteratura, spogliando l’essere umano da ogni orpello e mettendo a nudo tutti i più viscidi paradossi della sua esistenza.
Voto: 8
Mario Blaconà