Donne, uomini, ricchi e poveri, delinquenti e gentiluomini scendono e salgono dal Taxi dell’inesperto autista Panahi, raccontando tra risate e emozioni, l’Iran di oggi.
Cosi è stato commentato da Darren Aronofsky, Presidente della giuria del Festival di Berlino 2015: «Le restrizioni sono spesso fonte d’ispirazione per un autore poiché gli permettono di superare se stesso. Ma a volte le restrizioni possono essere talmente soffocanti da distruggere un progetto e spesso annientano l’anima dell’artista. Invece di lasciarsi distruggere la mente e lo spirito e di lasciarsi andare, invece di lasciarsi pervadere dalla collera e dalla frustrazione, Jafar Panahi ha scritto una lettera d’amore al cinema. Il suo film è colmo d’amore per la sua arte, la sua comunità, il suo paese e il suo pubblico…».
Simile a Abbas Kiarostami di Dieci e A Taste of Cherry, è un ritratto on the road della capitale iraniana Teheran.
Come i suoi due precedenti film, il film è stato realizzato nonostante il divieto di 20 anni di Panahi da fare film. I suoi due film precedenti erano stati girati in estrema segretezza nell’appartamento di Panahi e in una casa privata. In questo film Panahi girato all’aperto per le strade di Teheran.
La freschezza e la genialità di questo film on the road gli sono valsi l’Orso a Berlino.
Un meraviglioso e ironico film on the road, che vola con leggerezza sulla vita quotidiana e familiare a Teheran, tra film scaricati e famiglia incombente con le sue esigenze. Tanta autoironia del regista sulla sua complicata situazione personale, che anzichè mutare in tragedia si traforma in un divertente apologo della positività e della capacità di andare avanti comunque nonostante le avversità.
Panahi ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui ha promesso di continuare a fare film nonostante il divieto e ha detto “Niente può impedirmi di fare film e, a dispetto di tutte le limitazioni, la necessità di creare diventa ancora più di uno stimolo”
Vito Casale