Il protagonista del film di Krzysztof Zanussi e’ un uomo politico, l’ambasciatore polacco in Uruguay, in crisi profonda dopo la morte della moglie, che si ritrova a fare i conti con una crescente delusione nei confronti di cio’ che lo circonda. Sospetta dell’amico Oleg, vice ministro degli Affari Esteri russo; sospetta l’impiegato polacco Waldemar con la moglie russa Oksana; sospetta pure della segretaria e anche la fedelta’ della moglie defunta gli pone non pochi dubbi. Il mondo messo in scena dal regista polacco e’ privo di ideali, corrotto, ipocrita, fondato esclusivamente sul denaro e il protagonista rappresenta un appiglio alla correttezza. Tutto gia’ visto e gia’ sentito, anche con tempi e impaginazione meno televisiva, ma portato avanti con un’onesta’ di intenti che si fa voce fuori dal coro non sempre banale. Alcuni quadretti hanno l’evidenza della didascalia (l’elemosina alcolica al barbone, il salvataggio della prostituta ucraina) e ci si domanda come il protagonista sia riuscito a barcamenarsi e a mantenersi puro in un universo cosi’ avido e cinico, ma altri trasmettono un dolore sincero e comunicativo, come il bel confronto tra Victor e Oleg, la cui forza e’ dovuta anche, ma non solo, al forte carisma dei due attori (il regista Nikita Mikhalkov, una vera scoperta, e il bravissimo protagonista Zbigniew Zapasiewicz). Ma tutto il cast e’ centrato e sono soprattutto le sequenze dialogate a funzionare, in cui il confronto tra i personaggi ha modo di evidenziare caratteri ben scritti e approfonditi a dovere. Meno efficaci gli intrighi del potere, ma non sono il fulcro della visione profondamente pessimista, a tratti mortifera, comunque intima del regista.


Luca Baroncini (www.spietati.it)